“Take Me Home”, accompagnami a casa. Partiamo dai protagonisti di questa bellissima storia di romanticismo musicale.
George Dekker è una stella minore nel firmamento del reggae: attivo sin dagli anni ’60, sia da solista che insieme al leggendario trio vocale dei Pioneers ha inciso tracce indelebili del rocksteady. Tutt’ora, nelle dancehall di tutto il mondo, si balla ascoltando la sua voce incisa più di 50 anni fa.
John Champian è un dj e toaster anglo-giamaicano membro della Tighten Up Crew, che dal 1999 infuoca i Notting Hill Carnival e le notti londinesi con una selezione di perle dal sottobosco della musica giamaicana.
Gli spagnoli Mighty Megatons sono una tra le ska band attuali più importanti e più fedeli al sound ed allo spirito originario della musica amata dai rude boy.
Caribbean Uptempo è un network internazionale di musicisti, selecter e amanti della musica caraibica vintage, cuore pulsante e fiero tra le strade di Roma.
La Liquidator Records, di Madrid, è ormai un’istituzione per i cultori del genere, con un catalogo che conta più di 150 produzioni.
La Aloe Vera Records, veracemente dalle falde del Vesuvio, è una realtà in ascesa nel circuito discografico con il suo sopraffino gusto per il rocksteady.
Massive International, fondato nel 1983, è un negozio e centro culturale di Londra custode dell’identità della diaspora nera-britannica.
L’unione fa la forza: cuori, voci, strumenti, mixer per la produzione di una chiccha a 45 giri.
La calda voce di George Dekker, i cori e la sezione fiati in “Take Me Home” fa rivivere quel fugace periodo d’oro in cui il ghetto di Kingston fu il centro del mondo. “Take Me Home” riporta, letteralmente, l’artista a casa, alle sue radici: la fine degli anni ’60 in cui lo ska, attraverso il rocksteady e le melodie che si addolcivano, si fondeva nel reggae. Una testimonianza preziosa di un fuoco che non si è spento e arde ancora forte.
E che dire del lato B? Champian, un campione col microfono in mano, qui in gran spolvero col suo rub-a-dub “Good feelings”. Ci spostiamo stilisticamente a fine anni ’70, epoca rockers, la Londra black aspra e orgogliosa ritratta dai Clash. Una version, i bassi, il sound system, parole giuste al tempo giusto: il reggae è semplicità, ma non è semplice.
Questo singolo esprime davvero alta qualità e questa storia d’amore merita solo applausi.
E che sia di buon auspicio per un nuovo slancio della scena musicale che si rifà alla foundation giamaicana.