“La sonata a Kreutzer” (1889-90) è un romanzo breve, frutto del nuovo sentire di Lev Tolstoj, da tempo caduto in una profonda crisi spirituale; lo scrive nel periodo in cui s’accosta al cristianesimo in maniera diversa, con la precisa volontà di recuperarne l’originaria semplicità e purezza, deprecando ogni forma di istituzione politica, sociale o religiosa.
In quest’opera, Tolstoj travolge tutte le difese moralistiche per affrontare, con feroce sincerità, il tema della sensualità – della necessità di sottrarsi a essa, di “vincere” la carne – proprio nella sua più comune e “legalizzata” manifestazione: il matrimonio.
Potrete leggere passaggi come questi:
- Il marito e la moglie non fanno altro che imbrogliare la gente con la loro parvenza di monogamia, e vivono in un regime di poligamia e poliandria. È meschino, ma ancora accettabile. Ma quando, come spesso accade, la moglie e il marito si sono assunti l’impegno formale di vivere insieme per tutta la vita, e già dal secondo mese si odiano reciprocamente, vorrebbero separarsi eppure continuano a convivere, quello che scaturisce allora è un inferno orripilante, per via del quale si finisce alcolizzati, ci si spara o si ammazza e si avvelena se stessi oppure l’altro (…).
- (…) i comandamenti servono soltanto per rispondere all’esame di religione (…).
- È sorprendente quanto grande, totale possa essere l’illusione che nella bellezza c’è il bene. Una bella donna dice delle sciocchezze, tu la ascolti e non vedi sciocchezze, ma cose intelligenti. Dice e fa delle porcherie, e tu vedi la sua finezza. Quando non dice né sciocchezze né porcherie, ed è bella, allora ti convinci della sua portentosa intelligenza e moralità.
- (…) la donna, senza dubbio, da una parte è in totale soggezione, ma dall’altra esercita il suo dominio. Proprio come gli ebrei, che con il potere economico sono ripagati della loro oppressione. “Voi ci volete costringere a fare i commercianti: bene, grazie ai nostri commerci vi domineremo” dicono gli ebrei. “Volete fare di noi soltanto degli oggetti del desiderio fisico: bene, in quanto oggetti del desiderio vi renderemo schiavi” dicono le donne.
- Adesso si sostiene che c’è rispetto per la donna. Ci sono quelli che le cedono il posto e le raccolgono il fazzoletto; altri ne riconoscono il diritto a ricoprire qualsiasi carica, a far parte dell’amministrazione dello stato, eccetera. Ma al di là di quel che dicono e fanno, la loro idea della donna non cambia. È uno strumento di piacere. Il suo corpo è uno strumento di piacere. E lei lo sa.
- Sta proprio in questo la consolazione e il dramma dell’uomo: quando si vive male, ci si può offuscare la vista per non vedere tutta la miseria della propria condizione.
- In città chi è infelice vive meglio. In città si può vivere cento anni senza neanche avere l’idea di essere già da un pezzo morti e sepolti. Non c’è tempo di fare i conti con se stessi, si è sempre occupati. Gli affari, le relazioni sociali, la salute, le arti, la salute dei bambini, la loro educazione. Bisogna ricevere questo e quello, andare di qua e di là. C’è sempre qualcosa da vedere, da ascoltare.
- (…) la nostra decadenza morale è arrivata a un punto tale che di una giustificazione neppure più avvertiamo la necessità.
- (…) nel nostro mondo di oggi la coscienza manca del tutto, a parte, se vogliamo chiamarla coscienza, quella dell’opinione pubblica e del codice penale.
- Cristo non ha dato nessuna norma su come vivere, non ha mai creato istituti, non ha mai istituito neppure il matrimonio. Ma gli uomini, non capendo la specificità della dottrina di Cristo, abituati a dottrine esteriori e desiderando sentirsi dei giusti (…) hanno creato, interpretandolo letteralmente, un’intera dottrina esteriore di regole, cioè la dottrina cristiana della chiesa, sostituendola all’autentica dottrina di Cristo, quella dell’ideale. Per ogni aspetto dell’esistenza sono state poste norme e regolamentazioni esteriori fondate sulla cosiddetta dottrina cristiana della chiesa, in piena contraddizione con lo spirito della dottrina dell’ideale di Cristo. Ciò è stato fatto a proposito del potere, dei tribunali, dell’esercito, della chiesa, delle funzioni religiose, ed è stato fatto anche per il matrimonio: a dispetto del fatto che Cristo non solo non ha mai istituito il matrimonio ma, a voler cercare regole, piuttosto lo negava (“lascia tua moglie e seguimi”), le cosiddette dottrine cristiane della chiesa hanno fatto del matrimonio un istituto cristiano (…).
- Solo per il fatto che su una certa parte di quelli che si congiungono il clero compie per denaro una determinata cerimonia, chiamata dalla chiesa matrimonio, la gente si figura, ingenuamente o ipocritamente, di vivere in monogamia. Ma un matrimonio cristiano non può esserci e non c’è mai stato, come non c’è mai stato né può esserci un rito religioso cristiano (Matteo, VI, 5-12, Giovanni IV, 21), né padri o maestri sulla terra (Matteo, XXIII, 8-10), né proprietà privata cristiana, né eserciti, tribunali o stati cristiani. E ciò è sempre stato evidente agli autentici cristiani dei primi e degli ultimi secoli.
Cos’altro aggiungere? Di questo libro Corrado Augias ha scritto: “… questo romanzo breve vorrebbe essere un rifiuto dell’amore carnale (…) ma il tema del racconto in realtà è molto più complesso a cominciare dal fatto che, a dispetto dell’assunto, emana dalle pagine un conturbato erotismo.”
Marco Sommariva