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Recensione : Armonite – The Sun Is New Each Day

L'album brilla per una non così scontata linearità compositiva, grazie a musicisti che esibiscono la loro tecnica senza perdere mai di vista lo sviluppo melodico di ogni singolo brano.

A 15 anni dalla prima e unica prova discografica, la coppia di musicisti formata da Jacopo Bigi e Paolo Fosso rimette in pista il progetto Armonite con questo gradevolissimo ritorno intitolato The Sun Is New Each Day .

Otto brani strumentali di matrice essenzialmente prog, dominati dal violino di Bigi e dalle tastiere di Fosso, scorrono in maniera fluida e piacevole collocandosi su un piano ben diverso rispetto a certe cervellotiche espressioni del genere che vengono talvolta offerte.
Ogni traccia, infatti, si avvale di linee melodiche ben precise lungo le qualità si snoda tutta l’abilità strumentale del duo, coadiuvato peraltro da musicisti di peso quali Colin Edwin (Porcupine Tree) al basso e Jasper Barendregt alla batteria.
Evidentemente il ruolo assunto dal violino crea più di un rimando a tutte quelle band che nel passato gli hanno affidato un ruolo da protagonista nell’economia del proprio sound; ecco quindi che riferimenti nobili quali Kansas, Gentle Giant e King Crimson (epoca David Cross) per il prog, o Mahavishnu Orchestra per la fusion, oltre a tutti coloro che hanno utilizzato lo strumento di Paganini per tessere partiture folk, si affacciano di volta in volta evocati dal tocco coinvolgente di Bigi, sempre ben coadiuvato dal proprio sodale alle tastiere.
Non c’è dubbio che, almeno per gusto personale, il sound subisce fortissime impennate allorché si riveste di una certa solennità che può richiamare alla memoria proprio la creatura di McLaughlin, come avviene a tratti nell’accoppiata Slippery Slope / Satellites.
Ma in generale l’album brilla per una non così scontata linearità compositiva, grazie a musicisti che esibiscono la loro tecnica senza perdere mai di vista lo sviluppo melodico di ogni singolo brano, rendendolo nell’insieme tutt’altro che pesante e potenzialmente apprezzabile da diverse fasce di ascoltatori.
Si passa così dai ritmi allegri di Insert Coin alla malinconia crepuscolare di una magnifica Le temps qui fait ta rose, senza dimenticare la robustezza prog metal dell’opener Suitcase War e il piacevole omaggio alla soundtrack di “Neverending Story” con la conclusiva Bastian’s Happy Flight.
Proprio il sentore cinematografico che si stende in maniera uniforme lungo l’intero album è forse la caratteristica più peculiare, capace di rendere mai così scorrevole e fruibile un album interamente strumentale. Un ritorno, tra i tanti che caratterizzano band più o meno misconosciute, finalmente utile e, ci si augura, foriero di ulteriori sviluppi in tempi un po’ meno dilatati …

Tracklist:
1.Suitcase war
2.Connect Four
3.’G’ as in Gears
4.Sandstorm
5.Slippery Slope
6.Satellites
7.Die Grauen Herren
8.Le temps qui fait ta rose
9.Insert Coin
10. Bastian’s Happy Flight

Line-up:
Jacopo Bigi – electric violin
Paolo Fosso – keyboards,
Colin Edwin – bass
Jasper Barendregt – drums

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