Non è per far le sfide, che nel punk rock le sfide non devono esistere, ma per mettere insieme due realtà che mi intrigano parecchio e che risultano tra i nomi più citati nel giro punk rock.
Due singoli, due modi di intendere il punk rock, due generi diversi che però fanno parte di un unico insieme che, a parer mio, è un blocco unico e che, se esaminato nella sua interezza, risulta ogni giorno sempre più complesso ed evoluto nonostante la sua natura ruvida, diretta e minimale.
Da una parte, e si parte in ordine alfabetico e non di importanza, ci sono i Mr.Teenage su Drunken Sailor:
concentrato Power Pop deviato da un’immediatezza che trasuda Punk Rock da ogni poro dei quattro pezzi qui proposti.
Automatic Love è uno di quei pezzi che ti entra in circolo e diventa parte integrante delle tue giornate:
te la canticchi la mattina appena alzato, ti scopri a ripetere ossessivamente “Automatic Love Automatic Love Love” mentre sei a lavoro, ti capita di sentirtela attaccare improvvisamente nelle trame della mente mentre la sera, di fronte ad un rum, incroci uno sguardo, quello giusto.
Più marcatamente pop e cadenzata la successiva Waste of Time, romantica se per romantico si intende la coesistenza tra sentimento e distacco da questo:
innamorato, certo, ma con l’esperienza che suggerisce di prendere le distanze perché, appunto, cose del genere sono delle perdite di tempo.
The Loser è un bel garage pop di stampo Burger records:
anche qui l’armonia ti si appiccica addosso come melassa e non ti si stacca, premesso che comunque, a priori, ci sia anche una certa propensione per suoni ruvidi e terribilmente aspri (da parte mia si, quindi giù a cantare come un matto).
Kids è un bel rock anthemico che chiude il singolo in maniera esemplare con fraseggi di chitarra tra il malinconico e il verace…
Là dove la Drunken Sailor attacca con sapienza e capacità notevoli di scrittura, la Goodbye Boozy risponde con la scelleratezza e tutta la beffa possibile:
due gruppi, due modi di far buriana a confronto: gli X-Acto sono un bel combo sospeso tra Hardcore, Chaos e Ironia:
Smells Like Beef è un continuo rincorrersi tra synth impazziti, ritmo da scazzotate tra alcolizzati, voce urlata e un finale dove tutto finisce male e introduce, senza prendere fiato, la filastrocca malefica che apre Blastbeats on My Balls (titolo bellissimo, non c’è che dire…):
un pezzo che testimonia una versione più Punk e meno Avantgarde (proprio per questo mi piace anche di più del gruppo di San Diego, questo non fa certo di me un ascoltatore sopraffino ma tampis) dei Locust di Plague Soundscapes. Chitarre Rock n’Roll senza freni inibitori e synth dai suoni acidi e freddissimi.
Una serie di bizzarrie nell’arrangiamento, dialoghi tra synth, chitarre e batteria che sanno più di litigio che di scambio di opinioni, e poi F.F.D. traghetta verso la fine del lato degli X-Acto; un incrocio di chitarre alle Devo declinate in lingua Grind Core ed un cantato che sta sul filo sottile sospeso tra l’anthemico e la parodia di questo.
Egg-punk o Weird Punk o Chain Punk o semplicemente puro divertimento per i Paranoise:
voce tra l’atono e il parodistico, velocità ai limiti del reale e tanta Devo-armonia:
divertenti e autoironici. Già in Body Farm si comprende che il punk rock dei Paranoise non si prende sul serio e mescola, decodifica vari linguaggi punk (come è comune pratica nel giro Egg-punk o Weird Punk o Chain punk o boh fate voi) per parlarne solo uno: quello dei Paranoise!
Circuiti rotti, chitarra corrotta da Echo e, senza nemmeno rendercene conto, siamo in sella a Flesh Vines con una velocità d’esecuzione impressionante ma, entro la quale, per quanto la bassa risoluzione la faccia da padrone, si nota senz’altro una certa cifra tecnica nell’esecuzione chirurgica del pezzo in questione.
Chiudono il lato con 6th Kind, pezzo che, già nell’armonia e nel timbro vocale, ricorda i pioneristici, proprio in senso Egg-punk o Weird Punk o Chain Punk o fate un po’ voi, Coneheads che qui vengono passati ad un filtro che unisce riff alla Devo ad uno smaliziato approccio ritmico Power Violence (per soli 5 minuti di registrato a testa, sia i Paranoise che gli X-Acto, son senza briglia o controllo alcuno…) per poi risolversi in un finale dalle tinte astruse, tra psichedelia, kraut e una martellante batteria Punk Rock (tutto questo in soli 20 secondi eh, roba che, per quanto possa sembrare di genere, tanto di genere non è, e merita ascolti attenti e approfonditi).
Fra i due singoli, non c’è da scegliere, né da mettere a confronto: si deve solo registrare l’ottimo stato di salute del Punk Rock in questi tempi marci e folli e che, tutte e tre le formazioni coinvolti, sanno descrivere, incarnare e riportare in forma canzone; sia nella maturità compositiva dei Mr. Teenage che nell’estro scellerato e sperimentale di X-Acto e Paranoise.
Procurateveli entrambi!