Album d’esordio per i tedeschi The Fog, band che ci scaraventa indietro nel tempo, andando a rivangare le forme di death doom più grezze e dirette e riportando alla memoria gentaglia pericolosa e poco incline a morbidezze come furono gli Winter.
Detto questo, in fondo resta poco altro da aggiungere, se non che Perpetual Blackness non è affatto indicato a chi predilige le declinazioni più melodiche del genere.
Essenziale, brutale e scorretto, il lavoro dei The Fog esercita un suo fascino ancestrale ma difficilmente il suo scarno incedere potrà fare troppi proseliti.
Sono effettivamente godibili le improvvise accelerazioni che, innestate su un tessuto morboso, possiedono l’effetto di provocare un furioso headbanging, però il talento compositivo di Asphyx e Morgoth, tanto per citare altri dei nomi ai quali i nostri vengono accostati in sede di presentazione, risulta tutt’altra cosa.
La varietà compositiva in queste lande è qualcosa di sconosciuto, e una manciata di riff azzeccati non basta a rendere avvincente un disco in cui il piatto rantolo di V. Lord non contribuisce ad elevarne il livello.
Sentito un pezzo, sentiti tutti: se poi quel pezzo non è neppure indimenticabile traete voi le conclusioni: l’album dei The Fog potrebbe essere comunque apprezzato dai fans del death più oltranzista, i quali forse troveranno quei motivi d’interesse che un appassionato di doom incline alla malinconia come il sottoscritto fatica ad intravedere.
Tracklist:
1.Inaneness
2.Crawling Doom
3.Entropy Pillars
4.Creeping Lunacy
5.Gloom Shoals
6.Perpetual Blackness
7.Grievous Scourge
Line-up:
C.C. Defiler – Bass
Avenger – Drums
V. Lord – Vocals, Guitars