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Recensione : Unknown Mortal Orchestra – V (Jagjaguwar, 2023)

Il titolo non potrebbe essere più eloquente di così: V, ovvero il quinto lavoro dei sempre ispiratissimi e poliedrici neozelandesi Unknown Mortal Orchestra (d’ora in avanti UMO).

Il titolo non potrebbe essere più eloquente di così: V, ovvero il quinto lavoro dei sempre ispiratissimi e poliedrici neozelandesi Unknown Mortal Orchestra (d’ora in avanti UMO).

In questa nuova fatica discografica il trio si cimenta in qualcosa di decisamente meno avanguardistico rispetto ad altri lavori del passato. Sotto questo aspetto, potremmo definirlo un ritorno a certi stilemi musicali più “classici”. Del resto, Gli UMO ci hanno abituati a non dare nulla per scontato: nella loro carriera finora non hanno mai riproposto soluzioni dello stesso tipo. Sotto questo profilo, dunque, questo è un album in perfetto stile UMO e, come il resto della loro discografia, suona altrettanto fresco e interessante.

Ciò che fin dal primo istante risalta all’orecchio è l’uso sapiente di melodie circolari, spirali di note che avvolgono, prendono e lasciano, un gioco di ritorni, reiterazioni, ma ciò che ritorna non è mai identico a se stesso. Il gruppo lavora per aggiunte e sottrazioni. In questo gioco il simile è anche ciò che è differente.

Si tratta di brani in cui a prevalere sono le atmosfere sognanti ed eteree, al disotto delle quali si stagliano però ritmiche piuttosto variegate: si passa da brani come Guilty Pleasures  e The Widow, dal piglio sincopato ed elastico, quasi R&B in certi passaggi felpati della batteria, ad altri come Meshuggah o That Life, antiteticamente quadrati e marziali, in cui tutto è rigidamente incastrato sulle battute. The Beach sembra quasi disco music, soprattutto nel suo insistere sulle melodie vocali all’unisono con gli strumenti e una batteria che più dritta non si può, costretta inevitabilmente a terminare in fade out, destino che inevitabilmente colpisce i brani dalla struttura circolare come questo.

In Layla entrano in gioco elementi quasi caraibici, ritmi da affocante spiaggia assolata, palme e noci di cocco. Si tratta, evidentemente, di echi e ispirazioni attribuibili al contesto in cui questo disco è stato registrato, tra Palm Springs e le Hawaii (a queste ultime è dedicato un interessante intermezzo strumentale, Keaukaha, dal nome della celebre spiaggia. Una pioggia di note bagnate di delay e riverberi, che ci trasporta sulle bianche sabbie in riva al mare, in un tardo pomeriggio rosso fuoco, un tramonto tiepido e rassicurante). Questo lavoro sui tempi rende i brani decisamente più vari e l’ascolto ne guadagna molto in varietà.

Ci sono inoltre brani in cui sono le linee vocali a farla da padrone, a fornire per così dire il canovaccio melodico principale, come la già citata Guilty Pleasures  o le orecchiabilissime In the Rear View, dal ritornello frizzante, l’antemica Weekend Run e la poppeggiante Nadja, dolce e suadente.

In alcuni momenti, come in That Life o I Killed Captain Cook, le linee vocali riescono a incastrarsi alla perfezione ai fraseggi di basso e chitarra, dando vita a momenti di puro godimento sonoro.

La stessa efficacia nel creare incastri di note tra strumenti a corde la troviamo nella strumentale Shin Ramyun, in cui tra meravigliosi arpeggi si insinuano sapienti note di basso, a costruire una struttura melodico/armonica di sicura efficacia.

si chiude con Drag, un semi strumentale (la voce si limita a doppiare alcune note con dei gorgheggi) basato su un giro di chitarra semplice e allegro. Si tratta però di un’allegria un po’ malinconica, quel sentimento di gioia affogata dal magone che proviamo quando l’estate si appresta a terminare. E qualcosa sta davvero per finire, a questo punto: si tratta proprio di V che, proprio come una bellissima vacanza, è destinato a lasciarci un ricordo indelebile.

Il verdetto finale è più che positivo: questo è un disco in grado di offrire momenti di puro godimento sonoro, se ne consiglia caldamente l’acquisto.

 

Unknown Mortal Orchestra – V

1. The Garden
2. Guilty Pleasures
3. Meshuggah
4. The Widow
5. In The Rear View
6. That Life
7. Layla
8. Shin Ramyun
9. Weekend Run
10. The Beach
11. Nadja
12. Keaukaha
13. I Killed Captain Cook
14. Drag

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