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Sottoscala Pandemico #5: Il Giorno Dei Morti

Partendo dal presupposto che questa modestissima rubrichetta un po’ si è arenata poiché aspetto diversi componimenti che tardano ad arrivare,

Sottoscala Pandemico #5: Il Giorno Dei Morti

Partendo dal presupposto che questa modestissima rubrichetta un po’ si è arenata poiché aspetto diversi componimenti che tardano ad arrivare, spero mi si perdoni se, al fine di non farla cadere nel baule delle cose lasciate a metà (posto più non c’è, ahimè!), a questo giro vi parlo un po’ di me e di una cosa che ho contribuito a far accadere in questa pianura desolata chiamata Valdera.

Tutto inizia a inizio estate di quest’anno: sono uno che segue molto i canali YouTube dedicati al tema punk rock, post punk, weird punk, hardcore punk, budget rock, chain punk, crust, Oi! e tante altre cose che finiscono sempre con punk o core. Uno dei miei canali prediletti è TegosluchamPL  un tizio polacco di Stettino (vi ricordate il primo Sottoscala Pandemico sulla Syf Records? Ecco, la medesima città) che posta un monte di roba di varie tipologie (ma che finiscono tutte in punk o core e, nel suo caso specifico, anche in wave).

Seguire per seguirlo, lo seguo anche su Instagram, dove ho scoperto che organizza anche concertini bellissimi a Stettino, dove, il va sans dire, vorrei andare tutte le volte poiché somigliano parecchio alla mia idea di concerto:

vari gruppi di vari stili (ma che finiscono tutti in punk, core e, come nel suo caso specifico, in wave) che salgono sullo stesso palco:

confronto fra vari stili, radunare gruppi di persone appassionate in tutte quelle robe che finiscono in punk/core/wave, fare aggregazione, creare una situazione che poi diventa scena e che, a sua volta, diventa una realtà dalla quale poter creare ambienti liberi e autogestiti (eh, dite la verità, sono un sognatore, certo, ma so come e cosa sognare…).

Insomma, un bel giorno, come già scritto, di inizio estate 2021, annoiato, mi trovavo a scuriosare su Instagram tra i vari profili e, a un certo punto, mi appare di fronte la locandina di un concerto organizzato dal ragazzo che sta dietro il nik name TegosluchamPL: vi compaiono questi Parnepar, da Zagabria con furore, ed io, curioso come sempre, me li vado a cercare su Bandcamp ;

una bomba amiche e amici, un bel post punk cantato in lingua madre, perennemente sospeso tra il post punk claudicante dei primi Fall 

 

e il garage punk futurista dei Lord High Fixers di Tim Kerr (



Tosto, colgo l’occasione al balzo e invio loro denaro tramite il loro Bandcamp per ricevere le loro due uniche uscite: due dischi in formato cassetta, entrambi editi da quella fabbrica di meraviglie che finiscono tutte in punk, core e wave che è la Doomtown Records  anch’essa felice realtà proveniente da Zagabria.

Il giorno dopo mi aggiunge su FB il cantante nonché chitarrista Jura: mi ringrazia per il supporto e, da lì, incominciamo una felice conversazione su tutto quello che di bello c’è al mondo e che, curiosamente, finisce sempre in punk, core e wave.

Il bello dell’underground, in fin dei conti, è tutto qui: musica, scambio di opinioni, comunicazione, confronto e mutuo appoggio…

mutuo appoggio che si verifica nei fatti nelle ultime due settimane di Ottobre: Jura mi scrive, presto, prestissimo, saranno in tour ed hanno bisogno di una data qui dalle mie parti il 2 Novembre, un martedì; hanno bisogno di riempire uno spazio vuoto tra Bologna e Suzzara (MN), un punto sul quale appoggiarsi per suonare, rifocillarsi ed accamparsi durante il loro tour.

Quanto coraggio, quanta voglia di fare hanno questi ragazzi che, in un periodo così difficile, si mettono in marcia per suonare la loro musica, condividere le loro impressioni sul mondo…

Un po’ disilluso, dato il poco tempo a disposizione, mi metto a chiedere ai miei contatti qui in Toscana:

Ivan per il Next Emerson di Firenze(cantante dei Carlos Dunga  ma anche in queste altre formazioni Destinazione Finale
Iena 82, I Morgana , più altre che ometto più per ragioni di spazio che altro).

