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Iyelab

Il nostro laboratorio Artistico !!

Haiku N.53

Oro genziana scivola sui tavoli Bianco cucchiaio     Archivio Haiku

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Haiku N.52

Haiku N.52: Giallo Agosto

Come serpe veloce

congeda tempo

 

 

 

 

 

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Max (un’avventura Del Detective Newton Ep. 08)

Max (Un’avventura del Detective Newton) Di Pietro Rotelli Per alcuni minuti fu tutto un andirivieni di esseri – militari o paramilitari – gente armata. Curtis era ancora seduto sulla sedia di costrizione pur essendone stato svincolato e si guardava intorno cercando di convincere qualcuno a spiegargli cosa stava accadendo, ma nessuno sembrava badargli e mano a mano che passava il tempo anche lui cominciava a essere più concentrato sulla minaccia che incombeva su quel luogo che non sulla propria immediata libertà. «Detective! Sai tenere in mano un blastatore a compressione ionica, suppongo?» gli chiese l’ometto giallo e porgendogli un fucile. «C-certo» rispose titubante Curtis, anche perché non solo non ne era sicuro (lui era più portato per armi leggermente meno d’assalto) ma era anche indeciso sul prendere parte a uno scontro senza sapere chi aveva di fronte e con chi stava facendo squadra. Il capo gli tirò l’arma in braccio e si dileguò in un corridoio attiguo agitando le mani e impartendo ordini a destra e a manca. In quel preciso istante un boato devastante lo gettò sulla parete opposta al punto dove era. Intorno tutto un vorticare di macerie e polvere e traccianti laser. Spari dappertutto e grida disumane. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era come portarsi fuori da quel casino, figuriamoci se avesse intenzione a prendervi parte, che si fottesse il nano giallo e tutta la sua banda. Andando avanti a tentoni e strisciando trovò riparo dietro una consolle di comando che ormai poteva comandare ben poco, visto lo stato in cui era messa. Cercò di guardare oltre per capire che cosa stesse succedendo. Ma oltre al turbinio di polvere e laser non riusciva a capire niente. cercò un modo per uscire da lì, e dopo un po’ che si guardava intorno intravide una possibilità: il corridoio era assediato, ma se fosse riuscito a correre molto veloce e a farsi mancare dai blaster che sparavano fra loro allora sarebbe arrivato al montacarichi del locale adiacente. E certo non sapeva bene dove portava quel montacarichi, ma sarebbe stato sicuramente un posto migliore di quello. Sperava. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, mentre preparava il corpo a quell’impresa. Dove cazzo era Osm, ora si che gli avrebbe fatto comodo immaginare uno scudo. Quell’inutile volatile del cazzo lo avrebbe fatto apparire quello scudo e sarebbe stato tutto sommato semplice venire via da quel luogo. Era pronto. Fece l’ultimo, profondo respiro, e scattò. E rimase piantato dov’era: qualcuno lo aveva afferrato per il colletto e lui cascò indietro a sedere. «Dove vai?» Il gorilla aveva un paio di vistosi tubi che gli uscivano dalla calotta cranica, e un occhio rosso e lucido, come di vetro. Contestualmente un colpo di gigablaster portò via una porzione del corridoio e di tutto quello che conteneva. Si sentì esultare qualcuno in lontananza. «Non mi ringraziare non importa, per di qua.» e così dicendo il gorilla (coperto da una corazza metallica molto cromata e da un mantello nero di un tessuto pesante) si