Una settimana. L’ultima, per l’umanità. Si prospetta una brutta pioggia, c’è da averne addirittura paura.
Perché con questo scirocco infernale sembra che l’umanità abbia perso il lume della ragione.
Sette giorni, sette storie. Lo sfondo sul quale si espleta una follia cieca, violentissima, letale, è la città di
Sassari. E, precisamente, un quartiere sembra essere stato preso d’assalto dal diavolo in persona: gli uomini, infatti, commettono atrocità inimmaginabili, senza quasi percepire il senso e le conseguenze delle proprie azioni, quasi che fossero del tutto normali. Ma soprattutto, sembra che nessuno si aspetti ripercussioni. Cosa accadrà quando lo scirocco lascerà il posto alla pioggia? “Per caso non succede nulla. Nemmeno lo scirocco soffia per caso. Neppure quello.”
L’unico che sembra percepire la nota stridente, la straordinarietà di questa settimana, è il ricercatore Arturo Zanon. In laboratorio gli hanno affidato l’analisi di un frammento di un materiale sconosciuto.
Un materiale che sembra organico, nero, in grado di espandersi, assorbire acqua e moltiplicarsi. Quasi fosse un essere a sé, dotato di intelligenza. Quasi come se non fosse stato prelevato dalla pancia di una paziente. Non è composto da cellule tumorali: è qualcosa di assolutamente nuovo e stupefacente, che ha contagiato molti infermieri, medici e pazienti. Non si sa per quali vie si sia trasmesso, quale sia la sua composizione, la sua natura e, soprattutto, le conseguenze che comporta. Nulla di buono ci si può aspettare da un simile e misterioso materiale, soprattutto quando lo scirocco (“lo scirocco è un diavolo che corre. Corre e sta cercando. Lo scirocco ti cerca e poi, appena ti trova, ti tira un corvo addosso”) spazza via la ragione e portando una ventata di pura follia che cala, inesorabilmente, su tutti.
La televisione non fa che annunciare tragedie, per lo più familiari, strazianti, inumane. I telegiornali avvisano che sta per piovere e “sembra che mette pioggia. Ma dal cielo non scende nulla. Manco una maledizione.”
Zanon fa strani sogni: immagina cose che non aveva mai avuto il coraggio di pensare, sogni che sconvolgono la sua mente e lo portano a concepire cose e azioni a dir poco agghiaccianti. Ma non si dice che i sogni son desideri?
Mette Pioggia: un romanzo dotato di una forza straordinaria, che riesce ad avere un impatto clamorosamente disturbante nel lettore, raccontando l’ultima settimana dell’umanità. La settimana più sanguinosa e sconvolgente che la Terra ha mai dovuto sopportare. Una settimana in cui il tempo si dilata, si allunga e si accorcia per il sommo scopo del racconto: “il tempo passa e succede sempre qualcosa. Cioè non puoi illuderti che il tempo passa e non succede niente. Perché se la vedi così sei già fregato. Lui passa, zitto zitto passa e comunque c’ha ragione lui e comunque a un certo punto ti prende di mira e comunque non c’è molto da fare. Tu credi che ci puoi fare qualcosa e ti fai un culo così tutto il giorno per costruire disfare rimettere in piedi eccetera e invece poi comanda lui, arriva prende lascia mette sistema distrugge.”
L’autore da libero sfogo ai pensieri allucinati dei protagonisti: nel primo racconto possiamo leggere la storia di una famiglia, di un padre che pensa “la testa di mio figlio era malata e portava sfortuna a tutti. Doveva sparire ma non la potevo sotterrare. Perché sottoterra quella testa fa solo malattia. Io sono forte. L’ho mangiata io perché sono forte. L’ho mangiata io perché sono forte. E adesso la malattia è passata. E anche la sfortuna. Il muto ha detto così.”
E ancora, una bambino terrorizzato da se stesso e da oscure presenze arriva a pensare che “se ti guardi per un po’ allo specchio, se ti fissi bene e non pensi, se lo fai, a un certo punto vedi Satana. Ha la tua faccia. E gli occhi sono neri. Due buchi neri. Satana se ne sta dentro lo specchio quanto gli pare, poi esce fuori. La sua faccia è bella come quella di Gesù. Satana è un Gesù che si mette a ridere. Ride come i cattivi dei film. Pure lui. E allora ho ancora più paura.”
Mette Pioggia di Gianni Tetti, per Neo Edizioni, ha lo stesso effetto di un dardo infuocato che brucia in maniera devastante, in un crescendo esaltato ed esasperante. Mette Pioggia si conficca dritto nella mente del lettore, lasciandolo attonito ad assistere a uno spettacolo mai visto prima, che mai nessuno potrebbe immaginare come realizzabile.
Con la sua prosa schietta, priva di dolcificanti, Gianni Tetti orchestra un coro di voci spaventosamente crudeli, riuscendo a far riecheggiare la portata di quel male con una forza e un efficacia assolutamente devastanti. “Le nuvole si sbattono l’una contro l’altra e fanno rumore. Piove. Ogni goccia che cade ha il suo suono. La pioggia è una moltitudine. Imponente, assorda.”
Un romanzo da leggere subito, fortissimo, ricco di sorprese e di suspance. Che vuole spingere alla riflessione, su alcuni degli argomenti più delicati e preoccupanti che l’attualità deve affrontare: “la domanda è questa: l’uomo rovinerà completamente la terra? Scusi, ma che domanda è. Certo che si. Cioè, mi sembra che stiamo andando in quella direzione. O no? Certo. E allora senta. Violenza, degrado morale, riscaldamento globale, fuoriuscite di greggio dal mare, disastri ambientali. Lei è preoccupato? C’è una possibilità di salvezza? Certo che sono preoccupato. E non so se c’è una possibilità di salvezza. Cioè mi sembra che ormai siamo in discesa, e abbiamo rotto i freni.”