Un tempo, sembra un millennio fa, in Italia c’era la politica e, sia pur in una democrazia bloccata, c’erano due partiti contrapposti e ben distinguibili fra loro la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista.
I due partiti di massa, ma anche le formazioni più piccole, candidavano nelle proprie liste un certo numero di candidati contraddistinti da un numero e l’elettore era libero di scegliere chi meglio gli sembrava.
Un giorno però i grandi soloni della nostra beneamata repubblica decisero che questo sistema era antiquato, che creava frammentazione e che quindi bisognava passare al maggioritario.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, due schieramenti praticamente identici che presentano liste bloccate al quale l’elettore può solo dare il proprio benestare.
Mi si perdoni questa “tirata” politica ma mi sembrava particolarmente adatta per introdurre questo scintillante film della premiata ditta Franchi/Ingrassia nel quale viene profusa a piene mani una satira sulle istituzioni che nell’anno del signore 2015 non sarebbe neppure lontanamente pensabile né tantomeno realizzabile.
Franco Franchini (Franco Franchi) e Francesco Grassiani (Ciccio Ingrassia) abitano nello stesso stabile e lavorano entrambi nello stesso ministero, ma se Ciccio è un dirigente Franco non è che un usciere.
I due sono inoltre legati da un rapporto di parentela acquisita in quanto Franchi ha spostato la sorella di Ingrassia, Rita (Franca Maria Giardina).
Tra i due regna un rapporto piuttosto conflittuale in quanto Ciccio non manca di far pesare a Franco il suo grado di superiorità sociale, ma quest’ultimo si vendica seminando zizzania con la moglie, la collerica Rosa (Gabriella Giorgelli).
Bellissima la scena nella quale Ingrassia si reca in chiesa e da dietro il crocefisso Franchi fa la voce di Gesù e gli intima un diverso comportamento nei confronti del prossimo soprattutto se si tratta di un usciere, in questo spezzone l’ineffabile Franco indossa una giacca di pelle nera simil chiodo da antologia.
Ma una novità sconvolge la vita del dirigente Grassiani, sarà candidato alle prossime elezioni nelle liste della Democrazia Cristiana con il numero 23.
Visto il suo scarso appeal nei confronti del vicinato chiede al Franchini di aiutarlo nella campagna elettorale, questo sia pur riluttante sembra essere disponibile.
Ma all’uscita dal lavoro Franco viene rapito e caricato a forza su di una macchina, sembra essere stato sequestrato da una setta ma si tratta invece di uomini del PCI che lo vogliono candidare in contrapposizione con Ciccio.
In prima battuta il nostro è dubbioso in quanto cattolico praticante ma i compagni lo rassicurano, sarà candidato come indipendente e correrà con il numero 28.
Tornati a casa i due e le rispettive consorti stanno cenando assieme quando Franchi annuncia la sua possibile candidatura, la moglie di Ingrassia lo sbeffeggia suscitando l’ira della sorella di Ciccio che intima la marito di presentarsi alle elezioni, la conversazione presto degenera e si trasforma in un fitto lancio di piatti e cibo.
Un’altra gustosissima scena è quella nella quale due auto microfonate dei due diversi schieramenti si scontrano ad un incrocio, la discussione subito molto animata, si trasforma presto in rissa mentre dai megafoni di entrambe vengono scanditi slogan quali “concordia tra gli italiani” e “pace nel mondo”.
Ciccio con uno stratagemma ruba il discorso che dovrebbe tenere Franco, ma quest’ultimo se ne accorge e lo fa chiamare dal capo di gabinetto (Paolo Carlini) così da potersi introdurre nel suo ufficio e riprenderselo, per errore però fa suo quello di Ciccio.
I due tengono così i rispettivi comizi a quello di Franchi è presente un giovane Lino Banfi), le parole dei rispettivi discorsi sono talmente simili e demagogiche che finiscono per confondersi creando sgomento nei dirigenti dei rispettivi partiti.
La perla finale i due candidati la forniscono alla fine delle loro declamazioni quando invitano a votare per l’opposto schieramento.
Cominciano così i sabotaggi del’uno nei confronti dell’altro, comincia Franco che prima telefona al comitato elettorale della DC e, imitando la voce di Ciccio, dice loro che sono degli emeriti stronzi e dopo, nascosto fra gli alberi, lancia con una cerbottana polvere per far starnutire ad un comizio di Ingrassia.
La vendetta del rivale però non si fa attendere ed avviene nel corso di una tribuna elettorale nella quale il PCI presenta il suo candidato Franchini, un giornalista del Popolo spruzza infatti un a polvere che costringe tutti i presenti a grattarsi furiosamente.
Ma arriva il giorno del voto, Franco saluta il comitato elettorale a pugno chiuso!
Gli scrutini dicono che Franchi è stato eletto mentre Ingrassia risulta il primo dei non eletti nella sua lista.
Franco e la moglie vanno così in visita al piano di sopra per festeggiare con spumante e bigné, ma la consorte di Ciccio non tollera affatto la loro gioia e l’incontro si tramuta in scontro con il classico lancio assortito di vettovaglie.
Ma arriva una notizia inattesa,un candidato eletto nelle liste della DC è morto improvvisamente ciò fa si che anche Grassiani prenda posto in parlamento.
Il film si conclude con il sopraccitato capo di gabinetto che aveva precedentemente giurato che si sarebbe fatto missionario se Ciccio fosse stato eletto che, dovendo mantenere la promessa, ha indossato il saio e sta partendo per l’Africa.
Come al solito, ma forse non ci sarebbe neppure bisogno di rimarcarlo, la coppia Franchi/Ingrassia funziona a meraviglia e dà vita ad una pellicola gustosissima che avrò visto almeno una decina di volte ma che rivedrei oggi stesso.
La ciliegina sulla torta la mettono le splendide musiche di Piero Umiliani.
Italia 1968
Regia di Giovanni Grimaldi
con F.Franchi, C.Ingrassia, G.Giorgelli, F.M.Giardina, P.Carlini