Un disco commovente, un’arma pericolosissima ma dagli angoli spuntati, in modo da non sembrare pericolosa fino a che non ti trafigge il cuore.
Secondo disco per questa band di Detroit che sta diventando il miglior gruppo attuale di new wave al mondo, senza esagerare. Il cielo è grigio sopra i Protomartyr, ma è ancora peggio al piano di sotto, dove si consumano le peggio nefandezze, ed il diavolo si sente più a casa sulla terra che all’inferno.
Al primo ascolto si pensa che siano provenienti dalla terra di Albione, mentre invece sono nati nel regno di Mammona, l’America che tutto compra o spiana.
In The Agent Intellect le cose sono descritte come sono, con uno slancio all’indietro dovuto alla caduta che tutti insieme stiamo compiendo in quel senso, mascherandola da progresso.
La musica dei Protomartyr ha un sentire non comune, un’empatia fortissima, che solo con i Bauhaus o i Joy Division mi è capitato di sentire. Il cantante Joe Casey è di rara bravura, e riesce a rendere al meglio con la sua voce in stile Curtis.
Il gruppo suona molto bene con diverse soluzioni stilistiche, tutte abbastanza retrò ed estremamente godibili.
Questa nuova uscita conferma ed alza l’asticella rispetto a quanto sentito con Under Colour Of Official Right, anche se qui tutto è più dolce in apparenza e meno brutale rispetto all’esordio, ma la grande bruttezza di questa vita viene presto fuori, forse ancora più pesantemente di prima.
Narrare così il mondo moderno è persino dolce, la musica dei Protomartyr è molto affascinante e il declino diventa un triclivio.
Tracklist:
1. The Devil in His Youth
2. Cowards Starve
3. I Forgive You
4. Boyce or Boice
5. Pontiac 87
6. Uncle Mother’s
7. Dope Cloud
8. The Hermit
9. Clandestine Time
10. Why Does It Shake?
11. Ellen
12. Feast of Stephen
Line–up:
Alex
Greg
Joe
Scott