L’Italia, terra magnifica, terra incantevole, terra feconda, ricca di amore, di bellezze e di passione. L’Italia delle bellezze culturali, della sterminata meraviglia naturale, delle atmosfere romantiche e celestiali, terra del buon cibo, del sole e di quel calore che sprigiona vita, passione. L’Italia è tutto questo splendore e anche molto di più. Molto, molto di più.
Perché dietro la percezione che molti hanno, ovviamente dall’esterno, di una terra paradisiaca, la cruda realtà della vita quotidiana sconvolge e rovescia l’equilibrio tra ciò che è e come esso sembra.
L’Italia è anche terra senza futuro, senza speranza, senza lavoro, senza giustizia, nella quale chi abusa, chi usa violenza, chi alza la voce ha sempre ragione e si appropria del potere. Italia,terra madre della criminalità organizzata, talmente avvelenata da questo cancro mortale (la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta e tutti quei sottogruppi che gravitano attorno a esse) da essere, ormai, completamente in balia dell’egoismo e della mancanza di umanità. Se potessimo fermarci a riflettere comprenderemmo “il rapporto simbiotico tra umanità e forma, la malattia
dell’una produce la mostruosità dell’altra. Eppure, siamo tutti prigionieri in uno stivale malfatto.”
L’Italia di un “ideologia… un abito indossato per un po’ di tempo ma senza alcun entusiasmo.”
L’Italia del consumismo, dello snobismo, della crudele indifferenza, del “ognuno tira l’acqua al suo mulino” anche se questo implica far morire di sete tutti gli altri.
Un disastro, una cascina diroccata che in pochi, coraggiosi estenuanti uomini tentano di mantenere ancora in piedi, almeno per un po’. E forse già destinata al crollo, forse già irrimediabilmente crollata. L’Italia in cui le persone “non hanno ancora capito che è finito tutto, che siamo alla frutta, anzi no, siamo al conto, stiamo pagando un conto lungo vent’anni”. Però in effetti “questo invece è Seneca: il popolo è un pessimo interprete della verità.”
Eppure, nonostante lo sfascio e il caos regnante, l’Italia sopravvive e va avanti. Pur senza i suoi cervelli, gran parte fuggiti ormai anni fa o in odierna fuga, causa mancanza di opportunità e futuro, pur senza possibilità di una giustizia meritocratica. Pur non potendo mai avere risposte su nulla, mentre quando si tratta di pagare le risposte arrivano ancora prima di iniziare con le domande. E d’altronde, in Italia “le spiegazioni esorcizzano l’ansia e la paura, riportano lo sconosciuto al conosciuto, ergo lo spirito alla carne, ma sono tutte prese in giro
collettive.”
Italia di Fabio Massimo Franceschelli è un ritratto molto realistico della società italiana, riporta tutte le incertezze, le ingiustizie, dipinge un affresco a tratti tetro e a tratti allegro e coraggioso, di un’Italia, di questa Italia allo sbando.
Italia è un libro pieno di storie, di opinioni, di emozioni raccontate, sopite o vissute, di messaggi più o meno diretti, più o meno chiari.
La storia è ambientata nella Cattedrale, immenso supermercato dove i personaggi, le loro vite e le loro storie si intrecciano. Ognuno di loro ha un’esperienza di vita, delle esigenze, delle restrizioni, recriminazioni, attese, speranze e anche un pizzico di sana follia (chi più, chi meno).
In mezzo a tutti quegli slogan, quei colori e quei prodotti, si incontrano i nostri personaggi,con le loro anime appesantite da tutti quei pensieri che si trascinano dietro costantemente.
C’è chi ha subito una grave delusione d’amore e ancora non riesce a realizzare che sia tutto finito, c’è chi ha un bisogno disperato di lavorare e non ha modo di farlo, perché il lavoro non si trova se non scendendo a patti e accettando compromessi disgustosi. C’è chi invece lavora ma è insoddisfatto ugualmente, perché non è il lavoro anelato da una vita, per il quale si è combattuto a lungo e si è già perso. C’è chi del lavoro non se ne frega niente, perché è in una botte di ferro e non rischia di rimanere senza, perché c’è qualcosa di più grande e potente di qualsiasi giustizia a proteggerlo, e quel qualcosa è la criminalità organizzata.
Uno dei personaggi principali ha il potere di spaccare completamente lo specchio che ci separa con la realtà: egli è testimone della follia generata da una società malsana, da una cultura mal gestita: infatti, “quando frequentava i raduni uno gli disse che l’Italia aveva tante bellissime cose chiuse in una forma orribile, la forma di uno stivale mal fatto. Che altro può fare uno stivale se non pestare cacca?”. Mentre invece un altro dei personaggi riflette sulla possibilità di rimanere impassibili a tutti quei mali che distruggono la nostra bellissima terra, concludendo che “non bisogna mai osservare i drammi, mai dare confidenza alle bruttezze della vita. Se li guardi li riconosci e riconoscerli è come accettarli, ti abitui a loro, gli dai un certificato di esistenza, una necessità nel flusso cosmico della vita. Abbassare lo sguardo non vuol dire ignorarli bensì negarli, ostinatamente negarli, è un atto di resistenza”.
Ma quando abbiamo perso la capacità di vivere serenamente la nostra vita? Quando abbiamo iniziato ad accettare i compromessi che ci venivano imposti d’avanti agli occhi? “è come se noi fossimo rimasti fermi e coerenti con i nostri principi ma qualcosa, qualcosa di sostanziale, strutturale anzi, fosse slittato sotto i nostri piedi”. Oppure forse, semplicemente, “in casi del genere, quando gli scricchiolii si fanno troppo frequenti per essere ignorati, l’ottimismo si unisce all’incoscienza ed entrambi ballano la musica mendace suonata dalla paura. Pochi si discostano da questa tendenza, qualche saggio, i pessimisti per natura, i nevrotici, e infine quelli che la paura la sanno guardare in faccia”?
Italia di Fabio Massimo Franceschelli, pubblicato da Del Vecchio editore, è un libro incredibilmente riflessivo, dolce e amaro, che sa come affrontare quei difetti propri della nostra società e del nostro paese, portandoli a galla e scandagliandone le caratteristiche fino alla grottesca e sconvolgente conclusione di tutto.
Un libro consigliatissimo, a tutti.