“Siguiendo la luna
No llegaré lejos
Tan lejos como se pueda llegar
Las cosas que dije
No tienen sentido
No puedo detenerme
Ponerme a pensar…”
Si parte. Nella mia testa c’è una canzone, Siguiendo la luna dei Los Fabulosos Cadillacs. Viaggiamo nella provincia di Buenos Aires e lo stupore dell’incuria e della povertà sorprende i miei figli e io mi sorprendo con loro… La spazzatura invade i margini delle strade, macchine bruciate, abbandonate… L’autostrada per Buenos Aires spacca a metà una “villa miseria”, una città di case precarie, abbozzata, una città allo stesso tempo occulta e dannatamente reale. La osserviamo scorrere dal finestrino, così i pensieri, noi, la riflessione sulla nostra condizione privilegiata… Arriviamo a casa dei miei cugini avvolti in un caldo insolente… È un momento che mi immagino e che assaporo da mesi, nell’attesa che accada… Ora, ci sono… Prendo per mano i miei bambini, prendo respiro… Bussare alla porta con il tempo che scivola giù dagli occhi, dissacrare l’emozione come se fosse una cosetta di tutti i giorni e, quando la porta si apre, dire “que hacés, boludo?” (insultarsi affettuosamente, fraternità latinoamericana…)… Così, finalmente, mettere in scena l’immaginazione… Il tempo si ferma, i corpi assenti si materializzano, irrompo con un abbraccio nella loro realtà … Eccola, di nuovo, la mia famiglia oltreoceano…
“… Siguiendo la luna
Y su vuelta invisible
La noche seguro que me alcanzará
No es que tu mirada
Me sea imposible
Tan solo es la forma en que caminas…”
Per cercare il luogo dove si sono conosciuti i miei guido per la prima volta a Buenos Aires… Attraverso l’Avenida 9 de Julio, una delle strade più larghe al mondo, e mi dico “non lasciarti spaventare dal mostro, amalo e portagli una rosa”… Sguscio tra le auto di una città caotica e in trasformazione e davanti ai nostri occhi si disegnano nuovi scenari… Potremmo essere ovunque viaggiando verso l’anonima modernità di Puerto Madero e lo sfavillante e altrettanto anonimo brulicare di vetrine di Calle Florida eppure, a due passi dal centro turistico e commerciale, si avviluppa e contorce un’altra villa miseria, la Villa 31. Tutto è cambiato in questo lembo di terra tra Estación Retiro e Puerto Madero eppure siamo vicini alla banchina del porto in cui i miei genitori si sono incontrati cinquant’anni fa. Bisognerebbe riuscire ad entrare nell’area portuale ma non è possibile, non siamo autorizzati. L’accesso alla memoria è interdetto e non ci resta che lo sguardo sul presente di una città possibile. Esistiamo noi, ora, eppure mi perdo ancora nel labirinto della cultura e Buenos Aires non riesce ad essere solo la città che vedo. Percorro allora le strade dove hanno scritto Jorge Luis Borges, Julio Cortázar, Ernesto Sabato e Roberto Arlt, le strade immaginate e disegnate da Quino, da Héctor Oesterheld e Francisco Solano López, da Alberto ed Enrique Breccia, da Carlos Trillo, da Hugo Pratt, le strade musicate dal tango, da Astor Piazzola, dai Fabulosos Cadillacs, dai Sumo, le strade nel canto di Mercedes Sosa, le strade nei piedi di Maradona, le strade che portano alla plaza de Mayo, ai pañuelos blancos delle madri dei desaparecidos, le strade di una società in crisi, sanguinante… Quante rose ancora per non avere paura?
“Vamos mi cariño que todo está bien
Esta noche cambiaré
Te juro que cambiaré
Vamos mi cariño ya no llores más
Por vos yo bajaría el sol
O me hundiría en el mar”
Tutte le precedenti puntate:
Puntata 1 – Uscita B42
Puntata 2 – Cosa Essere tu
Puntata 3 – Macondo
Una risposta
Quanto profondo il bisogno di Leo di attingere alle sue origini.
Di cucire il filo spezzato e aggrovigliato del suo percorso umano.
Ennesimo Ulisse alla ricerca della rotta che lo conduca, o riconduca, alla sua Itaca immaginata e affabulata.
E per amare le proprie disperse origini e’ necessario affabularle.
Egli percorre queste rotte sudamercane come in sogno, quasi sopra una nuvola onirica.
I personaggi e I luoghi divengono mitologici e surreali.
Perche’ in essi Leo diviene MITO.
Il mito profondo che giace nel suo profondo e lo anima di questa vis poetica e drammatica.
E’ la sua strada, la sua animata e agitata ricerca delle origini.
Non delle sue soltanto, ma DI TUTTE LE ORIGINI !
E come tutti I ricercatori appassionati si volge ad ogni dove, ad ogni traccia.
Talora voltandosi indietro nel tentativo di ritrovare il filo di Arianna che,si, lo ha condotto ad affrontare il mostro della sua oscura introspezione, ma che diviene labile e incerto nel percorso di uscita.
–
Ma e’ poi vero che Leo vuole uscire dal labirinto della vita ?
O non vuole percorrerlo tutto per conoscerlo sino in fondo e cosi accettarlo e farlo proprio ?
Leo poeta e cantore del labirinto umano.
……..
” Ricorda o pellegrino dell’ anima: quando il tuo affanno, la tua sete dell’ origine del tutto condurra’ I tuoi passi alla terra dei tuoi natali, vi ritroverai solo ossa…”
– Da l’Arpa Birmana –