Dario per l’EX Caserma di Livorno (suona la chitarra e canta nei pop punkers Biffers )

Alessandro per la Taverna della Musica di Ponte Buggianese (PT) ( ma su Alessandro ci sarebbe da dire molto di più: batterista rock roccioso e ben impostato, ha prestato le bacchette in diverse formazioni dislocate nei dintorni di Montecatini terme e Pistoia

 


Ed è anche il boss di questa agenzia di booking/ etichetta )

Cesare, detto Cecio, per Pisa e limitrofi. 

 

posto questo video solo perché da solo, questo brano, rappresentare l’intero sentire della zona nella quale sono nato, vivo e sopravvivo; un inno che rappresenta quella parte di Valdera che resiste e rimane partigiana! Grazie Causa!)

Ivan mi dice che Jura aveva già scritto anche a lui, ma aveva posto solo per il giorno successivo
Dario mi dice che, all’Ex Caserma, avrebbero riniziato i concerti solo la settimana successiva a quella del due Novembre.
Alessandro mi comunica che la Taverna il Martedì è chiusa (me lo immaginavo ma tentare non costa nulla…)
Cecio, invece, mi dà l’ok per il Botteghino di La Rotta-Pontedera. Meglio di così non poteva andare!

Il Botteghino  è un locale ARCI completamente autogestito da una trentina di volontari: organizzano cene di autofinanziamento, dibattiti, cinema, presentazione di libri e, ovviamente, concerti; è sicuramente l’unico posto della zona a fornire un intrattenimento che sia “oltre” il concetto di consumo,  che organizza eventi fondati sull’idea di condivisione e aggregazione vera , in più, è a Pontedera, dove io risiedo, ed ha un enorme spazio esterno (cosa che, fino a che si è potuto, ha permesso di evitare le restrizioni anti-covid).


Tutto a posto quindi: i Parnepar avranno una data, un piatto caldo e un alloggio per la notte (la sala prove dei Causa) e anche un gruppo spalla (gli Orrendo Subotnik, il duo Budget Punk nel quale canto e suono )

Il 2 Novembre, tra minacce di maltempo che non si verificheranno, salvo una piccola ed inconsistente pioggerellina verso ora di cena, finalmente arriva.

Sono le sei del pomeriggio, parcheggio davanti al Botteghino e, da un’utilitaria con targa croata, spuntano fuori i tre Parnepar: Anna Maria (basso e voce), Ivan (batteria e voce) e Jura (chitarra e voce principale).

Questi ragazzi hanno davvero carattere: partiti con un’utilitaria da Zagabria, attraverso terre minate da una Pandemia, solo i loro strumenti e la voglia di conoscere e farsi conoscere. Stupendo.

Dentro al Botteghino troviamo Sergio, storico militante comunista della zona, che è giunto in loco per aprirci e fare gli onori di casa (i Parnepar non si lasciano sfuggire l’occasione di assaporare un espresso che profuma di socialismo reale preparato dalle sapienti mani di Sergio!).

Dopo poco arriva Cesare e iniziamo a preparare il palco per la serata. Siamo all’esterno, sotto un gazebo, sistemiamo batteria, casse, amplificatori e banco di regia: l’atmosfera sa già di underground vissuto, improvvisato su due piedi, arrangiato con quel poco che si ha e, proprio per questo, entusiasmante. I Parnepar, che sono dei veri appassionati, ci aiutano nell’allestire il tutto.

Panico, alla batteria del Botteghino manca l’asta del rullante! Alle sette però arriva Luca, il mio socio degli Orrendo, con l’asta: tra varie avventure

è una vita che io e Luca suoniamo insieme e, tutte le volte, ha il dono di salvare sempre la situazione!

Ci siamo tutti a questo punto, possiamo procedere col soundcheck! (Pochi minuti a testa, siamo due gruppi senza effetti agli strumenti e privi di affetti per le sonorità roboanti e ce la sbrighiamo con poco)

A cena Io e Jura parliamo di musica e in particolar modo dei Gobs e della loro cassettina appena uscita (la mia recensione su in Your Eyes era stata pubblicata proprio in serata).

