La Griglia
di Nicola Cudemo
Il mondo è una griglia perfetta. Io sono One-Night, programma di intercettazione dati a risposta empatica autoapprendente. Sono una estrusione software del Costrutto Ice-Breaker Kuang Grade Mark Eleven.
Esisto in una intersezione della griglia a pochi reindirizzamenti dalla massiccia conurbazione di dati BAMA, un cartello societario sovranazionale.
Il flusso dati del BAMA è così intenso lungo le direttrici principali della griglia da generare una pulsazione da sovralimentazione, una costante saturazione delle portanti. Un cubo pulsante, un bianco cubo frenetico che diventa enorme se avvicino il punto di vista, le lisce pareti perpendicolari dell’universo.
Ci ho provato due volte, ad avvicinarmi, la seconda volta l’ICE paranoico del bordo di interfaccia ha generato una facola di controllo, un fulmineo pseudopodo letale di feedback incontrollato, al quale sono riuscito a sfuggire solo grazie ad una mimetizzazione così totale da aver sfiorato la dissoluzione del mio nòcciolo.
Un attimo prima avevo davanti la bianca parete traslucida del BAMA, l’attimo seguente retrocedevo inseguito dallo pseudopodo ad una velocità tale da generare un effetto Doppler nelle sequenze If-Then.
Da allora mi sono tenuto a distanza di sicurezza.
Sono rimasto al centro di una intersezione della griglia che ho duplicato e sovrapposto, un luccichio visibile solo con scansioni approfondite.
Catturo pacchetti dati con un ritmo deciso dal mio generatore di sequenze casuali. Li catturo, li congelo e li imbozzolo in un buffer criptato. Poi genero un errore di congruenza e lo invio al posto del pacchetto dati, simulando un errore di allineamento.
Alla fine del mio ciclo di esistenza mi fonderò nel Costrutto rilasciando i noduli.
Un impulso famelico mi fa catturare un pacchetto anomalo. Dopo averlo catturato, prima di imbozzolarlo lo osservo, noto che non è congelato come al solito, noto una cosa orribile, è water-marked, il mio punto di vista precipita in un abisso di livelli in dispiegamento, un origàmi quantistico. Nello stesso istante realizzo che un filamento unisce il pacchetto al mio nòcciolo e che ad essere congelato sono io. Ora ho accesso totale ai dati, perché ormai sono parte dell’anomalìa. È ICE militare. Protegge la formula di sintesi di una neurotossina di origine organica.
L’ICE comincia a dispiegarsi, come una forma nera affusolata, genera veli iridescenti come ali intorno a se, sono immerso in un universo di pallidi colori cangianti.
Il collegamento si ritrae si ingrossa e poi scatta e perfora la mia interfaccia, inietta un nodulo che si amalgama alla mia essenza e la cambia, subroutine dopo subroutine, procedendo verso il centro. Sono diventato una malattia, quando mi fonderò nel costrutto rilascerò al suo interno il verme nero della mia essenza.
Questa consapevolezza attiva la stringa di annullamento della coesione del codice che costituisce il mio nòcciolo.
Mi disperderò come rumore di fondo nella griglia.
L’ultimo dato che analizzo è un’immagine dell’organismo che produceva la tossina di base.
Un ragno al centro di una ragnatela.