Il nuovo anno mette alla luce l’ultimo lavoro discografico di Fabrizio Savino, Gemini. Si tratta del terzo album a nome del giovane chitarrista barese dopo l’esordio del 2009 con ‘Metropolitan Prints’ ed ‘Aram’ del 2012.
A differenza dei due lavori passati, in Gemini, Savino affronta l’importante prova del guitar trio: questa scarnificazione espressiva si riverbera ovviamente non solo nel concept dell’intero lavoro, ma soprattutto nell’approccio alla composizione ed alla esecuzione dei brani. Questa volontà di minimalismo, di riduzione, è sicuramente frutto di un ulteriore passo avanti nel percorso di maturazione artistica, tecnica ed espressiva, tutto ciò risulta nettamente percepibile dall’ascolto del disco. Abbandonati il quintetto ed il quartetto, nei quali spiccavano le collaborazioni con Raffaele Casarano, Luca Aquino ed Enrico Zanisi, Fabrizio Savino in Gemini, si affida alla collaborazione di due ottimi musicisti, modificando in parte la sezione ritmica che fino ad ora lo aveva accompagnato, Luca Alemanno al contrabbasso e Gianlivio Liberti alla batteria.
Fabrizio Savino in questo lavoro mostra una crescita significativa notevole, attestandosi e disegnandosi uno spazio tutto suo e di rilievo nel panorama dei chitarristi jazz in Italia. Il suo stile si è ormai maturato ed ha preso una direzione ben precisa, con richiami del passato ai maestri di questo strumento ma sguardo dritto verso il futuro; tutto centrifugato dal proprio sentimento per metter fuori e costruirsi un proprio e ben distinto lessico. Citazioni colte di risonanze riconoscibili sia nel puro suono dello strumento, che nel fraseggio o nella cifra espressiva: Pat Metheny e John Scofield su tutti, ma anche Kurt Rosenwinkel, ciò è inevitabile, ho colto comunque anche altre ispirazioni come quelle di Toninho Horta, Pat Martino e Steve Kahn per esempio. Frasi lunghe ma mai ripetitive, scontate, improvvisazioni misurate ma mai eccessive, l’uso di un linguaggio corretto e non corrotto dalla ricerca della facile risultato.
L’inserimento della voce a doppiare le frasi della chitarra, quasi a diventarne il suo naturale duplice, impreziosiscono ancora più l’intero lavoro e sono una piacevole sorpresa. La ricerca di un suono quanto più puro possibile, scevro da inutili orpelli elettronici ingigantisce la ricerca di una propria sonorità, cosa davvero difficoltosa per un chitarrista, in questo Fabrizio oltre che grazie alla sua naturale espressività e fantasia è aiutato da un eccellente strumento, la Savino Guitar, prodotta artigianalmente da suo fratello, il liutaio barese, Francesco Savino. Dal punto di vista compositivo, i brani denotano una solidità elevata, i temi non sono mai fini a se stessi, la scrittura è scorrevole, piacevole e veloce, l’ascolto mai monotono e l’attenzione è sempre viva. Il tono intimo o forse meglio dire intimistico dell’intero lavoro è molto evidente ed è ovviamente esaltato dalla scelta della forma trio, gli interpreti sono fusi in maniera bilanciata e l’interplay è evidente. Unica piccola critica che si può muovere, è forse il numero eccessivo di brani che rende il disco un po’ troppo lungo, ma conoscendo Fabrizio Savino, ciò è dovuto chiaramente alla sua generosità, del resto se si crede di avere qualcosa da dire, perché non farlo?
Al contrabbasso spicca l’ormai fido compagno Luca Alemanno, giovanissimo talento salentino, che a trent’anni ancora non compiuti vanta già collaborazioni importantissime in Italia ed all’estero, essendo membro effettivo dei combo di Fabrizio Bosso, Nicola Conte, Stanley Jordan, Michael Rosen. Luca Alemanno, è stato tra l’altro selezionato e scelto da pochissimo da Herbie Hancock e Wayne Shorter per fare ingresso al prestigiosissimo Thelonious Monk Institute di Los Angeles. Il suono di Luca è quello di un musicista ormai completo, maturo, in questo lavoro asseconda in maniera esemplare il suono del leader, senza mai eccedere, senza mai rendersi protagonista, senza mai sovrapporsi, anzi al contrario offre continui spunti di dialogo. I suoi assoli sono misurati e conservano la potenza espressiva tipica della semplicità, il suono legnoso del suo strumento è elegante e robusto al tempo stesso. Luca Alemanno, riesce a calarsi in maniera perfetta nella logica del progetto, è qui che si denota la sua completa maturazione di sideman di altissimo livello: riesce a dare infatti il meglio di sé stesso in qualsivoglia situazione venga calato, dalle roventi session di hardbop fino a prove eteree e delicate come queste, offrendo e mettendo a disposizione dell’espressività dell’intero progetto, tutto il suo talento.
Gianlivio Liberti è un batterista raffinato, il suo è un drumming multiforme, frutto di una esperienza formativa tra le più composite e degli incontri con grandi maestri quali Elvin Jones, Gene Jackson, Bobby Duhram, Billy Drummond, Roberto Gatto, Massimo Manzi, Ettore Fioravanti e delle collaborazioni con molti fra gli interpreti più importanti di questo genere, italiani e stranieri. Il suo approccio allo strumento di tipo melodico, è forse dovuto anche alla sua genesi artistica che è quella di pianista e del relativo studio dell’armonia. In questo disco questa poliedricità si esalta ulteriormente grazie al materiale sonoro che gli viene sottoposto. La sua interpretazione è davvero riuscita, i suoi dialoghi con i compagni sono costanti, la sua presenza è continua, discreta e non sovrasta mai, questa è sicuramente una caratteristica difficile da ritrovare. Il suo strumento usa un glossario moderno, contemporaneo, il suo timing è preciso, persistente, ed aggiunge un ingrediente fondamentale a tutto il lavoro. L’orientamento di tipo improvvisativo tipico del suo modo di suonare, è dovuto al fatto che Gianlivio Liberti ama confrontarsi con l’altro e dagli incontri con tantissimi musicisti trae la linfa per arricchire il suo bagaglio conoscitivo ed i molteplici progetti nei quale è coinvolto e richiesto.
Gemini è un progetto ben riuscito, genuino, ti parla di musica, di emozioni, direttamente e senza troppi giri di parole, ma abbisogna di un ascolto ripetuto per essere colto in tutta la sua interezza. Da citare senz’altro su tutti, comunque, alcuni episodi di questo viaggio sonoro: il brano di apertura Opposing Thoughts, una onirica ballad dal sapore vagamente methenyano e la introspettiva solitudine di Sighing, in cui vengono fuori tutto il cuore la tecnica di un ispiratissimo Savino.
TRACKLIST
01. Opposing Thoughts
02. Gemini
03. When Your Eyes Behold
04. Emptied
05. Everything Flows
06. Sighing
07. Leggero
08. The Inception And The End
09. Speaking Of Love
10. The Visionar Seer
LINE-UP
Fabrizio Savino – Guitar, Voice
Luca Alemanno – Double Bass
Gianlivio Liberti – Drums