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I Ragazzi Di Cota Street Siamo Noi

Nel suo Romanzo d’esordio I ragazzi di Cota Street Melissa Anne Peterson, racconta una storia che mi ricorda qualcosa…NOI

I ragazzi di Cota Street Melissa Anne Peterson

I Ragazzi Di Cota Street Siamo Noi

I ragazzi di Cota Street Melissa Anne Peterson

I ragazzi di Cota Street siamo noi

Nel suo Romanzo d’esordio I ragazzi di Cota Street Melissa Anne Peterson, racconta una storia che mi ricorda qualcosa…NOI
I ragazzi di Cota Street siamo noi perché viviamo nel presente della trascuratezza e nell’insicurezza del futuro. Siamo noi perché crediamo in un impulso di miglioramento ma che, per ora, risiede solo nei nostri pensieri. Siamo noi, inguaribili amanti degli anni 90 (che ci perseguitano anche nei romanzi) che ci ricordano quanto siamo malinconici. Perché questo è un romanzo allo specchio: si riflette su di noi.

Con I ragazzi di Cota Street ci immergiamo in uno scenario di degrado sociale e stasi civile che a volte sembra non terminare mai, sia nel romanzo che nella realtà. Il romanzo è ambientato nella cittadina di David, nello Stato di Washington, e ha come protagonista è Vera Violet O’Neel, ragazzina nata e cresciuta a David e che all’ età di nove anni si trasferisce a Cota Street, una Strada simbolo di una generazione disillusa e disgregata:
“I bambini di Cota erano figli di immigrati, nomadi e contadini. Nessun sangue blu. Le famiglie non erano raccontate nei libri importanti con le copertine rigide. Le difficoltà si incollavano implacabilmente alle loro salde dita di generazione in generazione. Ogni famiglia ne veniva toccata.”

A volte mi domando … perché scegliere come protagonisti degli adolescenti ? Forse perché sono il simbolo della speranza e della rinascita di una società. Perchè risplende in loro lo sguardo ottimistico della rivoluzione.E forse abbiamo ragione di credere che il sogno americano, nonostante tutto, sia ancora possibile. Ma questo sogno è davvero realizzabile ?
Nel romanzo non viene specificato uno spazio temporale preciso e definibile ma siamo certi che si tratti della seconda metà degli anni 90: la musica ascoltata dai personaggi è grunge, celtic punk, rock alternativo (Dropkick Murphys, Radiohead) che rende le atmosfere ancora più impenetrabili.

Si è soliti pensare che le comunità rurali siano della piccole isole felici in cui rifugiarsi dalla modernità frenetica e chiassosa che caratterizza le città contemporanee. In questo caso ci ritroviamo in una comunità di tagliaboschi, quale gradevole esperienza, potremmo pensare. Eppure c’è una clima pesante, una sofferenza palpabile nelle vite della protagonista e dei suoi amici.

Le prospettive dei ragazzi sono un lavoro deludente e senza sbocchi. Vera ha situazione familiare difficile che stenta a migliorare. La relazione con Jimmy James Blood è profonda, tattile ma viene vissuta da Vera come un sogno: nella consapevolezza che un giorno possa svanire. Vera riuscirà a scappare da David e a trasferirsi a St. Louis in Missouri, ma come sappiamo la fuga non è mai stata una soluzione ai problemi…

A differenza di chi pensa che siano solo pensieri sparsi e considerazioni di circostanza trovo che, con tutta l’accurata descrizione delle atmosfere e del panorama cupo di David, l‘autrice abbia voluto esprimere una denuncia. La denuncia del degrado sociale che si unisce alla condanna dell’urbanizzazione. Ciò che colpisce è l’analisi di Vera: si parla di sfruttamento del lavoro, di eccessivo utilizzo delle risorse naturali, l’inevitabilità dello spaccio e l’alternativa della prostituzione… quello che si percepisce sin dalle prime pagine è la constatazione della mancanza di una reale prospettiva di vita finalizzata al cambiamento.

“Il tasso di disoccupazione delle città che vivevano del commercio del legno schizzò ben al disopra della media statale e nazionale. Uscì l’economia. Entrarono le metanfetamine. Le strade forestali furono chiuse al pubblico. I laboratori di metanfetamine furono costosi da smaltire. I trafficanti si lasciarono dietro un’enormità di scarti dopo che ebbero finito. Roulotte abbandonate e secchi pieni di liquidi maleodoranti che potevano uccidere. Operai in tute anticontaminazione smantellarono tutto. I tassi di violenza domestica aumentarono. Le famiglie iniziarono a disgregarsi. La pioggia cadeva senza sosta. Ma c’erano delle cose che l’acqua non poteva lavare. Il livello delle adolescenti incinte divenne allarmante, il più alto di tutta la nazione Ma non c’era nessuna immacolata concezione nella città di David. Le discussioni su chi fosse il colpevole si persero nel pianto della successiva generazione di bambini affamati.”

La scrittura della Peterson racchiude i 5 sensi: vista, udito, gusto, tatto e olfatto. Consiglierei questo volume a tutti coloro i quali hanno voglia di osare, di lasciarsi prendere per mano dalle sensazioni, talvolta crude e grottesche, descritte dalla protagonista.

Una perfetta “Dark Story” anni 90, come la nostra vita.

Edito da Edizioni Jimenez
Traduzione di Gianluca Testani
Pagine: 224
Prezzo: 18 €
I edizione : settembre 2020
Titolo originale : Vera Violet

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