BRUNO LATOUR – TRACCIARE LA ROTTA
Come orientarsi in politica
Unendo importanti punti storici cruciali, Latour ci presenta un lavoro che guarda al futuro delle umane genti, mostrandoci intelligentemente che stiamo varcando una nuova Era dell’esistenza sotto ogni profilo e che adeguarsi a questo nuovo sguardo, benché difficile, sia valido strumento per ristabilire un quadro funzionale ad una equilibrata vita sul pianeta Terra.
I fatti non sono tutti comprovati ma analizzati comunque nell’ottica dei manifesti effetti da cui scaturiscono. Allo sfacelo politico e umano odierno, conseguente e comprendente il lungo arco temporale a partire dalla rivoluzione industriale, passando per la deregulation, la globalizzazione e infine la mondializzazione, Latour si accorge dei macroscopici effetti negativi perpetrati alle masse, specie dalle ultime politiche trumpiane e post-Brexit messe in atto, riconoscendo tali attori governativi al servizio delle classi ricche del pianeta a cui viene garantito, con tali specifiche, l’esclusivo benessere lussuoso che nasconde però l’ambiguo tornaconto che li spinge egoisticamente a trincerarsi e barricarsi dietro i loro confini onde spingere al massimo il piede sull’acceleratore dell’espansionismo economico esercitato su tutti i fronti, infischiandosene di rispettare inviolabili ed imprescindibili accordi mondiali tra Stati (vedi, ad esempio, quello di Parigi del 2015 sul clima).
E’ questa la disperata fuga post-globalizzazione verso l’infinito (cioè, finché dura – Latour gli da quei 30-40 anni di imperio, che è pure il tempo in cui staranno in vita…) intrapresa dalle classi ricche sfondate e attuata con l’elezione di Trump: esse sapevano da lungo tempo, per via degli imponenti mezzi di ricerca e di studio posseduti, che il sistema mondo non avrebbe retto alla globalizzazione, sarebbe stato annientato, ma, non volendo rinunciare all’altolocato benessere, hanno investito miliardi nella disinformazione (denegazione) per tenere buone le masse, evitando di svelare la verità (in un primo momento diffusa) su ciò che avevano scoperto e che indicava gli stravolgimenti climatici indotti dal barbaro depredamento-sfruttamento delle risorse terrestri. Cambiamenti (disastri) climatici, antropologici relazionali, territoriali, finanziari, economici, lavorativi; guerre, mancanze di risorse, malattie, sovraffollamento, migrazioni, avrebbero statisticamente decretato la forte decimazione per impoverimento delle masse che, invece, hanno resistito per salvarsi da tali fenomeni prodotti, tanto che le classi élitarie ne hanno preso atto con incredulo stupore: ma come avete fatto a resistere?!
Il fatto che Trump e soci abbiano espresso tali politiche nefaste per il pianeta ne ha inevitabilmente sollevato il problema a livello mondiale: ormai sappiamo come stanno le cose.
Ciò che la reazione marxista non è riuscita a fare, rimanendo purtroppo ancorata solo all’aspetto sociale della questione, mancando di organizzare una fiera politica d’opposizione da ampliare che tenesse conto nel tempo e con forza del fattore ecologico, trova radici fuorvianti nella convinzione, sfatata, che il pianeta Terra fosse la semplice cornice entro cui svolgere le attività produttive umane, ma slegata da esse; invece, col trascorrere dei secoli, abbiamo ben visto gli effetti catastrofici indotti a danno del pianeta che ha determinato un abominevole e dovuto terremoto contro i suoi abitanti: la sua reazione naturale ai maltrattamenti subiti e agli squilibri causati.
La genesi del libro punta proprio a ciò, a creare una nuova mentalità che assolutamente tenga ben presente il ruolo del pianeta Terra connesso con l’uomo e viceversa, poiché tutti (viventi e non) siamo attori concorrenti delle trasformazioni fisiche, territoriali e ambientali; e che inoltre sostituisca i vecchi valori e significati protratti fino ad oggi, quelli rivolti ad un mondo che purtroppo ancora segue ciecamente le vecchie logiche della dicotomia destra-sinistra dettata dal capitalismo, veleggiando sulle funeste politiche dei maggiori attrattori politici: Trump e la May.
