Nella serata del 3 aprile è venuta a mancare, all’età di 66 anni, dopo un breve periodo di malattia (come ha voluto far sapere la sua famiglia, ha sofferto di una forma rara di cancro al dotto biliare) Pamela Rooke. La notizia è stata data dal suo partner, che ha dichiarato che la Rooke si è spenta serenamente nella sua città natale Seaford, nell’East Sussex (dove nacque nel 1955) circondata amorevolmente dall’affetto dei suoi cari.
Conosciuta coi nome d’arte Jordan e Jordan Mooney, Pamela è stata una attrice e modella sui generis, trasferitasi a Londra per sfuggire alla anonima vita di provincia per reinventarsi come modella e rivoluzionaria icona di stile, influenzata dallo stile avanguardistico di David Bowie, e diventando un personaggio che non passò inosservato durante l’esplosione del punk inglese nel 1976, collaborando coi Sex Pistols (salendo spesso sul palco con la band, agli inizi) e con la trasgressiva fashion designer Vivienne Westwood, all’epoca compagna dello stravagante manager dei Pistols Malcolm McLaren, con cui gestiva boutique alternative e provocatorie (da loro fu assunta come commessa nel mitico negozio “SEX”, intorno al quale gravitavano i futuri Sex Pistols e altri musicisti e dilettanti che in seguito avrebbero formato diversi gruppi punk) a Londra, e tra le sue amicize celebri figurava anche quella con Andy Warhol.
La Rooke, infatti, abbracciò in pieno la filosofia Do-It-Yourself del punk ed entrò a far parte del vortice creativo che ruotava intorno alla rivoluzione musicale, concettuale ed estetica del punk rock, sperimentando lo spirito di ribellione al sistema borghese nelle convenzioni e in vari campi artistici (moda, musica, cinema) e proponendo in pubblico look estremi, sfoggiando capelli ossigenati biondo platino tenuti dritti in alto in verticale, con ciocche appuntite come aculei, trucco pesante (spesso inusuale e geometrico, di ispirazione Mondrian) e aggressivo, condito da un abbigliamento fetish in pelle, gomma, lingerie erotica, lattice e (parziale) nudità in tenuta sadomasochista: un’immagine forte, che creava scompiglio tra la gente comune e faceva indignare l’opinione pubblica perbenista inglese del tempo, ancora legata al ruolo remissivo della donna e all’educazione femminile riservata e austera dell’era vittoriana, e quindi scioccata dalle trovate della Rooke, la cui “indecenza” rappresentò un cambiamento radicale nella società britannica e segnò un autentico punto di rottura con il costume di fine anni Settanta-inizio Ottanta, divenendo una figura chiave della cultura pop britannica e influenzando anche migliaia di ragazze come un esempio credibile di emancipazione femminile.
Jordan è stata anche manager degli Adam and the Ants, cantando anche su un loro brano del 1978, “Lou”, esibendosi anche dal vivo col gruppo (prima di lasciarlo nel maggio dello stesso anno) e successivamente si occupò anche dei Wide Boy Awake, dei quali sposò il chitarrista Kevin Mooney (da cui divorziò poi a metà Eighties) già bassista negli Ants.
Pamela si era cimentata anche nel mondo del cinema, apparendo in due film di Derek Jarman, “Sebastiane” (1976) ma soprattutto recitando un ruolo da protagonista nel cult movie “Jubilee” del 1978, la prima pellicola tematica sul punk rock britannico, oltre a un cameo nel celebre mockumentary di Julien Temple sul punk inglese e sui Sex Pistols, “The Great Rock ‘N’ Roll Swindle” (1979).
Dopo le incursioni cinematografiche, si era ritirata dalle scene ed era tornata a vivere a Seaford, dove aveva intrapreso un percorso di vita da veterinaria e allevatrice di gatti, lontana dalla mondanità ma senza rinunciare al suo essere anticonformista e coerente al suo stile senza compromessi. Nel 2019 aveva pubblicato la sua autobiografia, “Defying Gravity: Jordan’s Story“.
Qui sono state raccolte varie reazioni suscitate dalla scomparsa di Jordan.