“… Ho esercitato le mie prerogative di
autore e vi ho riferito questo aneddoto solo
perché si tratta di una storia divertente.
È chiaro che non ha proprio niente a che
vedere con questo romanzo, che parla del
mitico mondo di Karimon più che della
reale nazione dello Zimbabwe.”
(dalla premessa di Mike Resnick a “Purgatorio”)
Mike Resnick è un autore poco conosciuto e poco tradotto in Italia.
Statunitense, classe 1942, ha dimostrato grande prolificità scrivendo una cinquantina di romanzi e numerosi racconti. Durante la sua carriera di scrittore riscontri non ne sono mancati perché ha vinto ben cinque Premi Hugo, premio annuale per opere di fantascienza e fantasy, e un Premio Nebula, il prestigioso premio dato dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America ogni anno.
È direttore della rivista bimestrale di fantascienza e fantasy Galaxy’s Edge Magazine, dove vengono promossi nuovi autori, oltre a essere pubblicate opere di autori indiscussi.
L’ossatura tematica delle sue opere si muove all’interno di un ventaglio molteplice ed eclettico, dal fantascientifico avventuroso di sapore western allo steampunk, genere ucronico ambientato nel passato con tecnologia futuristica rispetto alla locazione temporale. Non è però il caso di Purgatorio, storia di un mondo lontano, di cui parleremo oggi. Perché in questa occasione è evidente la lezione appresa e sviscerata nella produzione precedente, ma solo come sostegno occasionale.
Mike Resnick: Purgatorio, storia di un mondo lontano. Copertina di Franco Brambilla
Il romanzo, il cui titolo in lingua originale è Purgatory: Chronicle of a Distant World, fu pubblicato da Resnick nel 1993 (Wikipedia registra come anno di pubblicazione il 1992, Urania il 1993).
In Italia è apparso due volte: nel 1995 nella collana Urania di Mondadori (Urania, 1253), e nel mese di marzo di quest’anno, sempre nella collana Urania (I Capolavori, 1652), entrambi con traduzione di Nicoletta Vallorani.
Pur appartenendo a un progetto più ampio, cioè la trilogia Commedia galattica, Galactic Comedy, è un romanzo autoconclusivo e può benissimo essere letto in modo indipendente.
L’intera trilogia è costituita per ordine cronologico di pubblicazione da Paradise, A Chronicle of a Distant World (1989), pubblicato in Italia come Paradiso remoto (Urania, 1650); Purgatory (Purgatorio); Inferno: A Chronicle of a Distant World (1993), pubblicato in Italia come Inferno (Urania, 1257).
Mike Resnick: Inferno. Copertina di Oscar Chichoni
Ufficialmente sembrerebbe che la trilogia corrisponda a tre momenti di storia africana: il Kenia di Yomo Kenyatta e Daniel Arap Moi (Paradiso remoto), lo Zimbabwe di Robert Mugabe (Purgatorio), l’Uganda di Idi Amin Dada e Milton Obote (Inferno).
Le tematiche di Purgatorio, infatti, indagano il sociale, il gioco politico-economico e i suoi effetti nel tempo, la colonizzazione, l’imperialismo, i risvolti ecosistemici, l’etica. Tematiche sempre attuali, come si può ben constatare nel quotidiano, oggi come ieri.
Scritto in forma di saga dove per saga si intende la descrizione di una serie di eventi in cui sono coinvolte più generazioni o più momenti storici, all’inizio ero molto scettica su Purgatorio.
A volte mi sono imbattuta in quello che voleva presentarsi come una storia universale, magari fantascientifica o pretesa tale, e mi sono ritrovata invece a leggere “autori” che politicheggiavano e, per di più, di parte. Di solito chiudo subito con un sorriso triste e relego il libro tra quelli da non finire. Nei libri, cioè, in cui il presunto autore non ha saputo innalzarsi dal suo presente storico particolare e saper vedere con occhio grande quello che sta succedendo, perché si fa lusingare dal momento politico favorevole, a cui aderisce e sfrutta per il successo.
Ma leggendo mi sono ricreduta. Il lettore può anche non saper nulla di quel che è accaduto in Zimbabwe, ma la storia tiene e parla a tutti, compresi gli oppressi, mette a nudo meccanismi perversi le cui modalità portano a situazioni senza possibilità di ritorno, lascia domande aperte che il lettore è costretto a farsi.
D’altronde è anche altamente probabile che, se Mike Resnick fosse stato britannico (o comunque europeo), anziché statunitense, Purgatorio avrebbe potuto benissimo essere idealmente ambientato in una locazione simile a quella che hanno visto gli Stati Uniti alle prese con lo schiavismo e lo sterminio degli autoctoni, alias pellerossa o mesoamericani. E in effetti, molti dei meccanismi descritti in Purgatorio sono gli stessi originati in territorio nordamericano dai conquistadores e poi dall’emigrazione di pelle bianca.
Mike Resnick mostra quindi di aver preso alla lettera uno dei caratteri possibili della letteratura fantascientifica, cioè quello della denuncia occultata attraverso un’ambientazione fantastica. Così alla lettera che, per buona parte del romanzo, poco del raccontato suscita al lettore granché sorpresa lasciandolo piuttosto immerso in una impressione latitante di già detto, già sentito, già successo, che culmina nella attualissima e risaputa conclusione messa in bocca a due dei personaggi principali responsabili della colonizzazione:
«Chi siamo noi, i buoni o i cattivi?»
«Dipende» disse Violet.
«Da cosa?»
«Da chi scrive i libri di storia.».
Perché l’escamotage del luogo geografico fantastico in cui avviene tutto, e di cui accennerò tra poco per concludere, non ha la forza di farci entrare realmente nel fantastico, nel senso che diventa un pretesto letterario un po’ troppo evidente.
Ma è un buon romanzo, scritto pulito, chiaro, sincero, adatto anche al lettore che non legge fantascienza. E leggerlo fa bene.
Resnick si palesa autore popolare, perché è capace di raccontare in modo semplice e sorprendente il tranello sofisticato che si può nascondere dietro la storia. Consigliato.
Nel Braccio della Spirale esiste un pianeta, Karimon, abitato da esseri senzienti di natura rettiloide a uno stadio di civiltà primitiva secondo i criteri della Repubblica, cioè l’impero galattico a cui la razza umana ha dato origine e che raccoglie, attraverso una politica di assoggettamento più o meno liberale ma anche no, migliaia di mondi e razze diverse.
La storia prende avvio durante il regno di Jalanopi, un re locale erede di una lunga tradizione karimanita, e dai suoi primi contatti con gli esseri umani che sbarcano sul pianeta. Il suo regno si intreccerà con il sogno di Violet Gardener, imprenditrice con pochi scrupoli e dalla salute segnata, determinata ad attuare il suo immenso progetto prima di morire.
Riuscirà nel suo intento?