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Recensione : Lucyfer Sam – Lucyfer Sam

Il miglior album che abbia ascoltato da quando è cominciato il 2016

Che la scuola del garage-punk italiano sia sempre stata florida e non abbia praticamente mai dovuto invidiare quelle straniere è cosa risaputa (a tal proposito vi consiglio, se ancora non lo avete, lo splendido Eighties Colours, vero e proprio compendio sulla scena neo-sixties nostrana).

Quella fiamma che rese grandi nomi come Sick Rose e Pikes in Panic non si è certo spenta con il trascorrere degli anni ma ha anzi dato vita ad altrettanto valide formazioni. Tra queste vanno citate obbligatoriamente gli sporchi e scorretti punk-rockers Killer Klown (ricordo due date da noi organizzate nelle quali i nostri diedero il “meglio” di loro stessi) ed i grandissimi garage/surfers Ray Daytona & the Googoobombos. Ebbene, due membri per ognuna di queste storiche band si sono uniti per dar vita a questo sublime super-gruppo, ed assieme ad un altro losco personaggio come il batterista Tony Rathskeller (che oltre a suonare con i suoi Rathskellers sei è recentemente unito a quel pazzo di Mike Spenser, anima e cuore dei mitici Cannibals) hanno inciso questo splendido disco. I Lucyfer Sam però non sono una band garage o surf ma un combo di rock’n’roll lercio e pericoloso, dall’attitudine ubriaca e dai suoni urticanti. Tanto è bello questo album che non avrebbe senso indicare una canzone o l’altra per farne capire la grandezza ed ho quindi deciso che, a costo di annoiarvi, analizzerò il disco in questione in tutta la sua interezza. Partiamo ovviamente dal lato A (questa raccolta esce solo in versione vinilica); il primo pezzo è Black Prisoner, un insano connubio fra i Cramps ed i Rolling Stones più ipnotici, in poche parole una vera e propria delizia, lo segue Snake, che sembra estratto da uno dei primi album di Nick Cave & the Bad Seeeds (quelli più urticanti e meno cantautorali); Song For A GooGoo è un brano punk che deve tanto al blues (o il contrario fate voi), Jungle è sempre musica del diavolo ma sofferta e dolente e dal pathos delirante, mentre Moon Of The Undead è un rock’n’roll malato suonato con spirito settantasettino e che evoca nuovamente la band del duo Lux Interior/Poison Ivy quanto i Meteors, chiude la facciata The Boy Fears The Devil, canzone che mixa influenze del Tom Waits più selvatico ed i Pogues più riflessivi, lo so che sembra difficile da comprendere ma ascoltatela e vedrete che la mia descrizione non è poi così astrusa.
Giriamo facciata e ascoltiamo il lato B che si apre con Love Is Just A Fever, un pezzo swing con tanto di coretti femminili ma cantato con una voce che sembra provenire da una caverna, segue Screwing Dead, un punk-blues degno del miglior Jon Spencer o dei Chrome Cranks e con tanto di sax straziante tipicamente stoogesiano; Loooking For Love torna sui ritmi lenti e sofferti già ascoltati sul lato A ed è un pezzo ispiratissimo, All The Colors Of Your Love è un altro brano crampsiano di grande e ipnotico rock’n’roll, chiude il tutto la scanzonata ma minacciosa filastrocca Two Pachucos, Satan And Me, una favola sonora non esattamente adatta ai bambini.
Se c’è una cosa che amo, a differenza di molti ai quali si chiede forzatamente di compilarle, sono le playlist di fine d’anno, sono sempre molto curioso di sapere quali sono i dischi che più sono piaciuti ai vari appassionati di rock’n’roll ed ovviamente spero di incuriosire chi legge la mia. Ebbene nella mia lista degli album preferiti del 2016 i posti sono da oggi solo nove in quanto uno sarà certamente occupato da questo bellissimo esordio dei Lucyfer Sam, sperando che i componenti della band vogliano dare un seguito a cotanta malata magnificenza.

TRACKLIST
1) Black Prisoner
2) Snake
3) Song For A Googoo
4) Jungle
5) Moon Of The Undead
6) The Boy Who Fears The Devil
7) Love Is Just A Fever
8) Screwing Dead
9) Looking For Love
10) All The Colors Of Your Love
11) Two Pachucos, Satan and Me

LINE-UP
Ray Daytona – Guitar
Rosie – Vocals and Bass
Rev.Jungle – Vocals
She-Hellcat – Vocals and Farfisa
Tony Rathskeller – Drums

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