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Recensione : The Queen Is Dead Volume 30 – The Mugshots Out Of This World No Names

The Mugshots \ Out Of This World \ No Names - Prima puntata del 2022, anno di cui non ci auguriamo nulla, per cui se ne viene qualcosa di bello, meglio.

Prima puntata del 2022, anno di cui non ci auguriamo nulla, per cui se ne viene qualcosa di bello, meglio. Si comincia con il nuovo maxi singolo dei The Mugshots, che si chiama Children Of The Night / The Call e esce per Minotauro Records, in edizione limitata in vinile verde per 300 copie. Il gruppo bresciano è attivo da anni ed è uno dei gruppi italiani gotici più conosciuti in tutto il mondo.

Ascoltandoli si capisce bene come si possa avere un afflato internazionale con una musica che riesce a catturare l’immaginario di molte persone, attraverso una perfetta commistione tra horror, goth, punk, rock e tanto altro. In questi anni i bresciani si sono ritagliati uno spazio importante, che non è diminuito nemmeno con la pandemia, anzi durante quest’ultima hanno pubblicato un singolo Quarantine Chant con Baz Warne degli Stranglers, il cui ricavato è stato devoluto agli Spedali Civil di Brescia.

Questo nuovo singolo ha due pezzi all’attivo, sul lato A troviamo Children Of The Night con un ospite d’eccezione, Mantas dei Venom Inc alla chitarra. Il brano è un pezzo Mugshots al cento per cento, ritornello bellissimo, un’atmosfera oscura e misfitsiana con le tastiere che danno un tocco retro e molto bello. Il secondo pezzo è The Call e vede alla voce Attila Csihar dei Mayhem, in un connubio estremamente ben riuscito, dove tutto è al suo posto e la dannazione è una nebbia che nasce lenta dal suolo.

Con questo singolo i The Mugshots ribadiscono la loro bravura nel creare atmosfere musicali che riportano ad una moltitudine di topos letterari e cinematografici, come se nelle loro note ci fosse una tradizione maledetta che non muore mai, proprio come l’erba cattiva.

Da tempo mancava un album di aor (art oriented rock ) potente, incisivo e bello come questo, l’omonimo esordio degli Out Of This World, per la neonata Atomic Fire Records che già vanta un catalogo eccezionale.

La formazione è una parata di stelle del firmamento dell’aor e hard rock europeo, ovvero alla chitarra Kee Marcello degli Europe fondatore del gruppo, alla voce Tommy Heart dei Fair Warning, al basso Ken Sandin degli Alien e per chiudere ancora più in bellezza alla batteria Darby Todd che ha lavorato con Devin Townsend, Gary Moore e The Darkness.

Il risultato è davvero notevole, un disco fresco, con suoni che risultano potenti e dirompenti in questa era di piattezza, un’opera che viene dagli anni ottanta e novanta e riesce a suonare attualissima, non un esercizio di bravura ma un vero e proprio manifesto di una certa maniera di intendere l’hard rock e l’aor, un genere pressoché sconosciuto alle masse attuali ma che è uno dei più validi componenti della fiera famiglia dell’hard rock.

Out Of This World è un disco che suona elegante e con melodie impressionanti, con la voce di Tommy Heart che guida il tutto in una maniera incredibile, con potenza e melodia, le due cifre stilistiche di questo lavoro.

Il gruppo, come dicono loro stessi, non si è mai sentito un progetto ma una banda vera e propria e questo si sente molto bene nel disco. Un altro tocco molto importante nella produzione è stato quello di Don Airey alle tastiere in libera uscita dai Deep Purple, che con le sue evoluzioni è davvero molto importante. Testimone importante fra il passato ed il presente è Ron Nevison che ha curato il mixaggio e che lavorò trentatré anni fa proprio a Out Of This World degli Europe, e ora lo si ritrova qui a fare musica di qualità ancora superiore.

Un disco bellissimo e prezioso che piacerà agli amanti di certe sonorità del rock duro e potrebbe essere un validissimo punto di inizio per dei giovani che si volessero avvicinare a questa musica, come molti fecero con i vecchi dischi degli Europe e di tanti altri una trentina di anni fa.

I No Names sono un gruppo genovese di rock and roll nella sua accezione più vicina all’hard rock, con tocchi southern rock e grunge. Il loro debutto si chiama Piano 21 e esce per l’altrettanto genovese Buil2Kill Records. I No Names sono fondati da Eu e Andre nel 2015, dopo che Eu contatta Andre per scrivere una canzone di natale per il figlio. I due avevano già collaborato negli anni novanta, e da quella scintilla rinasce la creatività, tanto da decidere di provare a fondare i No Names per riprendere ed ampliare un discorso musicale interrotto dagli anni e dagli accadimenti della vita. Il risultato è un disco che arriva dritto dagli anni novanta ma che è estremamente attuale, curato e che si prende il suo tempo per entrare nelle grazie dell’ascoltatore. Piano 21 è melodia, forza e ricchezza musicale, fatta da chi vive di altro magari ma che ha in testa queste sonorità senza tempo e deve solo aspettare l’occasione che forse non verrà mai, ma per fortuna questa volta è arrivata e si chiama Piano 21.

Un viaggio nel rock duro, senza steccati di genere o sottogenere, come bussola le emozioni e la saggezza di avere qualche anno in più. Molto presente lo spirito del grunge in quota Stone Temple Pilots e Alice In Chains, sebbene il vero protagonista sia sempre il caro vecchio rock and roll. Colpisce molto la profonda sensibilità di questo valore, c’è un’alta carica di emozioni e di questo periodo ce n’è proprio bisogno. Un piccolo gioiello che rischiava di non vedere la luce, e che invece è qui per rimanerci.

Registrato a Genova ma poi masterizzato a Las Vegas presso il DMI Studio, ed effettivamente il tocco americano c’è. Un gran bel debutto.

 

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