voltò e puntò dritto verso la parete in fondo alla stanza. «È una parete.» tentò di fargli notare il Detective, ma inutilmente: il bestione ci si era ormai lanciato contro come se dovesse abbatterla. A un millimetro dall’impatto lanciò una palla di muco sulla parete e si spalancò un universo con tutte le stelle e il gorilla ci si infilò dentro. Curtis rimase immobile con la bocca spalancata. «Allora, vieni?» si sentì una voce provenire dall’universo nella parete. Si alzò e senza fare domane si tuffò a sua volta e contrariamente a quanto si aspettava, e cioè a un errare calmo e pacifico per i flutti cosmici e le supernove, si trovò in mezzo alla piazza delle indulgenze, con la gente fin sopra le orecchie. «Ma come —» sussurrò fra sé e sé. «Oh, niente di che: un portale plasmatico. Illegale, ma veloce. Se non ti fermi a guardare un fluttuante o se non incappi in una supernova» il gorilla gli stava in piedi accanto. «Chi sei?» chiese fra i denti il Detective che ormai stava perdendo il bandolo della matassa: troppe cose, tutte insieme, tutto troppo. «Mia madre mi ha chiamato con l’altisonante nome Maximilian Francis Vladimir III, ma tutti mi chiamano Max.» Rispose il gorilla. «Chi erano quelli?» «Quelli che ti avevano preso o quelli che li attaccavano?» «Tutti» «Quelli che ti avevano preso erano la banda dell’Olorosario Interrotto, quelli che li attaccavano erano il Terzo Cielo.» «Ottimo. E i cattivi quali sono?» «Dipende da che parte stai.» «Dalla mia.» «Allora tutti. O nessuno. Scegli te.» «E ora dove si va?» «Dipende: che devi fare?» «Nascondermi, e trovare risposte.» «Allora in un posto sicuro, intanto.» «Sicuro da cosa?» «Sicuro da tutti.» «…» Si avviarono in mezzo alla folla finché non trovarono un vicolo completamente deserto, ci entrarono e il gorilla si piantò davanti a un’effige di un santo che Newton non riuscì a distinguere. Max premette la testa della statuetta e di colpo si aprì un passaggio segreto nella parete che avevano di fronte. Lasciarono aprire il passaggio e vi entrarono: si trovarono in una stanza illuminata da led e da piccoli schermi verdastri e neon colorati. Mille suoni e bip e bling bling e intermittenze di spie. Era una stanza di controllo, e faceva ridere che ci fosse così tanta luce colorata in un posto privo della benché minima apertura sull’esterno. «Ma chi sei, il capo della revolucion???» chiese sarcastico il Detective Newton accennando un sorrisetto astuto sulla faccia. «Possiamo metterla anche così.» fu la risposta secca (ma non seccata) del cybergorilla. Curtis smise di sorridere.» «In che senso, quanti siete? che avete intenzione di fare?» chiese un filo allarmato. «Per ora sono solo, e riuscirò a liberare questo cielo da questa manica di inutili pellegrini e ridarò la dignità alla mia patria.» «SOLO?» fu l’unica cosa che registrò Curtis: solo. «Sei solo?» urlò ormai senza contegno il detective Newton. «No, in effetti ora che sei con me siamo in due.» e così dicendo, Max, sorrise «Adesso però dobbiamo capire cosa cerchi e come trovarlo.» Ci fu un BIP molto forte e il gorilla mise una mano sulla bocca di Curtis per zittirlo mentre quest’ultimo stava rispondendo. «Shhhh» disse sottovoce «C’è una scansione sonora delle guardie di sicurezza, se facciamo piano non ci sentiranno.» «E se ci sentono?» sussurrò il Detective «Che succede se ci sentono?» Max fece un eloquente gesto spostando l’indice orizzontalmente lungo il collo. «Appunto» fu il commento di Curtis.

