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Recensione : Gransoda

Gransoda

Se siete stati bambini negli anni ottanta certamente uno dei vostri sogni sarà stato quello di possedere una Saltafoss (che nome geniale).

Ricordo il Natale nel quale me la regalarono  (lo stipendio di un operaio era ancora commisurato al costo della vita e consentiva doni più o meno esosi) era rossa fiammante e per diverso tempo non avrei più guardato nulla con sguardo altrettanto concupiscente.

Su quella bici, che per noi ragazzini  era un piccolo status symbol, mi cimentavo con i miei coetanei in infinite sfide in cui ognuno di noi impersonava un pilota della formula uno. Si affrontava a tutta velocità una curva, cieca, dalla quale uscivano le macchine dei condomini che venivano puntualmente rigate  dalle leve dei freni  e come nessuno ci si sia mai schiantato frontalmente resta per me un mistero, mentre poco misteriose erano le susseguenti liti alle riunioni di condominio, cui nessuno di noi, fortunatamente, partecipava.

Tutta questa premessa per dirvi che non mi sorprende che una band di persona all’ incirca della mia età scelga di mettere in copertina del loro album una di quelle biciclette con un bambino alla guida.

Il disco di questi navigati protagonisti della scena punk rock toscana dura poco meno di venti minuti e contiene sette pezzi molto motivati, frutto di una passione e di una attitudine che non ne vuol sapere di tramontare. Si inizia con The Smell sorretta da un bel giro proto punk  alla Heartbreakers/Dead Boys ma con interessanti digressioni wave, seguono la misfitsiana  It’s Worth Questioning, gli echi di hardcore old school in stile primi Social Distortion di Mommy’s Nightout , il pub rock molto sostenuto di Od,e to the Defeat, i punk’n’roll rapidi ed incisivi alla New Bomb Turks/Dwarves di With Bended Elbows e di Satisfaction Guaranteed per chiudere il tutto con una bella cover rocciosa di Ma che colpa abbiamo noi.

Curiosando sul web sono venuto a sapere che la Saltafoss esiste ancora.

Io, da buon musicista fallito, scrivo ancora su una fanzine, sia pur non più cartacea e ci sono ancora band che suonano punk rock. Il nostro piccolo mondo antico è ancora un posto abbastanza vivibile.

Gransoda

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Marco Balestrino è una fucina di idee, lui vive, pensa e agisce sempre in base alle sue passioni; è un puro ed i Klasse Kriminale sono il suo credo in qualsiasi momento della sua vita.

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