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Recensione : Atlantide Di Massimo Civita

E’ una buona regola non giudicare un libro dalla copertina. Meglio ancora non giudicarlo affatto su base critica ma limitarsi a leggerlo.

Atlantide di Massimo Civita
Atlantide di Massimo Civita

E’ una buona regola non giudicare un libro dalla copertina. Meglio ancora non giudicarlo affatto su base critica ma limitarsi a leggerlo. L’importante è che la lettura lasci qualcosa su cui riflettere e magari approfondire anche solo un aspetto di un dato argomento, ciò che si definisce un contenuto. Devo ammettere che è da un po’ che non leggevo un romanzo, soprattutto di un autore contemporaneo, ma attirato per l’appunto dai colori accattivanti dalla copertina ho scelto Apotheosis, l’ultimo re di Atlantide di Massimo Civita.

Si tratta della storia di tre amici che, entrati in possesso di un antico e misterioso oggetto, iniziano un’avventura (della cui trama non voglio svelare nulla per non togliere il gusto al lettore) che li porterà a incontrare i discendenti dei fondatori della città scomparsa negli abissi marini come suggerito dal titolo del libro.

L’autore si destreggia tra l’iniziale descrizione della vita di un gruppo di amici – resa con un linguaggio coerente e in linea con le esperienze della vita reale nella quale i lettori possono immedesimarsi per cultura o per comunanza di esperienze – e l’elaborazione immaginifica dell’ultima colonia di Atlantide, i cui abitanti sono chiamati atalei; personaggi che si presentano più che umani ma con gli stessi vizi, le stesse contraddizioni, con la loro antica ma avanzata tecnologia e il loro linguaggio peculiare. Essi si pongono come specchio e preludio del nostro mondo, al quale a tutti gli effetti appartengono, per questo sono così affascinanti. E’ lecito supporre che l’impianto teorico neoplatonico del racconto prenda le mosse da studi filosofici e da opere quali il Timeo che ha dato origine al mito del continente perduto sommerso dalle acque (compatibile secondo alcuni con il collasso delle civiltà che si erano sviluppate nel bacino del Mediterraneo durante l’età del bronzo anche se Platone porrebbe la data molto prima).

Nei dialoghi dei protagonisti, sia umani che atalei, si arriva con leggerezza a toccare corde piuttosto profonde che riguardano ognuno di noi come l’amicizia, la goliardia, la durezza che cela fragilità, i sentimenti, le dinamiche sociali, il rapporto con il passato personale e collettivo, l’incontro e lo scontro con la realtà nel passaggio avventuroso che farà entrare in contatto gli umani con gli epigoni di questa misteriosa civiltà evocata realisticamente ma con un piglio che sta tra la fantascienza e i ricordi ancestrali di un tempo mitico. In appendice un breve glossario della simbologia utilizzata dall’autore nel testo.

Nel mondo di oggi leggiamo parecchio, forse a livello collettivo più di una trentina d’anni fa. Tuttavia ciò che leggiamo spesso è in formato elettronico e dunque frammentario, vista la grande mole di dati che assorbiamo nell’era digitale, annaspando tra un argomento e l’altro senza soluzione di continuità, a volte molto superficialmente. Per questo l’estate scorsa forse non c’era molta voglia di leggere, forse abbiamo preferito uscire dopo i lunghi mesi della chiusura a causa della pandemia che stiamo un po’ troppo incautamente affrontando. E ora che si prospetta, forzatamente, un altro periodo difficile, nel quale restare a casa quanto più possibile si rende necessario, quale momento potrebbe essere migliore per recuperare la sana lettura di un testo coerente quale solo un libro può essere? Che ci faccia distrarre, viaggiare con la fantasia, che ci suggerisca qualche spunto di riflessione e ci dia qualche attimo di svago.

Nei periodi di crisi, così come accadde tra i due secoli precedenti quello che viviamo, i miti si riaffacciano prepotentemente nel dibattito dell’opinione pubblica. In alcuni casi prendendo le sembianze di sballate teorie della cospirazione che possono persino avere un impatto nefasto nella cultura di massa; in altri casi, come quello di cui stiamo trattando, offrendo uno spunto nuovo per scoprire qualcosa su noi stessi sbirciando nel passato e cercando di camminare in bilico fra tradizione e progresso sulle orme dei giganti che ci hanno preceduto.

 

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Maximilian D

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