Ma le recensioni son come i fiori nascon da sole e sono come i sogni, citazione, vediamo se indovinate di chi. Ok, falsa partenza, vediamo di essere (semi) seri, ogni pezzo che scrivo parte con un incipit seguito da una descrizione sommaria dei pezzi per chiudersi con una frase di commiato che solitamente vorrebbe invogliare il lettore ad accostarsi al disco in questione.
Nel caso dei Los Infartos avevo – nel mio piccolo – studiato un piccolo intro nonché – essendo persona assennata e previdente – mi sono andato a rileggere il mio articolo riguardante il loro primo singolo e datato agosto 2017 e ho capito che avrei voluto scrivere più o meno le stesse cose vergate in quell’occasione.
Breve conciliabolo all’interno della mia mente ed è risultato che, chissenefrega, certe cose vanno ridette e quindi ve le ridico i nostri hanno un bel nome, il loro disco ha una bella copertina ( e in questo caso pure un gran titolo) e la loro proposta è incendiaria e attitudinalmente inattaccabile. Rispetto alla precedente uscita in questo caso i pezzi sono quattro divisi in egual misura sulle due facciate di questo 10″.
Sulla facciata a un intro di basso apre Surf Dakota pezzo nel quale un incedere anfetaminico vede alternarsi momenti più ariosi ad atmosfere più minacciose, segue The Man Who Lives There nella quale emerge il lato più (power) pop della band che si dimostra capace di sviluppare un discorso melodico tutt’altro che scontato, diciamo una potenziale hit per l’isola che non c’è. Ma se la prima facciata è di alto livello e sul lato b che gli infartuati sparano le loro cartucce migliori vale a Karrrate Bilbao – della quale avevo già parlato in occasione della mia recensione della compila Adriatic Ghost Sounds – un pezzo di garage punk che vola alto nel cielo di questo giugno assolato, una canzone che (visto il cantato in spagnolo) avrebbero potuto incidere i Doctor Explosion e Sadistic Soul che , mi si scusi se uso una citazione già adoperata parlando di questo quartetto, rimanda alle atmosfere dell’immenso Brian Auger…e non aggiungerei altro.
Grande oggetto, i 10″ sono magnifici almeno quanto i singoli, e grandi brani, per chi scrive disco garage italiano dell’anno, almeno sino a questi primi sei mesi, se ne deduce facilmente che l’acquisto, per chi ama questo tipo di cose, dovrebbe scattare automatico.
Track List
Lato A : Surf Dakota, The Man Who Lives There
Lato B : Karrrate Bilbao, Sadistic Soul