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Recensione : Moon Zero – Moon Zero

Il disco ci fa scoprire definitivamente un artista fra i migliori in campo ambient, che riesce a dare alla sua visione musicale potenza e dolcezza contemporaneamente.

Secondo disco per il progetto ambient del produttore e compositore inglese Tim Garratt. In questo disco Garrattt sviluppa il discorso iniziato con i suoi precedenti ep.

La sua musica è un porre domande, dipingere situazioni ombrose ed incerte, tagliare con il rasoio di Ockham per avere davanti a sé un’opera volutamente non finita.
I droni, i giri infiniti e dilatati sono la porta per sentire la realtà con un’altra frequenza cercando di capire e non solo di ascoltare.
Infatti le canzoni di Moon Zero si possono ascoltare su diversi livelli, dal primo, più fisico, a quello più etereo e malinconico.
Le su influenze per questo disco sono state soprattutto William Basinski, Swans, Messiaen, Stars Of The Lid ed ovviamente Brian Eno.
Il disco ci fa scoprire definitivamente un artista fra i migliori in campo ambient, che riesce a dare alla sua visione musicale potenza e dolcezza contemporaneamente.
Registrato nella chiesa di St. George In The East di Shadwell a Londra, e tutto il lavoro è impreganto di domande religiose, ma anche e soprattutto del tentativo di armonizzare antico e moderno, trovando l’incontro in una musica che musica non è ma respiro vitale.
Grande ispirazione gli è infine arrivata anche dalla storia del Tamigi, portatore di soldi, dati e tanto altro.
Tutto rigorosamente analogico.

Tracklist:
1. Expanding Into The Time We Have
2. The Solipsist
3. Heritage Guilt
4. A Bevan Rotation
5. Nauru

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