Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Isvind – Gud

Questo è il black metal: se vi piace, "Gud" sarà un disco che troverà spesso il suo spazio nel vostro stereo; se, invece, lo considerate un genere minore, passate oltre ...

Isvind – Gud

Nel parlare del disco dei cubani Narbeleth, qualche giorno fa, mi ero spinto ad affermare che il black suonato dalla one man band caraibica non sembrava essere più nelle corde di gran parte delle band scandinave.

Di quella minoranza, che interpreta ancora il genere onorandone la tradizione senza che ciò appaia solo un’operazione revivalistica, troviamo gli Isvind, band dalla storia per certi versi emblematica.

Nati negli anni novanta nel pieno del fermento della scena norvegese, i nostri dettero alle stampe il loro primo e ottimo full-length, “Dark Waters Stir”, nel 1996 per poi finire in un oblio sostanzialmente durato 15 anni e interrotto dal nuovo lavoro su lunga distanza “Intet Lever”, per poi riprendere le uscite con una cadenza biennale, prima con “Daumyra” ed infine con questo Gud.

Quella che potrebbe apparire solo la reunion di musicisti volti ad accaparrarsi una delle poche fette della torta ancora disponibili, si rivela fin da subito un’operazione utile a riportare in voga in maniera appropriata quei suoni e quelle particolari scelte stilistiche da parte di chi l’epopea del genere l’ha vissuta in tempo reale.

Di fatto, gli Isvind si propongono come se i due mastermind Goblin ed Arak Drakoniiz fossero stati ibernati a fine anni ’90 per essere scongelati e rimessi in pista, senza che qualcuno si sia mai preso la briga di raccontare loro quanto è successo nel frattempo.
Il risultato è, contro ogni pronostico, davvero eccellente perché gli Isvind non “sembrano” una band novantiana ma lo sono a tutti gli effetti, pur senza possedere il pedigree e la notorietà dei nomi più famosi dell’epoca.

A meta strada tha Darkthrone ed Immortal, ma con un tratto, nei limiti, piuttosto personale, il malefico duo, oggi integrato da Skævvtroll al basso e da Slää alla batteria, spara nove brani in una quarantina di minuti che rifuggono ogni forma di evoluzione e di sperimentalismi, mettendo sul piatto solo puro e duro true black metal, di quello capace di avvincere e convincere, proprio per il suo svincolarsi dalla sensazione di stantio che accompagna puntualmente le opere di chi si limita ad una pedissequa imitazione.

L’album si snoda piacevolmente tra brani più aspri e gelidamente solenni (Spiret) ed altri che si rivelano ficcanti cavalcate black’n’roll (Daren), il tutto impreziosito dai soli elementi di modernità contemplati, ovvero la produzione e la tecnica dei musicisti, entrambe buone ed al passo con i tempi.
Questo è il black metal: se vi piace, Gud sarà un disco che troverà spesso il suo spazio nel vostro stereo; se invece lo considerate un genere minore probabilmente non sarete neppure arrivati a leggere queste righe …

 

Tracklist:
1. Flommen
2. Ordet
3. Himmelen
4. Dåren
5. Tronen
6. Boken
7. Giften
8. Hyrden
9. Spiret

Line-up:
Arak Draconiiz – Guitars,Vocals
Goblin – Guitars, Vocals
Skævvtroll – Bass
Slää – Drums

ISVIND – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Treni ad Altra Velocità – Intervista con Fabio Bertino

Una conversazione con Fabio Bertino, autore in tempi recenti di due libri in cui racconta le proprie esperienze di viaggio lungo il nostro paese, percorrendo linee secondarie o utilizzando per gli spostamenti solo i più “lenti” treni regionali.

Amarok – Resilience

La cifra compositiva degli Amarok è piuttosto personale in quanto, rispetto al più canonico sludge doom, la band californiana non teme di rallentare i ritmi fino a sfiorare un’asfissia scongiurata dal mood atmosferico e melodico che pervade buona parte di un lavoro riuscito come Resilience.

Abysskvlt – mDzod Rum

Gli Abysskvlt, con mDzod Rum, propongono un’opera di grande spessore, sia dal punto di vista spirituale che strettamente musicale, ma non si può nascondere che tali sonorità siano principalmente rivolte a chi possiede un’indole incline alla meditazione.

Silent Vigil – Hope and Despair

Se in passato il sound traeva principalmente linfa dall’insegnamento dei Daylight Dies, tutto sommato Hope and Despair è un album che si muove in continuità con quello stile, che qui viene ulteriormente ribadito dando alla fine l’auspicato seguito, sia pure con il nuovo moniker Silent Vigil, alla brusca archiviazione degli Woccon avvenuta dieci anni fa.