Una copertina che, per colori e lettering, rimanda mente e cuore all’album d’esordio dei sempiterni Buzzcocks (“Another Music in a Different Kitchen“) annuncia al mondo il ritorno degli Hard-Ons, punk rockers australiani di lungo corso, formatisi a Sydney nel lontano 1982. Hanno condiviso il palco con Ramones e Butthole Surfers; profeti in Patria, accreditati come la band indipendente che ha avuto più successo commerciale in Australia, di conseguenza risultando anche uno dei gruppi più conosciuti e rappresentativi della scena rock ‘n’ roll aussie nel mondo, e facendo dell’etica Do-It-Yourself una filosofia di vita (controllo del proprio percorso musicale senza interferenze delle case discografiche, decisioni in autonomia riguardo ai dischi da registrare, al booking dei concerti e alla libera scelta delle band di supporto con cui andare in tour, l’autopromozione, il controllo sulla produzione e sul merchandising e altro). Per questa loro attitudine e spirito punk, si sono conquistati stima e simpatie di nomi altisonanti come Henry Rollins, Jello Biafra e i Melvins, tra gli altri.
A distanza di due anni dal precedente lavoro sulla lunga distanza, “So I could have them destroyed“, è avvenuto un cambiamento importante in seno al combo: l’allontanamento del membro fondatore Keish De Silva (chitarrista, batterista e cantante) perché accusato di molestie sessuali nei confronti di una donna, e questo addio forzato ha complicato anche i piani riguardo a un documentario, finanziato dai fan, che gli Hard-Ons stavano progettando,”Hard-Ons: The Most Australian Band Ever”, sospeso (o cancellato?) a causa dell’affaire De Silva. Ma il quartetto non si è dato per vinto e, nel mese di agosto, ha annunciato di avere inserito nella line up un nuovo cantante, Tim Rogers, già frontman degli alt. rockers You Am I, nonché artista poliedrico (è anche attore e scrittore) e fan di lunga data dei Nostri. Con questo nuovo innesto in formazione, è stato registrato il tredicesimo Lp ufficiale della band, “I’m Sorry Sir, That Riff’s Been Taken”, uscito il mese scorso su Cheersquad Records & Tapes.
L’arrivo di Rogers sembra avere rinvigorito il sound degli Hard-Ons, tornato a essere veloce, asciutto e potente. Abbandonate certe velleità proto-metal che spesso avevano caratterizzato i precedenti 33 giri del quartetto, “I’m Sorry Sir” presenta 12 brani compatti e che esprimono la loro essenza entro e non oltre la durata dei 4 minuti (un solo pezzo, “Frequencies“, li supera) non rinunciando al consueto humour che ha sempre contraddistinto la band, e ben raffigurato nei videoclip dei brani “Hold Tight” e “Life as a Feather“, mentre Rogers sembra essersi subito integrato (con un timbro vocale azzeccato per il contesto sonoro punk-pop) e pare che sia con la band da sempre. Canzoni come “Fucked up party“, “Pucker up“, “Back pack sweat“, “The laws of gossip“, “Shove it down” e la conclusiva “Shoot me in the back” sono un old school punk che pesta duro ma che, allo stesso tempo, possiede anche la giovane e calda solarità di un pomeriggio primaverile/estivo passato a scorrazzare sullo skateboard.
Che altro aggiungere? “Hard-ons” in inglese significa “erezioni”, e se i Nostri sono ancora così focosi (con gli strumenti musicali) dopo quasi quaranta anni su e giù dai palchi e oltre 50 primavere a cranio, viva la salute!