Qui l’elettronica ha ancora il potere di plasmare una materia musicale che risponde molto bene alle sue sollecitazioni, senza le tante pose e le super produzioni vuote di oggi. Come nei Kraftwerk, e in pochi altri esempi, l’elettronica dei British Electronic Foundation crea un universo a sé stante come in questo disco dove tutto ha il suo tempo, nulla è preda della fretta, e i mattoncini si incastrano benissimo l’uno con l’altro per un disco unico, che lo Moby include nei suoi dischi preferiti e ascoltandolo si capisce benissimo il perché.
Ristampa da parte della splendida Cold Spring di uno dei dischi fantasma e più introvabili della storia della musica elettronica, il debutto “Music for Stowaways” dei British Electronic Foundation, originariamente uscito il 5 marzo del 1981, in contemporanea con il debutto degli Heaven 17, la nuova band degli ex Human League Ian Marsh e Martyn Ware.
I due erano programmatori di computer in quel di Sheffiled e decisero di mettersi a fare musica con i sintetizzatori in un gruppo chiamato programmaticamente The Future con Adi Newtron futuro fondatore degli ottimi Clock DVA. Newton uscirà ben presto dal gruppo, e i nostri fonderanno gli Human League dai quali usciranno dopo due dischi, per cimentarsi nell’avventura della British Electronic Foundation e degli Heaven 17.
Originariamente la British Electronic Foundation sarebbe dovuta essere una casa di produzione, ma alla fine rimase come nome del gruppo che rilasciò materiale sotto varie forme fra il 1981 ed il 1982. Il disco uscì lo stesso giorno del singolo di debutto degli Heaven 17 e nel corso del tempo ha assunto lo status di rarità e reliquia della musica elettronica.
Il duo Marsh e Ware è una delle migliori coppie di produttori di musica elettronica, e qui si può sentire tutto il loro potenziale e la loro inventiva musicale, che è pressoché infinita. “Music for Stowaways” nasce dall’idea di produrre musica per il nascente walkman della Sony, che si sarebbe dovuto chiamare appunto stowaways. Il walkman permetteva all’ascoltatore di portar ovunque le cassette, facendo adattare la musica al percorso di chi la sentiva, all’occasione nella quale la sentiva, al suo umore in quel momento, slegando la musica dalla fruizione esclusiva in casa, aprendo nuovi mondi sia alla composizione che all’ascolto.
Tutto ciò viene colto molto bene da questa cassetta della British Electronic Foundation che è una vera e propria gemma composta da una musica elettronica che qui trova una miriade infinita di composizioni possibile dato che il duo esplora tantissimi sottogeneri dell’elettronica, come l’ambient o l’elettro funk.
Il dato principale e anche la maggiore peculiarità di questo disco è la completa libertà compositiva del duo, che qui uscendo dagli Human League e già nell’avventura degli Heaven 17 ma ancora completamente immersi in quel mood, si prendono tutta la libertà possibile e scorrazzano in lungo e in largo per l’universo elettronico, producendo un vero e proprio capolavoro.
Colpisce molto la produzione perfetta della cassetta che si sposa con un suono talmente futuristico che suona modernissimo ancora oggi, anzi è ancora avanti di qualche decennio. La ristampa comprende anche pezzi che non erano nella cassetta originaria, e pezzi che non avevano paternità nella stessa. Il risultato è un affresco immaginifico e bellissimo, con una concezione sia pioneristica che moderna dell’elettronica.
I British Electronic Foundation trattano la maniera elettronica con fare cristallino, pur producendo una musica tenebrosa e che ha già in nuce tutte le asperità e le problematiche dell’approccio tecnologico alla vita che stiamo esaltando nei nostri difficili giorni.
§Qui l’elettronica ha ancora il potere di plasmare una materia musicale che risponde molto bene alle sue sollecitazioni, senza le tante pose e le super produzioni vuote di oggi.
Come nei Kraftwerk, e in pochi altri esempi, l’elettronica dei British Electronic Foundation crea un universo a sé stante come in questo disco dove tutto ha il suo tempo, nulla è preda della fretta, e i mattoncini si incastrano benissimo l’uno con l’altro per un disco unico, che lo Moby include nei suoi dischi preferiti e ascoltandolo si capisce benissimo il perché.
“Music for Stowaways” è il racconto impietoso e veritiero di una decadenza occidentale che stava per intraprendere la lunga discesa finale che stiamo vivendo oggi, e attraverso l’elettronica che è essa stessa parte raccontano tutto ciò come meglio non potrebbero.
Una ristampa fra le migliori degli ultimi anni in campo elettronico, un disco che bisogna assolutamente sentire per chi ama i suoni dei sintetizzatori, ma che è ottimo per tutti.
Per i produttori di musica elettronica “Music for Stowaways” è anche una magnifica cassetta degli attrezzi, con mille suoni e mille melodie dentro che si possono nuovamente usare sotto altre vesti, dato che l’elettronica è anche riuso e riciclo, e qui la materia prima è splendida.
British Electronic Foundation
Tracklist
1. B.E.F. Ident 00:34
2. The Optimum Chant 04:11
3. Uptown Apocalypse 03:11
4. Wipe The Board Clean 03:47
5. Groove Thang 04:07
6. Music To Kill Your Parents By 01:26
7. The Old At Rest 05:37
8. Rise Of The East 02:53
9. Decline Of The West 07:11
10. A Baby Called Billy 04:02
11. Honeymoon In New York 02:16
12. B.E.F. Indent 00:36