Racconti inediti di scrittori, è vero, ce n’è un sacco, tanto vale conoscerli. Chissà che non ne valga la pena.
I centri commerciali dai soffitti come cattedrali, che si innalzano verso quegli dèi creatori che fanno loro percepire le compere come atti di fede…
una nuova poesia di Aristide dal titolo: Nell’ombra dell’ anarchia, dove il silenzio grida.
UN racconto PER LA VS DOMENICA
Un uomo siede davanti a una finestra in un pomeriggio invernale, mentre la sera si avvicina. Accanto a lui, un gatto nero gli fa compagnia. Davanti alla finestra, il mare è molto agitato e il vento sposta gli alberi. Vicino alla scrivania ci sono libri di algebra e fogli disordinati.
E’ proprio in questi giorni di zona rossa che mi trastullo in pensieri vari ed eventuali sui rapporti umani.
PRIMO EPISODIO IL BARBAGIANNI INNAMORATO (Ovvero, tragicommedia di un cuore spezzato e dei ventotto tentativi di porvi rimedio). Secondo episodio: giorno uno di ventotto. I. Barbagianni si aggirava quindi annichilito. Sembrava davvero un povero pennuto rimbambito. / II. Incapace più di dormire normalmente, solo una cosa divorava la sua mente: / Luna, bellissima ed irraggiungibile non voleva più amarlo. E lui si ritrova con un cuore rotto e l’impossibilità di aggiustarlo. III. / I suoi occhi, sempre così luminosi e vivi, ora avevan una lacrime sublime. Pure la fame era sparita, al diavolo qualsiasi tipo di mangime! / Cercando di respirare, al cielo volse la sua attenzione. Ed ecco, un’idea, un’astuzia per dimenticarla, l’illuminazione: / chissenefrega della migliore cipolla di Tropea. Il conto avrebbe fatto di ogni stella intorno a Cassiopea. / IV. Era certo, era convinto, era ora vagamente entusiasta. Il conteggio lo avrebbe distratto, senza neppure mangiar una pasta. / A contare quindi di buona lena incominciò: uno, due e tre. Ma subito gli venne voglia di regalar a Luna un nontiscordardime. / Ventisei, ventisette, ventotto, per vinto non doveva assolutamente darsi. Ma già al numero milletrecentosettantasette non sapeva bene come porsi. / Lo stomaco assieme a fegato e alla milza si erano arrotolati. Ventisettemilatrecentodue, Ventisettemilatrecentotre, e di tornar al loro posto non erano di certo intenzionati. V. / Così tutto ingarbugliato, a Barbagianni parve non esserci soluzione. Il conteggio doveva essere sospeso, pena di quel dolore subirne l’afflizione. / Ma il pennuto si sa, è testardo. Il conteggio doveva proseguire e tentò l’azzardo. / A terra si sdraiò, serio e convinto, cercando sollievo da trovare. Perché, lo sentiva, il mal d’amore si dissolveva con il solo contare. / Settecentomilauno, settecentomiladue, settecentomilatre, settecentomilaquattro. Fu solo a quel punto che impotente si accorse del disastro. / Assieme a celestiali, imponenti ed variopinti cherubini. Nella sua testa si presentò la filastrocca dei trentatrè trentini. 0. / Non ci fu più verso di continuare a contare. In fin dei conti, era patetico che su di questo sotterfugio egli volesse realmente contare. Il dolore del suo cuore era ancora lì, ben presente e totale. E su quale amico Barbagianni poteva realmente contare? / Che pena constatare che il primo tentativo fu così fallimentare e, ignorando Cassiopea e tutte le altre costellazioni, Barbagianni tornò a fissare il nero cielo. Aspettando, ossessivo e ancor più dolorante di vedere nuovamente comparire la bella Luna. To be continued… (Nota dell’autrice: per la realizzazione di questa tragicommedia, nessun barbagianni è stato maltrattato o gli è stato realmente spezzato il cuore. Ogni riferimento a cose e fatti reali è puramente casuale. Fatta eccezione per le pagine utilizzate per la scrittura, intrise di vere lacrime dell’autrice).