Arrivano all’album di debutto i Burning Balloons, nuovo progetto ispirato, nel nome scelto, dal brano dei Pretty Things della rock opera psichedelica “S.F. Sorrow”, e di stanza in Catalogna. Band nuova di zecca, ma i cui componenti sono tutt’altro che matricole nel panorama della scena garage/indie internazionale.
I Burning Balloons sono infatti un duo formato da un americano del Minnesota trapiantato in Spagna, Benjamin Bachman (ex chitarrista dei garage punkers Fuck Nights e dei Nightingales) alla chitarra, tastiere e al canto, e dall’autoctono Raul Romero (già all’opera negli anni Novanta a Barcellona con la garage band Flashback Five, e successivamente negli Psiconautes) al basso, voce, tastiere e percussioni. Non è la prima volta in cui entrambi collaborano: i nostri fanno parte anche di un’altra garage-psych band catalana, gli High Tiny Hairs.
I due avevano già fatto uscire, nel 2019, un Ep di sei tracce, intitolato “This Is Our Future part 1“, missato e masterizzato dal garage guru Mike Mariconda, che rappresentava un corposo antipasto del disco vero e proprio, che porta lo stesso titolo (e ancora una volta prodotto dalle sapienti mani di Mariconda) ed è stato pubblicato da PHILATELIA Records e Sir Gregory Records nell’ottobre 2021.
Ai sei pezzi dell’Ep (“Anaconda“, “Drained“, “Modern Fuckers“, “Heart of Gold“, “On the run” e “Round and Round“) si sono aggiunte otto nuove canzoni che vanno a comporre un gradevole affresco garage-psych. Introdotto dall’iniziale post-punk di “Anaconda“, il viaggio delle Mongolfiere prosegue sulle esuberanti coordinate rock ‘n’ roll di “Drained” che rievocano il Ty Segall più allegro e ruspante, mentre “Modern Fuckers” si apre ad atmosfere più psichedeliche e sognanti care a band come Warlocks e Black Angels. In “Heart of Gold” e “On the run” si avvertono echi garage-blues dei primi Black Keys (quelli belli) e melodie circolari Sixties country-blues accompagnano “Round and Round“, per poi lasciarsi ammaliare da canovacci Velvetiani di piano/organo/chitarra e voce si rincorrono in brani come “Shoot Them All” e “Should have walked home“. Tornano le suggestioni garage-psych in “Cemetery 145” con un mood rallentato che strizza l’occhio a band come Spacemen 3, Rain Parade o Galaxie 500, e il garage rock à la “Nuggets” di “Crabs” (confrontate il ritornello di questa canzone con la melodia di “Lies” dei Knickerbockers) aggiornato alla nostra epoca ci fa scuotere le zazzere e muovere il piedino a tempo. La parte finale disco vede i due minuti psych sbarazzini di “Kill Them With Kindness“, i quasi quattro stranianti di “Has Vist La Lluna?” (tra linee d’organo, ritmi strascicati e voci sovarapposte che creano un effetto da capogiro) gli aromi selvatici e ipnotici da trip da peyote nel deserto di “Who Owns My Breath” e la conclusiva Allah-Las-iana “Almond Grove“.
Ben e Raúl descrivono la loro musica in maniera schietta e disincantata: “melodie psych e testi che parlano di disaffezione per la politica ambientale e sociale di merda dei nostri tempi”. E in effetti, come dargli torto? Già oggi intravediamo gli orrori a cui potrà portarci la società distopica di un domani non molto lontano (come sembrerebbe suggerire anche la copertina dell’album) dominato dallo strapotere delle nuove tecnologie che, usate dai super ricchi del Pianeta per fini perversi di profitto infinito (e non per favorire il progresso del genere umano) avranno robotizzato il lavoro e schiavizzato e asservito definitivamente gli esseri umani, che non svolgeranno più lavori manuali e intellettuali perché saranno sostituiti dai robot (creature meccaniche senz’anima né sentimenti, funzionali al capitalismo globalista, perché intercambiabili, dotati di intelligenza artificiale e infaticabili, capaci di lavorare anche 24 ore su 24 senza fermarsi né reclamare diritti sindacali) e non sarà più necessario spostarsi, viaggiare, recarsi alle urne a votare e/o andare a scuola (ci si istruirà solo su YouTube e su Facebook, assurti a totem del sapere universale) spariranno tutti i negozi fisici, tutte le attività gestite dagli umani e tutti i momenti di aggregazione tra esseri dotati di intelletto (i concerti musicali in primis) e si potrà fare praticamente tutto seduti davanti a un computer o col telefonino, perché il Potere metterà le persone in condizione di non uscire più di casa, poiché il Grande Fratello universale privatizzerà ogni aspetto dello scibile umano, ma concederà ai suoi sottoposti un reddito di cittadinanza universale (per tenere tutti buoni e non farli più protestare nelle piazze, ma dando comunque loro l’illusione di partecipare agli eventi e alle decisioni del mondo e della vita di ogni giorno attraverso i social network, e non è un paradosso, questo accade già da anni) da spendere per farsi recapitare a domicilio il cibo, le bevande, i vestiti, i medicinali, gli elettrodomestici, i mobili, i nuovi trovati tecnologici, i vizi (scommesse, gioco d’azzardo, sesso e droghe, sia reali, sia virtuali, indotti dalle infinite possibilità offerte dall’Internet “senza limiti”) un futuro in cui il cittadino smetterà di essere tale, sarà completamente spoliticizzato e diventerà un automa pagato per non lavorare, e che impazzisce lentamente, segregato tra le mura di una prigione invisibile, ma felice di essere uno schiavo in-consapevole, drogato di consumismo. Ma tutto ciò, in gran parte, sta già accadendo oggi, sotto i nostri occhi, e forse tra qualche lustro sarà estremizzato, ed è una bella merda di futuro. Per quanto tempo ancora potremo resistere a questa deriva tossica?
TRACKLIST
1. Anaconda
2. Drained
3. Heart of Gold
4. Modern Fuckers
5. On the run
6. Round & Round
7. Shoot’em all
8. Should have walked home
9. Cemetery 145
10. Crabs
11. Kill them with kindness
12. Has vist la lluna
13. Who owns my breath
14. Almond grove