Haiku : Sei Di Sera: Vagoni in movimento
Vite immobili
Fermate che aspettano
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Noir Désir: Ancora due racconti editi da Grazia&Bob che qui si cimentano ammiccando al genere THRILLER… ?La prima parte della …
Sole d’ inverno sull’ ombra del mio corpo Strada a ponente Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Sulla tastiera le dita frenetiche Scende la sera Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Luce astrale personale orbita intorno a me Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Il sergente insesistente (Un’avventura del Detective Newton) Di Pietro Rotelli Curtis entrò in ufficio seguito dal suo personale Organismo Senziente di Monitoraggio, andò dritto al bancone del sergente che fungeva da coordinatore e gli chiese se ci fossero novità per lui. Probabilmente era nuovo, perché non lo aveva mai visto. Non che ultimamente passasse molto tempo al distretto. – Detective Newton: ecco per lei – gli disse consegnandogli un piccolo pacco delle dimensioni di un cubo di Rubik. – È arrivato stamani, mittente e provenienza anonimi. Passato allo scan: inerte. – Grazie Sergente. Curtis prese il pacco e se ne andò alla sua scrivania. Si sedette di fronte al terminale (già acceso, chissà da chi, chissà da quanto) e si mise la scatoletta davanti. – Che fai, non la apri? – gli chiese Osm, che nel frattempo si era messo a sedere sul tavolo alla sinistra del pacco. – Poi lo apro, che fretta c’è? Rimase in silenzio qualche minuto e premette l’auricolare e una voce preregistrata chiese – Che posso fare per lei, Detective Newton? – Mi passi l’ufficio ricerche. Un attimo di sospensione della linea a poi: – Seeee, qui l’ufficio ricerche risponde Agente Rebecca Tyson. – Ciao Rebecca, sono io, Newton… – Ah. Mi dica. – Come stai? – Mi dica. – E dai, possiamo metterci una pietra sopra? – Sopra lei, la metto, la pietra: MI DICA. – … – Detective Newton, la prego di non farmi perdere altro tempo e di formulare una richiesta oppure terminare la conversazione. – …Ok… Hai rintracciato il numero di targa che il mio Osm ha inoltrato al tuo ufficio? – Attenda in linea un attimo. – … – Stiamo inoltrando le informazioni al suo Terminale, la ringrazio e se non c’è altro terminerei qui la conversazione. – Grazie… Non… Non c’è altro. No. La linea si bloccò. – Vedo che avete mantenuto OTTIMI rapporti. – Senti, insetto giallo del cazzo, fatti gli affari tuoi e magari festeggi l’anno di servizio. Hai visto mai che ho culo e ti danno una promozione affidandoti a qualche pezzo grosso della narcotici. – Non registro solo perché hai dormito male – rispose il piccolo ciclope riferendosi alla disavventura col frigorifero della sera prima. Newton aprì il messaggio e lesse il rapporto dell’ufficio ricerche. – Cazzo… – Che succede? – chiese Osm. – Hai presente la targa della macchina che hai registrato durante la sparatoria con gli sgherri della Famiglia Fustacchi (episodio 2) con cui sono scappati gli sgherri che stavano nel bar? – È una domanda retorica, giusto? – Il mezzo era intestato a una vecchia badante semiorganica originaria delle Regioni Periferiche. Morta. Da dodici anni. Ma il problema vero è che è stata trovata nei pressi di un Cordone di smistamento per l’orlo esterno. Ci fu un attimo di silenzio. – Cazzo – mormorò Osm. – E quale? – Quello del settore E25: il Vicariato di Bot. – Cazzo… – ripeté Osm. Il Vicariato di Bot: un coacervo di tecnologia, superstizione e malavita organizzata che aveva tentacoli fin dentro la politica e gli organi di controllo. – Dobbiamo richiedere un mandato. – E richiediamo un mandato: inoltra la richiesta. La scatola era piccola e se la stava girando in mano da un po’, ma lo stava facendo sovrappensiero. I polpastrelli toccavano la superficie liscia della scatola ruotandola in ogni direzione. Non c’era scritto mittente, né Regione di partenza e neanche un codice genetico identificativo. Solo il suo nome e il codice del Distretto di Polizia. Nient’altro. Curtis non capiva come avesse fatto ad arrivare fino a lui, visto l’ammanco di informazioni basilari per la sicurezza. Avevano aggirato il sistema, oppure era uno scherzo. Si sentì, inaspettatamente, un piccolo click. Curtis lanciò istintivamente la scatola in terra. Ma questa, invece di esplodere fece un sobbalzo e aprì uno sportello sul lato superiore. Ne uscì un piccolo aggeggio, simile a un insetto, ma meccanico, che gli si piantò davanti e accese un minaccioso puntino luminoso rosso che aveva tutto del puntatore laser. Ci fu un attimo di incertezza, mentre intorno nessuno parve accorgersi di quello che stava accadendo (in effetti non c’era stato né un rumore né altro che allertasse l’intera stazione di polizia). Il Detective Newton prese al volo Osm e lo scaraventò contro l’insetto, che balzò in avanti tirando fuori una specie di pungiglione che aveva sulla pancia. Osm non ebbe neanche il tempo di gridare, ma fortunatamente corresse il lancio aggiustandosi in volo ed evitando l’impatto per un pelo. Curtis dal canto suo scaraventò il video del suo terminale sopra l’insetto che emise uno sfrigolio e si disattivo, disarticolato e ormai inutile al suo scopo, che era stato – presumibilmente – quello di uccidere Curtis. – Osm, prendi quella cazzo di cyberpiattola e portalo all’ufficio analisi e ricerca e digli che voglio sapere tutto quello che c’è da sapere e che lo voglio entro stasera sul mio cloud criptato. – Ok, volo. Inerte un cazzo. Ma che cazzo di controlli facevano in quel posto? La situazione era precipitata molto velocemente, e comunque da dove verso dove restava un mistreo. Non solo non sapeva chi gli aveva mandato quella scatola, ma neanche perché né quale era il suo scopo finale: ucciderlo, addormentarlo, imbalsamarlo, criogenizzarlo? Doveva parlare col sergente all’ingresso. Arrivò alla postazione ma era sparito. Al suo posto il solito sergente Bulbo con il mento unto e lo sguardo vacuo. – Dove cazzo è il sergente di prima? – Chi? È tutta l mattina che ci sono io. – Non diciamo puttanate, prima c’era uno altro stempiato coi capelli rossi. Quello nuovo. – Detective, qui non assumono nessuno da due anni. È sicuro di stare bene? Curtis si girò e tornò alla scrivania, attese con calma il ritorno di Osm. Appena tornò si misero l’uno di fronte all’altro, e Curtis gli si fece molto vicino col viso e disse, sottovoce, in tono cospiratorio: – Qui c’è qualcosa di strano. La sparatoria in cui pareva ci aspettassero (episodio 2), la macchina intestata a una morta e parcheggiata dove è stata parcheggiata, il problema con l’appartamento e la visita del Grande Occhio Disciplinante (episodio 2) e ora la blatta-killer e il sergente inesistente. – Chi? Cosa? Sergente inesistente? – Ti spiego dopo – continuò sempre sussurrando il Detective Newton. – Ora dobbiamo uscire di qui e seguire l’unica traccia che abbiamo. – Il Vicariato di Bot? – Il Vicariato di Bot. Uscirono in silenzio, e nessuno sembrò notarli, montarono in macchina e andarono verso l’appartamento di Curtis. Avevano una pista da seguire. Fine quarto episodio
Annuncia Sera le risa d’un viandante Cena in tavola Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio