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Recensione : Nada – L’amore Devi Seguirlo

Se, come a volte capita anche con successo, si abbia voglia comunque di esprimere uno stato d’animo con forme musicali semplici, grezze e anche sgarbate, con l’ultimo lavoro Nada ce ne dà una dimostrazione sincera.

Se, come a volte capita anche con successo, si abbia voglia comunque di esprimere uno stato d’animo con forme musicali semplici, grezze e anche sgarbate, con l’ultimo lavoro (L’amore devi seguirlo, dal 15 gennaio uscito per Santeria, etichetta discografica indipendente fiorentina) Nada ce ne dà una dimostrazione sincera, come indubbiamente veri e sentiti i temi che sembrano uscire fuori da una stagione svernata in una isolata casa al mare.

Ed è proprio da qui, affacciata ad una finestra “sporca” di fumo e di mare, che la voce rock per antonomasia del panorama italiano torna a sperimentare un nuovo suo rinnovamento, questa volta nella forme di un lavoro artigianale. Se nel lavoro precedente (Occupo poco spazio) fiati e archi hanno arricchito coralmente il tutto ricavandosi un ruolo non secondario, qui appare evidente la volontà di far emergere soprattutto il (bisogno del) racconto, a volte sussurrato e a volte invece urlato, piuttosto che il corpo musicale, relegato ad una rudimentalità semplice e non sempre pienamente compiuta.

Con la sua mescolanza lessicale di leggerezza e passioni viscerali, Nada è uscita da quella casa, ha abbandonato quella riva e, di nuovo tra noi, (ci) ha ricordato le nostre paure e le nostre gioie, gli errori ed i tormenti in una storia d’amore ma anche la certezza di un approdo in essa, i mali di un’attualità mai nuova nel riverberare le lacune di sé stessa, i pasticcioni dalle buone intenzioni naufragate in gesti sconsiderati. Un’uscita di corsa la sua si direbbe, se ne riconosce la sua andatura indomita e combattiva, e nel cammino qualche inciampo, una ripetizione di troppo ma anche una certa tenerezza e premura di donna e compagna.

Siamo di certo all’oggi, Nada è anche questa menestrella moderna, sulla scia dei suoi lavori letterari e grazie anche alla scuola di Piero Ciampi e di un certo minimalismo stilistico, icona ispiratrice della scena musicale “indipendente”, ma poi si ascolta Non sputarmi in faccia e quel cammino diventa un meraviglioso salto indietro nei sixties, alla Swinging London, a quel dondolio culturale e pop, ai poster e ai vinili, ai Beatles e quel “pulcino del Gabbro” appena quindicenne e del freddo che faceva.

Tracklist:
1. Aprite la città
2. Una pioggia di sale
3. La canzone dell’amore
4. Finché tu vorrai
5. Non sputarmi in faccia
6. L’estate sul mare
7. Non capisci più
8. La bestia
9. Ballata triste
10. All’aria aperta

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