Ritorno degli alchimisti della musica pesante Otus con un disco che si ispira a Gurdjeff. Altro notevole quello dei Cigar, uno dei più notevoli gruppi di hardcore melodico rimasti in piedi dagli anni novanta.
OTUS
Ritorno per i romani Otus con “ Torch “ su Time To Kill Records. Gli Otus sono uno dei migliori gruppi italiani in ambito post metal e ben oltre, con le loro trame sonore esoteriche che spaziano e aprono nuovi orizzonti mentali e sonori.
Il disco è un concept sulla quarta via del filosofo e tanto altro Georges Gurdjieff che ha teorizzato e descritto questo sistema come sviluppo e miglioramento del pensiero e della vita umana, detto in termini molto brevi e carenti.
Questa elevazione che comporta molto lavoro su sé stessi e sul mondo circostante differisce dalle altre tre conosciute, ovvero quella del fachiro che è materiale, quella del monaco più emotiva e quella dello yogi che è maggiormente intellettuale. Gurdjeff prende qualcosa da tutte queste tre e le porta in uno scenario differente per un risultato diverso. Da qui la torcia del titolo del disco è la luce che illumina il nostro oscuro cammino di ricerca ed è anche la fiamma del fuoco alchemico che solve e coagula. Tutto ciò, e anche di più, viene trasposto molto bene in musica dagli Otus, un gruppo che sa creare trame sonore che si dipanano nello spazio e che piegano anche il tempo.
Prendete ad esempio i Neurosis ( travolti in questa strana estate dalla faccenda Scott Kelly) e rendeteli ancora più pesanti e al contempo psichedelici ed ecco gli Otus di “ Torch “, un gruppo che non ha bisogno di dimostrare nulla, facendo una musica davvero ricca sia di sostanza che di particolari. Gli Otus fanno mantra sonori come preziosi tappeti che si innalzano in cielo, sanno usare la pesantezza che bilancia la melodia e viceversa, in un gioco di echi e rimandi, di sogno e di consapevolezza dell’incubo.
In questo disco sia per mezzo della musica che dei testi non vengono raccontate verità di comodo o facili prese di posizione, ma si mostra come la sofferenza e la conoscenza che sono due sinonimi sono due facce della stessa medaglia che ha mille facce. Gli Otus mettono in musica il sopra e il sotto, la luce e le tenebre per un’opera che va molto oltre la musica.
CIGAR
Ritorna uno dei migliori trio di hardcore melodico americano, i Cigar provenienti da Eugene nell’Oregon con il nuovo “ The visitor “ per la loro prima volta sulla sempre verde Fat Wreck Chords. Il disco è un compendio di come si posa fare ottimo hardcore melodico nel 2022.
Questo disco nella seconda metà degli anni novanta avrebbe fatto la gioia degli allora tantissimi amanti dell’hardcore melodico o forse meglio skate punk, suonato con grandissima passione e conoscenza della materia. I nostri sono in tre ma sembrano molti di più, le canzoni sono belle piene e senza tregua con una grandissima forza melodica che è poi la colonna portante del loro suono. La produzione assai curata fa risaltare la doppia cassa della batteria, la voce sempre calda e il basso pulsante e molto importante, come i bellissimi doppi cori e le ripartenze.
Tutto ciò colpì non a caso Fletcher Dragge membro dei Pennywise che li scoprì e produsse il loro primo album del 1999 sulla sua label Theologian Records. Dopo una lunga pausa tornano con questo disco che è composto da ottime canzoni con melodie eccezionali, tanto divertimento e altrettanto sentimento.
Nella loro carriera gli Cigar non hanno fatto molti dischi, ma tutti di alta qualità ma forse questo è il migliore, testimonianza di come si possa produrre ottimo hardcore melodico all’americana anche sulla soglia dei cinquant’anni ed essere credibili, anzi in certi momenti si sfiora la commozione e non per nostalgia bensì per la forza di questo disco.
SWEPT TO SEA
Metalcore melodico di ottima fattura per gli americani Swept To Sea nati a San Francisco durante la visione del Superbowl del 2019 e fortemente influenzati dalla tradizione metalcore nordamericana, che riescono ad unire anche a qualcosa di europeo.
Il nuovo ep intitolato ” Tides ” uscirà nel dicembre di quest’anno per Eclipse Records, ed è un’ottima dimostrazione di come il metalcore americano sia ancora vivo e vegeto, con il suo bilanciamento fra aggressività e melodia, che è il business core di questo sottogenere. I Swept To Sea coniugano molto bene le maggiori istanze del metalcore diffuse dai gruppi maggiori come Parkaway Drive, Bring Me The Horizon e riescono a farle loro in maniera originale e godibile. I componenti del gruppo hanno differenti passioni musicali e ciò si sente nel disco che ne trae giovamento, tenendo fede ad una tendenza nel metalcore che è quella di provenire da passati musicali molto più differenti che in altri generi.
Un peculiarità del gruppo è quella di suonare un po’ datati in senso buono, con un ottimo retrogusto di metal antico e solido, infatti suonano molto più solidi rispetto a tanti altri gruppi metalcore, e di questo alla Eclipse Records se ne sono accorti. Il gruppo suona un metalcore ambizioso, maturo e che piacerà anche a chi ama l’hardcore metal e pensava di odiare il metalcore prima di ascoltare questo ep per un gruppo da tenere d’occhio. Il formato in ep conferisce la giusta freschezza alle canzoni, facendo rendere il gruppo al meglio senza mai annoiare.
Inoltre la struttura delle canzoni si presta molto ai concerti e al moshpit sotto il palco. Metalcore underground che scalcia e sa proprio di metal.