L’esordio di Liz Lamere non è un primo disco qualunque: la signora in questione ha lavorato per più di trent’anni al fianco del marito, Alan Vega.
Dopo una carriera passata nelle retrovie, Lamere getta il cuore oltre l’ostacolo e consegna al mondo “Keep It Alive”, sette tracce di pulsante synth-pop elettronico e algido. Chiaramente il fantasma dei Suicide e di Vega alberga nei suoni dell’album ed è con molta probabilità un effetto voluto, se si pensa anche alla produzione di Jared Artaud dei The Vacant Lots, coi quali Vega aveva collaborato. In ogni caso, la voce di Lamere si adatta benissimo alle fredde traiettorie disegnate in brani come Subway Cyanide, Stand eFreedom’s Last Call,oppure al rimbalzo di synth e pattern di Heat Beat e Sin, nei sussulti horror di Stand; tuttavia la voce, così composta e calda, è distante anni luce dagli incubi urbani del marito.
Lamere confeziona un post-punk sintetico perfetto per il rilancio della figura: si inserisce sicuramente in un filone già ben nutrito, ma dopotutto chi più di lei può reclamare di diritto un posto in prima fila?
Curiosa scommessa anche per In The Red, che si allontana dalle sue sonorità tipiche.