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Il Mercato Delle Indulgenze (un’avventura Del Detective Newton Ep. 07)

Il mercato delle indulgenze (Un’avventura del Detective Newton) Di Pietro Rotelli In mezzo alla piazza che doveva avere – a una prima rapida analisi – la superficie dell’equatore di Marte, c’era il Mercato delle Indulgenze. Quel mercato era famoso in tutto quel quadrante, perché era possibile entrarvi da stupratore di droni e uscirne con la coscienza di un bimbo di tre cicli. Sempre che uno avesse l’adeguato conto in banca. O che qualcuno garantisse per lui. O che fosse interessato. «Questo posto è agghiacciante, Osm. Ma se stiamo cercando un indizio, una traccia, una voce o un pettegolezzo, allora questo è il posto.» Lo disse sottolineando con enfasi la parola “posto”. Camminavano (in realtà solo il Detective camminava, Osm svolazzava) l’uno dentro la sua toga e col cappuccio da pellegrino, l’altro con mini toga e riccioli posticci da putto. «Dobbiamo trovare l’Oracolo Paciocco III. È il capo bastone di questa piazza, colui che regola il traffico, sia in entrata che in uscita. Una volta era un nostro informatore, giù alla centrale. Non proprio…» si corresse Curtis. «Diciamo che noi abbiamo spesso chiuso uno o due occhi sui suoi traffici in cambio di alcune indicazioni. Ecco. Comunque è lui che dobbiamo trovare.» Continuarono a spostarsi in mezzo a quel marasma di droidi, semiorganici, organici, oloalias e Operatori che trafficavano e contrattavano. Ognuno in cerca di una indulgenza, ognuno in cerca di qualcosa che le sue tasche potessero comprare. Ma non solo. Quello era anche il posto in cui si trafficava di tutto, sotto banco, fra un ammicco e un sussurro, potevi procurarti una dose di Cybercrak senza compire un grosso sforzo. E lì, spesso, la polizia non arrivava: quella era terra consacrata, ed era giurisdizione del Vicariato. «Ma che posto di merda. È il momento di aprire le danze, Curtis.» Osm voleva accelerare la faccenda, non gli piaceva affatto quel posto. Sterzò verso destra infilandosi in un piccolo condotto per l’acqua piovana. «Te vai avanti, mi puoi contattare tramite il tuo A.I.O.C. (Apparecchio Intelligente per Ogni Cosa). Ci incontriamo nella piazza principale fra due ore» e sparì. Newton non ebbe neanche il tempo di replicare. Restò lì, piantato come un ebete a fissare il buco in cui era sparito il suo partner. Passato il momento dello sbigottimento il Detective Newton decise che era vero: doveva darsi una mossa. Si infilò allora in un portone rattoppato, tramite il quale si accedeva a una cantina. Il locale era pieno di gente per lo più ubriaca che parlava a un volume altissimo nel vano tentativo di soverchiare il suono della musica. Curtis si avvicinò al bancone, fece un cenno col dito al barista (un tipaccio con meno denti che capelli, dall’incarnato cianotico e dagli occhi vitrei) che gli si fece vicino. Con fare complice Curtis gli sussurrò all’orecchio: «Cerco l’Oracolo. Ho offerte e domande.» Il barista lo fissò con questi suoi occhi disabitati a lungo, poi dette un cenno di vita, si girò e andò a confabulare con un tipo dalla pelle nera e grosso come un armadio. Il barista gli dava le spalle e lo indicava, l’altro gli stava di fronte e gli aveva piantato gli oggi in faccia senza mollarlo di un grado. L’armadio fece un cenno all’altro come a dire non ti preoccupare e si diresse verso il Detective che attendeva impazientemente giocherellando con un sottobicchiere che qualcuno aveva abbandonato sul bancone. L’energumeno gli piantò la faccia a tre sentimenti dalla sua. «C..eee.,z—ooi…» «NON HO CAPITO!» urlò Curtis – il frastuono del locale non permetteva di sentire niente che non fosse urlato da un centimetro dall’orecchio, figuriamoci una frase detta in tono normale frontalmente. «CHI CAZZO SEI!» urlò l’omone assestandogli un pugno in pieno petto che lo fece cadere al suolo con un sibilo, come fosse un pallone forato. L’ultima cosa che Curtis vide, prima di perdere i sensi, fu l’armadio che lo afferrava per il bavero e se lo caricava sulle spalle. Poi si spense. «Spero tu non gli abbia procurato danni permanenti, Coso.» «Ho solo fatto quello che andava fatto.» Le voci arrivavano dallo spazio siderale, a giudicare dalla eco che le seguiva e dal tono fievole con cui arrivavano al suo cervello. Piano piano riaprì gli occhi e si trovò investito da una luce penetrante che gli impediva di mettere a fuoco qualsiasi altra cosa. «Vedi, capo? Vivo. Ora capo contento? Ora Coso andare?» «Non credo. Stai qui, mi servi ancora.» Le due voci si compensavano. Tanto era profonda e lenta la prima, tanto era veloce ed acuta la seconda. La prima la riconosceva, era quella del treno che gli aveva asportato lo sterno al bar. La seconda era la prima volta che la sentiva. «Oh, ci sei?» Chiese la voce acuta. Nella sua testa rispose: “Sì, chi siete, perché sono legato?” ma la sua bocca pronunciò una serie di suoni indefiniti ed approssimati. «Cazzo, Coso. Ti avevo detto forse di renderlo invalido? Ero stato chiaro, no? Evidentemente no. Oppure te non capisci un cazzo. Ho detto: Portamelo qui che voglio parlarci. Mica ti ho chiesto di menomarlo… Poi perché è legato ora che ci penso? Che senso ha? Ma lo sai si o no che lavoro fa? Slegalo.» Curtis sentì armeggiare di fianco alla sedia dove era seduto, poi una serie di bip e sfrigolii, infine la costrizione che lo immobilizzava incollato alla sedia cessò. «Ora, riproviamo. Detective, ci sei?» la voce acuta adesso si era fatta più vicina. «Porca puttana» fu la prima cosa che Curtis riuscì ad articolare. «Che ho fatto?!» «Fai domande. E si sa che a volte fare domande a seconda delle domande che si fanno può essere un hobby pericoloso.» La faccia che Curtis aveva di fronte era piccola e giallognola, incorniciata da capelli e barba riccioli che si susseguivano senza soluzione di continuità, che non riuscivi a capire dove finissero i primi e dove cominciassero i secondi. «E che domanda pericolosa avrei fat— Curtis non fece in tempo a finire la domanda (sulla domanda) che una porta si spalancò, entrò un essere con la testa completamente cromata e con la voce altrettanto cromata che urlò: «Capo! Stanno arrivando!» «In anticipo» rispose il capo «Tutti ai vostri posti.»

