Di tante cose (buone) che si possono dire dei Trip Takers una di queste è quella che non appartengono a questo mondo e sopratutto a questo tempo.
La band messinese infatti non si rifà ai sixties ma lo è intrinsecamente, vive sospesa in una bolla temporale fatta di colori intensi e di sogni lisergici. Basta vederli nella foto di copertina di questo loro disco – copertina per’altro bellissima – per capire che non ci fanno per niente, loro sono quello che vedete, degli alieni catapultati per caso in questi anni bui con il compito, brillantemente assolto, di accendere luci nei cuori e nelle menti di chi li ascolta.
Per dare corpo a questo nobile intento i nostri pubblicano questa loro prima fatica sulla lunga distanza, dieci canzoni ammalianti, che non solo testimoniano un cammino di miglioramento davvero impetuoso, e si tenga conto che la base di partenza era già di per sé assai notevole, ma che sono altresì in grado di catapultare chi avrà la fortuna di poterle e volerle assimilare in una dimensione nella quale è dolce quanto facile perdersi.
La scaletta è aperta da Let Me Sail un pezzo che mi ha ricordato band che hanno segnato la mia crescita musicale quali Plan 9, Plasticland e sopratutto gli eccelsi Steppes; proseguendo si ha la buona sorte di imbattersi in All I Want dove si odono echi dei Seeds meno anfetaminici e più riflessivi, The Knight & The Hag brano che non avrebbe sfigurato nel repertorio dei Pink Floyd barrettiani di The Piper at the Gates of Dawn e Why Don’t You Come Home? canzone nella quale la band dimostra quanto sappia maneggiare la materia sixties ponendosi nella scia – ultra virtuosa – dei Dukes of Straotsphear di 25 O’Clock, si badi stiamo parlando degli Xtc che si danno alla psychedelia.
Una menzione particolare va a Misty Shore, il mio pezzo preferito dell’intera raccolta, come faccio spesso non vi motiverò il perché della mia predilezione certo che vorrete far vostro questo album e scoprirne da soli il motivo, magari trovandovi in fiero disaccordo con me. Volendo fare un complimento grande ai Trip Takers potrei dire che a tratti possono sembrare gli Optic Nerve italiani o la “risposta” tricolore agli Embrooks o i prosecutori della scuola virtuosa di band come Others o 99th Floor ma forse sarebbe un po’ come sminuire una proposta tanto pregevole di per sé da non aver bisogno di paragoni.
Sdraiatevi sul divano mettete sul piatto questo disco, chiudete gli occhi e godetene appieno, di canzoni così, nel 2019, ne sanno scrivere davvero in pochi.
Track List
1) Let Me Sail,
2) Shake Appeal,
3) Don’t Back Out Now,
4) All I Want,
5) Gamblin’Gal,
6) The Knight & The Hag,
7) Misty Shore,
8) Another One,
9) Why Don’t You Come Home?,
10) Wonder For A Way