Scrivere un articolo, che vorrebbe essere biografico sulla vita di un biografo non è cosa facile. Se poi il biografo in questione è Cesare G. Romana la missione si fa ardua.
Leggendo i suoi libri e i suoi articoli, cercando il suo nome su Google, le informazioni che si riescono a carpire sono pochissime. Eppure Cesare G. Romana è stato uno dei più grandi testimoni dell’epoca d’oro del cantautorato italiano, ed il “decano” del giornalismo musicale nel nostro Paese.
Genovese d’altri tempi, Cesare G. Romana è stato amico intimo di Faber, suo “compagno di strada”; così si autodefinisce nelle poche righe di biografia che compaiono in fondo ai suoi testi. Compagno di strada dunque. Quella “cattiva strada” che de André ha percorso e musicato per tutta la vita, e che Romana racconta, in maniera sincera ed emozionata, nel 2005 nel libro Smisurate preghiere, ed ancora nel 2009 in Amico fragile.
Solitamente, le biografie dei grandi artisti risultano “asettiche” dal punto di vista letterario; come per paura che una narrazione troppo elaborata possa mettere in secondo piano la vita dell’artista. Romana, al contrario, racconta la vita di de André (ma anche quella di Gino Paoli, di Paolo Conte, di Gilberto Govi e di altri) con l’esuberanza che solo chi ha vissuto da vicino le vicende che sta raccontando può adoperare. Le biografie diventano così raccolte di accorate conversazioni, di sbronze struggenti e di confessioni notturne; pagine di vita scritte con nostalgia e coinvolgimento.
Romana ha collaborato fino a qualche anno fa con Il Giornale come critico musicale, raccontando tanti artisti tra cui anche quelli che non ci si immaginerebbe di trovare sulle pagine di un quotidiano apertamente di centro-destra (Guccini, Finardi, Caparezza, Frankie Hi-NRG e molti altri). Poi, nel 2011, un articolo de Il fatto quotidiano, parlando di “revisionismo per demolire De André”, commentava l’avvicendamento editoriale che aveva portato un nuovo critico musicale, Luca Beatrice, a Il Giornale. Beatrice, nel Luglio dello stesso anno, aveva definito de André un “sopravvalutato”, proprio sulle stesse pagine della rubrica musicale su cui Romana aveva speso, nel corso degli anni, parole d’affetto per “il poeta dell’anarchia”.
Le ultime tracce che Cesare G. Romana lascia ai suoi lettori sono delle “storie di musica”, datate 2013, su un giornale musicale on-line, chiamato amamusic. Da allora il vuoto. Del compagno di strada di de André non se ne sa più nulla: i giornali per cui ha scritto, le casa editrici con cui ha pubblicato, non hanno (o non danno) informazioni su di lui. Ad oggi risulta difficilissimo per un lettore capire anche solo se Romana sia vivo o sia morto.
La sua “evanescenza” stride così fortemente con la sua onorabile carriera che mi ha convinto che forse è proprio questo l’epilogo del biografo: allontanarsi progressivamente e silenziosamente dalla scena, dopo che i protagonisti se ne sono andati tra gli applausi, spegnendo le luci sul palco ormai vuoto e desolato.
Questo articolo è un atto di riconoscenza, da parte di quel pubblico attento non solo allo spettacolo ma anche al suo “dietro le quinte”, all’uomo che ha abbandonato per ultimo la scena del grande cantautorato italiano.
4 risposte
Davvero Cesare G. Romana (quando scriveva su “il Giornale” di Montanelli) mi ha insegnato la “bellezza” del giornalismo/critica musicale (scusa Frank Zappa!).
Grazie a te per avermi fornito un ricordo – per me vivido e non assolutamente evanescente – della sua intelligenza!
Rosario
Grazie Rosario.
c’è chi parla di de André per una fiction, e chi ne parlava per il ricordo.
Per molti anni il mio faro grazie cesare
un faro per molti