Tra l’altro USA e GB si sono resi colpevoli del tradimento della globalizzazione, di cui furono principali alfieri e ferventi promotori (sempre perorando a tergo le loro mire profittevoli), organizzando poi questa fuga verso l’impossibile benessere, isolandosi e voltando le spalle alla ‘plebaglia’. In tal senso è significativa la giustificazione che Latour lascia passare alle destre locali che, poste sotto l’ala conservatrice, rifiutano di essere travolte dalla mondializzazione in quanto collettività già installate su un suolo con un proprio background antropologico, ravvisandole tuttavia quale minor male a confronto di ciò che i potenti governanti della Terra stanno infliggendo con straordinaria strafottenza alla maggioranza costituita dalla gente comune.
Ciononostante, il discorso latouriano spiega che la globalizzazione conteneva fini, almeno filosofici, genuini; in essa si stagliava la visione di un orizzonte verso cui tendere a partire dal Locale, come è sempre stato, e lo era, alla portata di un corretto sviluppo dell’idea: purtroppo quel Globale è stato usato nell’accezione univoca impositiva e desertificante, perciò il Locale si è organizzato per sopravvivere, pur di non sparire; l’errore madornale è stato l’abbattere delle garanzie che il progetto Globalizzazione aveva in seno, utili per farlo funzionare: ossia, la pluralità di pensiero, le innumerevoli realtà particolari, le alternative promiscue, avvalorandone ed assicurandone sempre di maggiori e che proprio nel Locale non univoco trovavano la perfetta ed ideale alimentazione.
Coloro che han condotto per proprio vantaggio politiche distorte globalizzanti hanno fatto sì che chi ci rimettesse le penne si sia chiuso, e schierato contro, tentando di evitare e la cancellazione della propria identità da un proprio suolo e la possibilità di vederlo trasferito illogicamente in altro luogo uniformato dalla piatta prospettiva.
La confusione derivante da questi fallimenti di politiche venute dall’alto è la naturale sensazione di paura e disorientamento che appartiene a ciascuno di noi: sentirci migranti in cerca di terra, naufraghi in cerca di approdo.
La chiave è ovviamente a valle del saggio, dove Latour riconsegna una nuova visione ed interpretazione della realtà fattiva, generatrice di un nuovo attrattore attore, il Terrestre. Tale nuovo figuro è più che altro un concetto da dilatare, perché contiene un significato giusto e di grandi proporzioni indissolubilmente legato, in moltissimi modi, ad un suolo, e ovviamente, non solo ad esso.
Indagando le mille sfaccettature del Terrestre, appoggiandosi ad un sistema scientifico razionale, è proposito vincente di studio quello di creare la futura politica secondo una valenza totalmente nuova che tenga obbligatoriamente conto della entità Terrestre soggettiva-oggettiva, sconfessando per limitatezza quella partitica attuale, destra-sinistra, i cui riferimenti sono andati a perdersi nell’obsolescenza, al fine di permettere di chiarire dopo un profondo lavoro necessario:
Che cosa volete?
Di che cosa siete capaci?
Con chi siete pronti ad abitare?
Chi può minacciarvi?
Tutto ciò possibile attraverso un’indagine di raccolta dati laboriosa ed elaborata su cui basare detta politica reale, cioè, vista da vicino e considerata in senso plurigenerativo dei tanti aspetti sin’ora mai soppesati, ma legati e mantenuti insieme.
Recensire il breve saggio di Bruno Latour resta comunque oggettivamente un’impresa, spero vivamente di esservi riuscito, almeno in parte, conscio d’aver dovuto abbandonare affascinanti trattazioni a cui rimando alla lettura del testo; esso, benché si estrinsechi di 140 pagine, contiene una vasta e fitta capacità dialettica ed esplicativa che, dal monte di pertinenti ragionamenti e valutazioni, conduce per mano il povero disorientato, la moltitudine di noi, che ha smarrito (o mai acquisito) lo sguardo dall’alto della situazione, sino a fargli recuperare quella visione d’insieme utile per abbracciare una nuova e poco criticabile coscienza.
Davvero ringrazio l’autore per la possibilità di crescita che fornisce attraverso i suoi brillanti studi ed il preziosissimo acume adoperato.