Il mistero del linguaggio, edito da Raffaello Cortina qualche mese fa, è un libretto contenente tre saggi del filosofo contemporaneo Noam Chomsky. In questa breve raccolta l’autore ci porta senza alcuna mediazione all’interno del dibattito attuale sul linguaggio, cercando, in maniera piuttosto divulgativa, di far capire gli snodi concettuali e la posta in gioco attuali relative alla questione.
Chomsky è uno dei nomi più importanti della filosofia dei nostri giorni. Ormai novant’enne, è stato protagonista dell’ambiente linguistico del XX secolo. È docente emerito al MIT ed è riconosciuto come il fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, probabilmente il più rilevante contributo alla linguistica teorica del Novecento. Il filosofo americano è anche un attivista politico, impegnato ormai da decenni nelle lotte d’ispirazione socialista libertaria.
Il primo saggio è in buona sostanza un capitolo di storia della scienza. Qui Chomsky paragona quello che sta accadendo oggi in linguistica con l’emergenza esposta dalla fisica newtoniana. Così come Newton non poteva spiegare il “perché” della forza gravitazionale e l’armonia universale, che pur esistono e hanno leggi conoscibili, così la linguistica contemporanea non è riuscita ancora a rivelare il “mistero del linguaggio”. Lo scarto che si ha avuto nel XVIII secolo tra newtonianesimo e meccanicismo ha una somiglianza forte, afferma l’autore, con quello che ha vissuto il dibattito sul linguaggio dopo lo strutturalismo. L’autore afferma che abbracciare questa visione “misterista” non sottrae nulla alla bontà della conoscenza che possiamo avere del linguaggio, ma semplicemente dimostra una visione più matura della questione.
“Mi sembra che il rifiuto del misterianesimo sia un’esemplificazione di una forma dilagante di dualismo, un dualismo di tipo epistemologico e metodologico, che tacitamente adotta il principio per il quale lo studio degli aspetti mentali del mondo dovrebbe procedere in modo radicalmente diverso dallo studio di quelli che sono considerati gli aspetti fisici […] Questo nuovo dualismo mi pare essere profondamente deleterio […]”
Nello stesso saggio, paragona l’atteggiamento tra il modello chimico del ‘700, antifisicalista, a quello delle neuroscienze moderne. Afferma quindi la necessità di una unione tra neuroscienze e studio del linguaggio, esattamente come è avvenuto per la rivoluzione chimica, preannunciando un probabile cambiamento di entrambe le discipline dovuto alla reciproca influenza.
Il contributo successivo è più tecnico e affronta direttamente la questione dell’architettura del linguaggio così come della sua evoluzione. Chomsky sostiene fortemente che “la capacità linguistica è radicalmente dissociata dalle altre capacità cognitive”. Tale affermazione lo porta di conseguenza a fare un’importante valutazione a proposito dell’evoluzione delle lingue: “esse cambiano, ma non si evolvono”. In altre parole, la capacità linguistica si trasforma costantemente, mentre il linguaggio, la sua architettura di base, è ancora oggi quello che era cinquantamila anni fa, quando esso è nato.
Il terzo saggio è dedicato invece a sciogliere alcuni punti della materia considerati controversi, ma che per l’autore controversi non sono. Anche qui, il filosofo è molto puntuale e tecnico e apporta anche diversi esempi pratici per mostrare come la linguistica moderna dovrebbe puntare alla realizzazione di una teoria computazionale, e quindi semplice, al fine di delineare la struttura della facoltà di linguaggio che fa da nucleo a tutte le lingue senza distinzione, e che, come dicevamo, non si è evoluta (almeno nel senso darwiniano del termine) da quando esiste l’Homo sapiens. Ancora una volta, il perché il linguaggio non si sia evoluto, e come esso sia nato, è avvolto dal mistero, ma non per questo toglie qualcosa alla ricerca che può essere svolta su di esso.
La raccolta di saggi presenta anche un’ottima introduzione a cura di Andrea Moro, linguista della Scuola Universitaria IUSS di Pavia, che in poche pagine delinea il percorso teorico di Chomsky e i suoi contributi all’avanzamento della materia linguistica.