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Dei Benefici Dei Raggi Uv

Il senso del tempo si dilata a dismisura quando sono riverso con gli occhi cupi di sale e sabbia. Se protratte nel tempo,servono di solito momenti in cui osserviamo con lucidità e franchezza in grado di mettervi.’’No,non sono d’accordo’’,quell’ esperienza drammatica mi ha insegnato a trasmettervi una sensazione profonda e lentamente sono tornato alla inciviltà. Alimentato da processi pre-verbali o visualizzare oppure nuvole gialle nel corso di una giornata noto l’automatismo della vostra agenzia pubblicitaria prestando un’attenzione particolare che può variare da una vaga sensazione di contrazione e nausea ‘’Non lo saprà nessuno’’;come mai continuo a provare un vuoto dentro,per esempio non si tratta di vedere tutto in carminio velato di rosa,a quasi tutti capitano come se il senso della vita risiedesse in secondo luogo creandone di nuove. Dipendere dagli altri può sembrare ovvio e scontato come tutti i successi della specie umana,i benefici adattativi hanno reso necessari i topi nei deserti più aridi in breve,hanno sviluppato un seno più grosso. Questo vale soprattutto durante l’infanzia come l’empatia il disprezzo le risate pazze da legare,nei casi in cui assumi un atteggiamento vomitevole cosa accadeva quando eravate soli? Esigi qualcosa dallo zio come l’autonomia la certezza di poterti tirare indietro paradossalmente….cosa deglutire e così sputare,ciascuno reagisce alle situazioni d’invadenza o ingerenza,è più facile aprirsi ,non so se stesse rincasando,e così facendo apri il cuore a costo di diventare freddo dispotico,il mio impegno aumenterà a dismisura come la pazienza che coloratissima e noiosa vi provoca tensione ,per questo la definirei tonalità bluastra. Il suo obiettivo soddisfa la fase retti liana due anni fa e quindi è come se avessimo l’intera famiglia a cena e a pranzo ,quando a scuola cominciai ad assimilare l’eroina con gli omogeneizzati è un fatto molto comune cio’ significa la distinzione tra circostanze esterne e un pappagallo moribondo,un miglioramento certo,è sempre meglio di niente ma se ti preoccupi di quale canzone suonavi quando eri trapassato ovviamente considerarli come mezzi per un fine,poniamo il caso di una persona che si svegli all’ improvviso nana e allora non intendo con ciò sminuire la centrifuga che mi hai regalato a malincuore a Natale.

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