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Recensione : Vomito Del Tiamat – Nuclear Terror In Sumerian Land

Quattro pezzi dove la coesistenza tra leggende Sumere, Venom e hardcore punk è resa possibile dalla semplicità e dall’immediatezza dell’intera proposta. Vomito del Tiamat- Nuclear Terror in Sumerian Land.

Volevo fare la recensione dell’ultimo dei Barmudas ma se la contendevano già in due; poi mi erano piaciuti parecchio i Totale ma, neanche il tempo di pensare ad un’ introduzione, che già, su IYE, era comparso il resoconto su questo mezzo capolavoro a firma di un altro; poi l’ultimo degli Sloks, poi i Gustaf… mi son vagamente sentito vuoto e ho iniziato un po’ tanto a cincischiare, temporeggiare, pensare ad altro.

Ho pensato così tanto ad altro che, alla fine, mi è venuto il mal di denti e, dopo una cura a base di antibiotici, cortisonici, colluttori iperdisinfettanti, parecchio fastidio e nessuna gioia, ho visto la luce: la luce del metal! Il metal quello bello, s’intende: quello registrato in sala prove, con mezzi di fortuna, un metal che sa di filosofia punk e approccio da macellaio.

I Vomito del Tiamat, da Mantova, mi sono così apparsi su Instagram: una sola demo all’attivo, questa, pubblicata a inizio settembre, corrente tempo-linea. Quattro pezzi dove la coesistenza tra leggende Sumere, Venom e hardcore punk è resa possibile dalla semplicità e dall’immediatezza dell’intera proposta: c’è del divertimento in queste quattro oscure tracce, si annusa come una creatività a briglia sciolta, senza freno e senza pensare troppo, com’è giusto che sia, al come si fa!

Un mega riff in odore dei più maligni Venom introduce il bel D-Beat tirato di Crypt of Pazuzu’s Thermonuclear Winds; voce in growl, ma non quel growl-lavandino-otturato del tipo death/Grind, quel growl fiero, più di cuore che di diaframma, quel growl alla His Hero Is Gone: quindi ci piace e ci piace anche parecchio. La canzone si arena poi in un inferno desertico (immaginate il finale di L’aldilà di Lucio Fulci) fatto di Sludge, per poi ripartire fiera in un finale coi fiocchi.

Trempled by Mutant Sleipnir si presenta come un ottimo pezzo hardcore , bello tirato e senza freni, ma si risolve, lasciandomi impressionato per la creatività del gruppo, in un cadenzato lamento elegiaco sumero (Bravi! Bravi! Bravi! Davvero un bel numero!)

Vomit of the Tiamat che, dal titolo, dovrebbe essere l’inno del gruppo, in realtà mi trova piuttosto in difficoltà a chiamarlo semplicemente “inno”: è un grido di fiera appartenenza, un Crust spietato, con quella scelleratezza sapiente che sa come mantenersi bene in bilico tra punk/hardcore militante in odore di neo crust (Sempre HHIG ma anche primi From Ashes Rise) e tutto quel Thrash Metal intriso di sporcizia sonora anni ’80 (Ancora Venom, ma anche primi Celtic Frost, Possessed e Satanic Rites; segno evidente che il gruppo c’è, è cosciente di sé e dei suoi mezzi e che, questa demo, non è una semplice demo ma una vera e propria dichiarazione di intenti.

L’ultimo pezzo, Atlantide, si apre con una cavalcata monocorde di basso (i Vomito del Tiamat, ci credereste?, non hanno la chitarra ma solo un basso iperdistorto) e una voce al limite della disperazione e del dolore: un universo non euclideo, lovecraftiano, si spalanca di fronte a chi ascolta, non premettendo la fine ma annunciando l’inizio di un supplizio infinito. Belli gli spunti psichedelici a metà pezzo: i Vomito del Tiamat non sono solo efferatezza e cattiveria, ma anche ricerca, ragionamento e riflessione.

Spero davvero di poter iniziare a organizzare dei concertini qui nella mia zona e poter chiamare a suonare gente come i Vomit of the Tiamat; un po’ perché questa realtà deve poter girare e un po’ perché se lo meritano.

Poi devo ringraziarli anche perché, con la loro demo, mi hanno motivato a scrivere ancora.

Grazie.

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