Intervista Audio HackLab
Risposte di Tito Castelli ed Andrea Reali
Potete raccontarci cosa sia audio hacklab per chi non ne ha mai sentito parlare?
• AHL e’ un collettivo di musicisti con una impostazione estetica e tecnologica sperimentale: siamo abituati a costruirci i nostri strumenti, sia hardware che software, in questo senso siamo dei maker. E’ nostro uso inoltre, modificare, hackerare, oggetti già esistenti per i nostri scopi artistici.
Quando è nato il progetto?
• sul finire del 2014, Andrea Reali, musicista, maker e liutaio “elettronico” si confronta con Giacomo Leonzi, fisico, maker e membro del direttivo del FabLab di Torino, rispetto all’esigenza di creare un “contenitore” per l’incontro tra appassionati di making, hacking e audio.
Quali sono state le ragioni che vi hanno portato a creare AHL?
• non esisteva a Torino una realtà laboratoriale all’interno della quale scambiare pratiche artistiche legate alla sperimentazione sull’audio in generale e sulla musica in particolare. Serviva un luogo dove poter crescere insieme ad altri DIYers e condividere competenze in maniera trasversale, anche tra persone non necessariamente “addette ai lavori”.
Vi ritenete più musicisti o hackers?
• per alcuni di noi non c’è differenza. Se per suonare uso un apparecchio radio o un vecchio giocattolo modificati tramite la pratica del circuit bending sono più hacker o musicista? Il confine spesso è molto labile… tra di noi inoltre, ci sono alcuni membri che non sono musicisti, ma ingegneri, fisici, programmatori, etc.
Avete un attitudine all’apertura, all’ascolto di chi arriva ad interagire con voi, non si tratta di pubblico, utenti, vero? In rapporto con l’ambito musicale più tradizionale, la vostra metodologia è di rottura, come reagiscono i vostri interlocutori?
• L’AHL come detto prima, nasce anche con un approccio didattico e divulgativo. In questi anni abbiamo avuto vari tipi di fruitori, dal semplice curioso che passa di tanto in tanto a dare un occhiata, agli utenti dei nostri workshop, artisti in cerca di consulenza e persone che lentamente si sono rese parte attiva del collettivo: l’apertura e “l’ascolto” (ah! ah!) sono i nostri vessilli!
Rispetto alla nostra “metodologia” direi che non c’è molto di nuovo, in generale, nelle nostre pratiche e tecniche, che sono relativamente conosciute nei vari ambiti di pertinenza (musica elettroacustica, noise, glitch, drone, paesaggio sonoro, circuit bending, etc.): chiaramente ognuno di noi declina le suddette pratiche inserendo elementi propri ed esclusivi del relativo progetto artistico, quindi in genere chi bazzica per queste strade non si stupisce più di tanto, anche perché noi rientriamo in un mondo e in una estetica musicale che ha ormai una tradizione ormai centenaria.
Di contro, quelle persone che grazie a noi sono entrate in contatto con un certo modo di fare musica ed arte sperimentale, rimangono di solito affascinate dalle soluzioni tecniche ed artistiche che utilizziamo per i nostri progetti: basta un semplice disco piezoelettrico ed un delay per vedere spuntare un sorriso di gioia e stupore nel più “tradizionale” dei musicisti!
C’È una direzione specifica che prediligete nei progetti che avete condotto sinora? Workshop, hacking di strumenti, installazioni sonore…
• No. Ognuno di noi si dedica di solito ai suoi progetti personali, collaborando o meno con gli altri membri del collettivo. L’andamento delle nostre attività verso “l’esterno” è in genere subordinato allo svilupparsi di varie esigenze contingenti. Se per esempio uno di noi sta lavorando su un suo progetto personale, può capitare che decida di organizzare un ws in merito a questo. Altre volte veniamo convocati da festival o altri tipi di eventi per portare una nostra installazione o organizzare un workshop.
Avete appena lanciato una sorta di spin off, nuovo progetto, Turin Patching Circle, volete raccontarci di cosa si tratta?
• la progressiva e costante diffusione del sistema modulare eurorack, congiuntamente ad una generale renaissance dei sintetizzatori modulari, ha ovviamente investito anche noi membri fondatori di AHL.
Abbiamo dunque sentito l’esigenza di creare un momento di incontro focalizzato al patching, con un’accezione ampia del termine: moduli hardware, moduli software, programmi con interfaccia grafica modulare, video synth. Il TPC vuole quindi essere un momento di scambio e condivisione tra appassionati di connessioni (patching appunto) di vario genere, macchina-macchina, uomo-macchina, uomo-uomo.
Quali altri progetti avere in cantiere per il futuro prossimo?
• Per adesso stiamo lavorando ai prossimi incontri del TPC e ad i prossimi eventi di “Ground. A common experimental night”, ovvero una serie di concerti che prendono forma negli spazi dell’associazione culturale Bunker, ed organizzati insieme ai collettivi torinesi che ci sono più affini: Co.M.E.T, Pietra Tonale, Noise Delivery.
Stiamo anche pianificando il prossimo “Sonic Picnic”: una jam session con strumenti elettronici (e non!) organizzata in mezzo a boschi e prati. Ci sono inoltre in cantiere alcuni workshop per la nuova stagione: stay tuned!
Quale è il vostro punto di vista generale rispetto allo stato generale della musica nel nostro paese e come vedete il particolare delle nuove metodologie di produzione musicale (nuove tecnologie…) ? In questi anni si sono aperte nuove strade, nuove possibilità o si è trattato solo di marketing?
• i membri del collettivo sono molti e, molti di più sono i membri “satellite”. Credo che elaborare un punto di vista “generale” rispetto alla musica nel nostro paese o alle nuove tecnologie ivi sviluppate generi un discorso infinito. Sulla musica in sé quindi, non ci pronunciamo, ma sulle “nuove tecnologie”, quello che mi sento di dire è che anche nel nostro paese, finalmente, sta un po’ rinascendo una cultura della produzione dei sintetizzatori.
Sulle macerie di una produzione storica che ha visto marchi importanti come: Farfisa, Elka, Crumar e Siel, solo per citare alcuni grandi marchi del distretto industriale marchigiano, stiamo assistendo in questo anni alla crescita di nuovi marchi come: GRP, Euterpe Synthesizers Laboratories, Frap Tools, Qosmo modular, Sound Machines, LEP e qualche altro piccolo produttore: ognuno di loro è stato in grado sia di rivisitare tecnologie “old but gold”, ma anche di elaborare nuovi circuiti ed interfacce accattivanti per il nuovo pubblico di musicisti.
No Comments