Primo lavoro sulla lunga distanza per i cagliaritani The Blackstones, attivi dal 2011 e con all’attivo un ep (“Distorted Reality”) uscito tre anni fa.
Dopo l’uscita del vecchio vocalist Simone Utzeri per Aaron Tolu, la band lo scorso anno ha dato inizio ai lavori per questo album omonimo, parallelamente all’attività live che li ha visti supportare nomi del calibro dei Rebel Devil (mostruoso il nuovo album) e degli storici Biohazard.
The Blacktones è un lavoro bellissimo e molto emozionale, oscuro, metallico e mastodontico, che senza ruffianeria sposa il trend del momento, ovvero amalgamare le sonorità stoner con il grunge, richiamando a se tanto dell’hard rock nato tra i sobborghi di Seattle, ma non solo.
Tra i solchi di questi dieci brani si aggira, come un fantasma tra le stanze di un castello, un’anima doom/prog settantiana, responsabile delle ritmiche mai banali, su cui sono strutturate le canzoni, specialmente quando la band frena per portarci lentamente ed inesorabilmente verso sonorità disperatamente monolitiche.
Gran lavoro del nuovo arrivato al microfono, che modella la sua voce assecondando ogni via che la musica del gruppo prende: aggressivo, rituale, teatrale, insomma perfetto in ogni passaggio, risultando un ottimo acquisto per il gruppo (spettacolare la sua performance sulla notevole She Knows).
The Blacktones vive di emozioni alternando in modo sapiente brani colmi di groove e più in linea con le classiche songs metal/stoner, ad altri dove il facile non è contemplato; il gruppo offre il meglio di sé tra bellissime parti acustiche, rabbiose accelerate, ritmiche mai banali e questa oscurità disperata che, se sviluppata in futuro, potrebbe diventare un marchio di fabbrica.
Debutto che sorprende e si avvicina alla perfezione, con una copertina in linea con la musica del combo (io l’ho trovata bellissima), buona produzione (registrato e mixato presso il V-Studio di Villy Cocco mentre per la masterizzazione la band si è affidata a Brad Boatright presso gli Audio Siege Studio a Portland) e prova sopra le righe di tutti i musicisti.
Volete dei nomi, lo so, ed allora sappiate che tra lo spartito di brani come The Storm, Distorted Reality, Memories, la già citata e magnifica She Knows e la conclusiva, rituale, For You, riecheggiano gli Alice In Chains (la band di Seattle che più si avvicina al sound del gruppo), i Tool, la pesantezza dei Down, il groove desertico dei Kyuss, contaminati dal fantasma doom/prog che ancora si aggira tra le note di questo lavoro e lo trasforma in un rito a cui non potete sfuggire.
Tracklist:
1.Intro
2.The Storm
3.Thousand Friends
4.Distorted Reality
5.Memories
6.Something About you
7.She Knows
8.I’m not here
9.To destroy
10.For You
Line-up:
Aaron Tolu – Voicals
Gianni Farci – Bass
Sergio Boi – Guitars
Maurizio Mura – Drums