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Recensione : Zhoop – Wallflower Hardcore

13 pezzi di musica che verrebbe da etichettare semplicemente come ZHOOP, esattamente con lo stesso nome scelto dal suo stesso autore come marchio distintivo; poiché, oramai, proprio di marchio distintivo

Preannunciato con una storia su Instagram a settembre, anticipato da una cassetta con 5 pezzi inediti ad Ottobre, intervallato nell’attesa da altri due progetti paralleli (Djiin e Feed), ecco finalmente il primo LP di ZHOOP, per adesso solo in formato digitale: l’uscita fisica è prevista nel 2022 (dai su che manca poco) su Under the Gun.

 

 

13 pezzi di musica che verrebbe da etichettare semplicemente come ZHOOP, esattamente con lo stesso nome scelto dal suo stesso autore come marchio distintivo; poiché, oramai, proprio di marchio distintivo si può parlare, tanto i tratti caratteristici della proposta appaiono come fortemente distinguibili ed individuabili:

 

potrei ascoltare il primo pezzo “ah ah ah” a occhi chiusi, senza sapere cosa sto per ascoltare e, senza neanche un vago suggerimento, saprei subito riconoscere l’autore.

 

Quel punk hardcore che, come si intuisce già dal titolo del pezzo, conserva certo le caratteristiche fondanti del genere (velocità, spigolosità, cantato tra l’urlato, il declamato, il buono, il brutto e il cattivo) ma dai suoni così secchi e asciutti, quasi privi di saturazione, dalle atmosfere così ironiche e per niente cariche di quel crimine chiamato orgoglio autoindulgente (crimine di cui, purtroppo, l’hardcore ogni tanto si macchia) e da un certo ed insolito andamento quasi garage punk che rende impossibile cadere in errore: questo è ZHOOP, non ci son storie!

 

 

Giustamente, un punk rocker dalla scrittura così felice, si meritava una prima prova sulla lunga distanza, non fosse altro che per fare un sunto di un anno in cui è stato capace di immettere sulla rete un qualcosa come una demo, otto Ep e uno split condiviso coi Foil…

 

Ma non è questo “Wallflower Hardcore” un lavoro antologico, una raccolta di quanto prodotto dal nostro in un anno; trattasi bensì di tredici nuovi episodi che si aggiungono ai precedenti, testimoniando una produzione impressionante, sia nei numeri che nella qualità:

 

si potrà certo affermare che non cambia molto, da prova a prova, la proposta, e che, da ZHOOP, non ci si può certo aspettare delle sorprese: quello fa e quello rimane.

 

 

Vero! Ma è anche vero che la qualità non scema, l’atmosfera è sempre quella dell’entusiasmo creativo ed è poi anche vero che il nostro, quando ogni tanto si stufa di essere ZHOOP e vuol cambiare registro, cambia anche nome e produce roba diversa (consigliatissimo il recente Ep omonimo di Feed, un divertente e piuttosto singolare pasticcio di synth, Post Punk e Punk Rock al fulmicotone).

Quindi quello che deve impressionare non deve essere l’eterogeneità della proposta (e della quale mi frega poco: io voglio ascoltare ZHOOP che fa ZHOOP e non ZHOOP che prova ad accontentare i palati più esigenti), ma la capacità di tenere alta l’asticella della spontaneità e il pensiero che sta alla base dell’intero progetto: autoproduzione, visione, continuità, divertimento e Rock n’Roll!!!

Sarebbe quindi inutile che io, adesso, vi parlassi di ogni singola traccia del disco; un disco breve, come un disco punk ha da essere, un disco da ascoltare in una sola mandata, a diritto, senza interruzioni, a volume alto, altissimo: comunque sia l’esigua durata vi darà tutto il tempo di rimuovere le prove e darvela a gambe prima che arrivino gli sbirri.

Scopritevelo da sole e soli, godetevi ogni singola traccia di questa geniale commistione tra garage alla Sonics-punk rock alla Grumpies e Hardcore alla Chaos UK, vi assicuro che sarà sempre un’esperienza piacevole.

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