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Recensione : Painted Palms – Horizons

Electro pop manierista per il secondo disco sulla lunga distanza dei Painted Palms.

Electro pop manierista per il secondo disco sulla lunga distanza dei Painted Palms.
Continua la felice unione fra il cantante Chris Prudhomme e il produttore Reese Donahue, che si scambiano numerose poste elettroniche per arrivare poi in studio con le idee sincronizzate.

L’electro pop dei Painted Palms attira molto pubblico ed è sicuramente piacevole e ben prodotto, eppure il tutto è molto manierista, troppo preciso e schematico. Strofa, ritornello hipster, strofa e finto entusiasmo di facciata che sa molto di mercato.
Cose già sentite, ma non sarebbe questo il problema perché di novità vere ne girano davvero poche, il risultato è un qualcosa di artefatto ed anche un poco noioso.
Il riferimento, che non viene nemmeno sfiorato, sono i Pet Shop Boys o band a due componenti come gli Mgmt, ma il talento e l’inventiva qui sono desaparecidos.
Si possono trovare vari momenti soddisfacenti e ben composti, anche se non è sufficiente.
I Painted Palms sono prodotti da Eric Broucek, già con LCD Soundsystem e Classixx, scelto non a caso, perché la scena di riferimento è quella che è effettivamente scomparsa senza molto clamore da un po’ di tempo.
Disco noioso, che piacerà a chi non vuole impegnarsi troppo nell’elettronica vera, ma vuol tenere un piede sul dancefloor e l’altro in scarpe del cazzo che, quando piove, giustamente rischi la polmonite.

Tracklist:
1. Refractor
2. Contact
3. Gemini
4. Glaciers
5. Echoes
6. Control
7. Disintegrate
8. Waterfall
9. Painkiller
10 Tracers

Line-up:
Chris Prudhomme – Voce
Reese Donnahue – Musica

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