Il primo full length dei Cardboard Swords, ennesima band emo sbucata dal midwest americano, ha forse un’unica pecca, quella di non muoversi un centimetro da sonorità già largamente esplorate da un movimento di gruppi, americani in primis, che dai primi ’90 in poi hanno sfoderato quelli che sono in fondo i pilastri del genere (American Football, Promise Ring, Van Pelt, Texas is the Reason, etc).
Forse fa ben più rabbia il fatto che questo si riveli poi un bel disco, sicuramente esente da pezzi che da soli ne valgano l’intero prezzo, ma comunque perfettamente in linea di continuità e coerenza dal sound che l’emo ha in larga scala assunto a questo novembre 2015.
Semplificando, questo disco è perfettamente sintonizzato al sound della sua etichetta, la Count Your Lucky Stars di Fenton, Michigan, label che annovera band dal suono più che affine a questi Cardboard Swords, un emo con dirette radici nello slo-core e dai toni languidi ma espressamente depressivi. Vengono in mente gli Empire! Empire! per non dire che so, qualche eco di Castevet o cose più paracule alla Great Big Pile of Leaves. I pezzi più belli (l’iniziale (s)he Said, Brian’s Song, A Year From Now e I Swear I’m Usually Pretty Good At This), sono arazzi ben intelaiati di guitar sound cristallino e drumming leggero e di contorno, mentre delude la voce, aggraziata e ammiccante da far venire il diabete, come quando vedi due limonare per tre quarti d’ora su una panchina. Il tutto risulta quindi troppo congegnato ad hoc, a rappresentare il clima desolato della provincia e lo spleen dei 15 anni, da sempre temi prediletti dai gruppi di questa ventennale ondata.
TRACKLIST
1.(S)He Said
2.Brian’s Song
3.Flannel
4.Exit 47A
5.Cardigan
6.Your Dad is Kirk Hammet?
7.A Year From Now
8.Nickels
9.I Swear I’m Usually Pretty Good at This
10.Remnants
THE CARDBOARD SWORDS – Facebook
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