Sarà anche banale da dire ma la cultura DIY e Underground riesce ancora ad unire persone distanti mille miglia e anche di più: in quale altro ambito potreste mai trovare un italiano ed un croato, seduti al tavolo di un circolo ARCI, a disquisire amabilmente di una cassetta licenziata da una piccola etichetta dell’Oregon?

Inizia ad arrivare gente per il concerto. Ci sono anche Edoardo e Francesca che hanno portato le loro autoproduzioni ( FB Instagram ) piazzano il banchino accanto a quello dei Parnepar (son sempre qui che mi martello le gonadi per il rimpianto di non aver preso la maglietta, vabbè, pazienza…).

Vengono anche Dario e Sara dei Progetto No Name, duo d’avanguardia di base in Valdera ( https://progettononame.bandcamp.com ) curiosissimi per i Parnepar, li hanno ascoltati e riascoltati e adesso ne sono innamorati…la divulgazione dal basso, per certi versi, funziona ancora bene.

In attesa del concerto metto su un paio di dischi della nostrana Surfin’ki records il punk rock alla Ramones di questi due gruppi ha un buon risultato tra i vari avventori: c’è conversazione, situazione, aggregazione…tutto è pronto quindi, si può partire!

La nostra esibizione, per quanto un po’ tesa per via che è stata la prima dopo due anni di vuoto dall’ultima a causa di “tutti e tutte sappiamo cosa”, mi è piaciuta: veloce, feroce, sgarbata, vibrante; per certi versi mi ha ricordato questo disco (che è uno dei miei dischi preferiti di sempre)  fatto uscire da Area Pirata, il mio fornitore di dischi di fiducia!

Dopo di noi, com’è ovvio che sia, tocca ai Parnepar: un concerto strepitoso, divertente, gente che balla e gente che commenta, approvando, l’esibizione dei croati che, di par loro, si cimentano in un post punk spigoloso ma ballabile (come babbo Mark E. Smith insegna).

Quando, dopo due bis, il concerto si chiude, l’atmosfera di unione, condivisione e amicizia permane: si legge dalle espressioni che c’è sempre voglia di continuare, ancora musica, tirare dritto tutta la notte, stare insieme, contribuire, avvicinarsi, sia fisicamente che idealmente, creare qualcosa di duraturo.

Dopo quasi due anni di vuoto, dolorose statistiche, rabbiosi battibecchi nella sezione commenti, scomparse di persone a noi care, incompetenze, arroganza e guerra si lavoratori, pare quasi essersi formata, per una sera, una situazione “altra”, un punto da dove poter ripartire nel vero senso del termine: un concetto diverso di vita, di intrattenimento, di fare cultura dal basso…

scusate se un po’ manco di modestia, ma sapere che ne ho preso parte in forma attiva a questo concerto, mi rende orgoglioso di me stesso, con la consapevolezza che dovrò ripetermi e dovrò farlo perché lo devo a tutte le persone e le realtà citate in questo quinto appuntamento di Sottoscala Pandemico, perché se lo meritano.

Perché, dopo questa sciagura che ci è piombata all’improvviso sulle teste, abbiamo tutti bisogno di un posto comune, anche se solo ideale e temporaneo, da poter chiamare casa; una casa dove reinventarsi e stare insieme.

La mattina dopo Jura mi scrive su Messenger, si è divertito, son stati bene, suonare al Botteghino gli è piaciuto.

Questo vale più di ogni altra cosa per il sottoscritto. Credetemi.
In ultimo, è giusto che io ringrazi di cuore tutte le persone che si sono prodigate per questo evento: Chiara e Nilo per aver cucinato e servito al tavolo, le ragazze al bar (non sono vostri nomi, perdonatemi), il Mazzantini per le luci, Sergio per l’accoglienza e in ultimo, ma non per importanza, a Cesare/Cecio per aver fatto egregiamente da fonico, aver fatto da tramite tra me e il Botteghino e per aver fatto da grafico per la locandina dell’evento.

Grazie di cuore!

 

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Una risposta

  1. Bellissimo articolo, Mi ha fatto scoprire molti gruppi davvero interessanti, e mi ha scaldato il cuore. Lo spirito continua ! Grazie Tommaso.

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