Un libro quello di Catherine Coquery-Vidrovitch, professore all’Università Paris-VII ed una delle più note specialiste del mondo africano, ben scritto e scorrevole ricco di dati e informazioni nonostante la brevità.
Il testo è diviso in modo metodologico in vari capitoli che analizzano, seppur brevemente, vari argomenti partendo dalla preistoria, analizzando l’ambiente e i vari popoli, il periodo della schiavitù, l’epoca coloniale, la decolonizzazione arrivando fino all’indipendenza.
Il libro, a mio parere, è un’accurata sintesi sugli avvenimenti principali che hanno caratterizzato la storia africana, dove sicuramente le basi delle tesi dell’autrice si rifanno ai cosiddetti studi post-coloniali in Africa e per questo mettono in luce tutti i pregiudizi e luoghi comuni che hanno influenzato l’opinione pubblica indottrinata da anni di pensiero e punti di vista eurocentristi.
“…la prima metà del Novecento ,fu caratterizzata dal razzismo, diventato puro pregiudizio dal momento in cui i progressi della genetica negli anni Venti avevano dimostrato che la specie umana era unica. La convinzione di una differenza tra le razze purtroppo è continuata a esistere anche in seguito: ad esempio il programma di geografia delle scuole medie francesi ancora negli anni Sessanta invitava allo studio delle tre grandi razze, sopratutto a proposito dell’Africa; l’invito sarebbe scomparso dai programmi soltanto nel 1971.”
La parte più significativa ed interessante riguarda l’analisi sulla schiavitù africana. Secondo l’autrice le conseguenze della tratta Atlantica verso le Americhe e delle altre tratte interne verso l’Oceano Indiano e l’Asia e verso il Mediterraneo, attraverso il Sahara, hanno avuto effetti consistenti dal punto di vista demografico e rappresentano senz’altro una motivazione del rallentamento del progresso africano.
“…I risultati concordano: furono deportati in America e nei Caraibi circa 11 milioni di schiavi ….. 4,6 lo furono dai portoghesi, 2,6 dagli inglesi, 1,6 dagli spagnoli e 1,2 dai francesi. Nel corso del Settecento furono trattati 4,8 milioni di schiavi (dunque poco meno della metà) e 2,6 milioni, cioè quasi il 30% del totale, dal 1801 fino ad almeno il 1866 (soprattutto direttamente dall’Africa verso il Brasile) … per le altre tratte … alcuni storici hanno proposto …. in dieci secoli (dal X al XX), tra i 5 e i 10 milioni di schiavi avrebbero attraversato il Sahara in direzione del Mediterraneo; un milione e mezzo sarebbe morto per strada.
Le cifre sarebbero più basse per le tratte dell’Oceano Indiano (dell’ordine di 5 o 6 milioni) ma, a differenza del resto dell’Africa, la schiavitù delle piantagioni fu ampiamente praticata nel XIX secolo a Zanzibar e lungo le coste africane.”