Passati due anni e un ep dal loro ultimo album lungo, i Midas Fall (Elizabeth Heaton, Rowan Burn, Steven Pellatt, Chris Holland) ritornano con i dieci brani di The Menagerie Inside. Il nuovo disco, non discostandosi di molto da quanto già proposto in passato, continua il suo viaggio a cavallo tra post rock, pop e indie rock.
Il pianoforte di Push, tra lievi momenti di raccoglimento e ampie crescite, tiene con il fiato sospeso per tutta la sua durata, sciogliendosi solo di fronte al morbido accarezzare di Afterthought (l’intreccio di chitarre e batteria va presto a dar corpo al pezzo) e al determinato procedere (dentro cui si nasconde un cuore di delicatezza) di Circus Performer.
Il violino di Counting Colors, combinato con il cantato sempre dolce e curato, cerca di emozionare con la sua lieve malinconia, mentre la durezza elettrica di Low (pezzo già presente nel loro ultimo ep), cede spazio al più rilassato distendersi della luminosa The Morning Asked And I Said “No” e alle evoluzioni vocali in stile Elizabeth Fraser di Tramadol Baby.
La chitarra timida e sinuosa di Half A Mile Outside, infine, inarcandosi leggermente nella seconda parte, lascia che a chiudere siano lo schiudersi vivido di A Song Built From Scraps Of Paper e il correre e fermarsi di Holes.
Il nuovo disco dei Midas Fall, esattamente come i precedenti, risulta ben fatto, ma non riesce mai a coinvolgere ed emozionare come ci si aspetterebbe. Tutto è messo al posto giusto, ma la ripetività delle scelte sonore (le strutture molto spesso si fossilizzano su prevedibili dinamiche crescendo/diminuendo), l’ostinarsi a mettere in primo piano la voce (piuttosto che amalgamarla effettivamente con la parte strumentale) e il non riuscire a trovare la melodia che si pianta in testa fin dal primo ascolto, rendono il tutto piuttosto freddo e distaccato. Un buon disco di maniera, niente di più.
Tracklist:
01. Push
02. Afterthought
03. Circus Perfomer
04. Counting Colours
05. Low
06. The Morning Asked And I Said “No”
07. Tramadol Baby
08. Half A Mile Outside
09. A Song Built From Scraps Of Paper
10. Holes
Line-up:
Elizabeth Heaton
Rowan Burn
Steven Pellatt
Chris Holland
2 risposte
Io non sono d’accordo con qualsiasi di questa recensione . l’album è fresco e unico e Mi piace molto ascoltarla. Si può farti sentire ogni emozione al massimo. Credo che ognuno di noi ha gusti diversi .
concordo ognuno ha i propri gusti…. ciao e grazie per il commento!