Haiku N.18
Sguardo felino con stupore inedito Una Bambina Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Sguardo felino con stupore inedito Una Bambina Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Morte incalza sul bianco e sul nero Giochi di vite Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Nel viaggio intorno questa mente detiene Stratagemmi blu Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Controllo (Un’avventura del Detective Newton) Di Pietro Rotelli Curtis si alzò nel cuore della notte in preda a lancinanti dolori alle tempie. Sulle prime aveva pensato ad un mal di testa conseguente e una corrente di aria condizionata. Poi si era ricordato della nanosonda a orologeria casuale che gli aveva iniettato Big Boss Bungarumba XII, detto il Papa Vuoto, noto trafficante di parti inorganiche e di OloSnuff. Una volta che stava indagando su uno dei suoi traffici era caduto in una trappola, era stato catturato dai suoi sgherri e quel fetente gli aveva fatto iniettare una N.O.C. (nanosonda a orologeria casuale). Sarebbe esplosa e lo avrebbe ucciso. A caso. Senza preavviso, un giorno qualunque. Oggi? Domani? Fra 50 anni? Era tutti dato al caso. Un nuovo modo per torturare una persona. Comunque poi aveva ripensato alla sparatoria del giorno prima, a tutte le esplosioni e concluse che doveva essere un effetto collaterale del suo lavoro. Si diresse verso il frigo che lo ammonì, quando ormai era un centimetro dalla maniglia. – Non ci provare, stai indietro: diventerai brutto, grasso e con il colesterolo alle stelle. Si sentì conseguentemente un rumore come di un chiavistello: il frigo si era chiuso da sé. Maledetta domotica del cazzo! Cercò di forzare la porta del frigo ma senza successo. Si lasciò cadere in terra, seduto e disperato, alla luce dei microled di sicurezza (di un celeste moribondo) che tempestavano gli interstizi del suo microscopico appartamento. Tre stanze: camera con un angolino adibito a bagno, cucina/soggiorno/ingresso e panic room (obbligatoria per legge) che lui aveva adibito ad armadio-ripostiglio. Se ne stette un po’ così, appoggiato al frigo, testa fra le mani e gomiti appoggiati sulle ginocchia. – Per favore, muoio di fame e ho mal di testa. – No, sapevo che lo avresti detto, ma non morirai. E non è mangiando che ti passerà il mal di testa. – E tu che cazzo ne sai? Sei un frigo, non sei un medico. – Questo non puoi saperlo, una delle parti del mio neuro HD potrebbero essere appartenute ad un medico. – Certo, come no. Senti, se non ti apri domattina come prima cosa ti porto all’isola degli abbandoni e ti lascio in compagnia di tutti gli altri tuoi amici medici imprigionati negli elettrodomestici. – No, non lo farai. – Allora apriti o mi ammazzo. Giuro che vado di là, prendo delle pasticche e mi ammazzo. – No, non farai neanche questo. – Già… Era sconsolato. Voleva solo che il mal di testa passasse. Voleva anche mangiare qualcosa, ma decise che quel confronto con un elettrodomestico non avrebbe portato a niente: non erano ragionevoli, erano programmati. – Cos’è questo bordello? – chiese Osm (Organismo Senziente di Monitoraggio). – Torna a letto nano giallo: mi ci manchi te a completare la nottata di merda. – Che sei una persona orribile te l’ho mai detto? – Solo un paio di volte al giorno, di solito. – Bene – e così dicendo Osm se ne tornò nella camera svolazzando in giro come una falena con problemi di fegato. – Grazie e vaffanculo – lo salutò Curtis. Si alzò per andare a vedere se almeno nel ripostiglio, nell’armadietto del pronto soccorso, aveva qualcosa per fronteggiare il mal di testa. Arrivò allo sgabuzzino, accese il led. Allungò una mano per aprire il mobiletto e… – Non ci provare, non ti permetterò di ucciderti. Si sentì conseguentemente un rumore come di un chiavistello: il mobiletto del pronto soccorso si era chiuso da sé. Maledetta domotica del cazzoooooo! Scivolò in ginocchio a terra, disperato. – Maledetta casa del cazzo, ho bisogno di una pillola per il mio mal di testa… – Poco fa hai minacciato di ucciderti. – Era per dire. Ho bisogno di una medicina, per favore… – Non posso correre il rischio. Mi dispiace. Rimase così, disperato e solo. Illuminato da una luce intermittente magenta e blu elettrico che proveniva dall’oblò che dava sulla strada: fuori pioveva ma l’insegna del ristorante cinese pareva non risentirne. Ah, se solo avesse avuto la forza di andare in strada. Ma sicuramente la casa, per la sua sicurezza, non lo avrebbe lasciato uscire. Fece un tentativo: – Casa, posso uscire? – Non credo proprio, data la sua condizione psicologica, che sia una buona idea padron Newton. Dovrebbe tornarsene a letto – e dicendo questo la casa abbassò la veneziana e mise in filodiffusione una non meglio identificata serie di rumori che facevano tanto zen. – Accidenti a questo cazzo di legge sull’intelligenza artificiale – sussurrò Newton. Si accese, d’improvviso, il video che occupava tutta la parete opposta a quella del frigo, proprio di fronte a lui. Un enorme occhio elettrico apparve, ed una voce che pareva provenire da tutta la casa (e anche un po’ da dentro il suo cervello) gli disse: – Cittadino Curtis Newton! Faccia attenzione alla natura sovversiva di quello che dice, è passibile di denuncia e arresto. Dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro. – Mi scusi Grande Occhio Disciplinante (G.O.D.), non era mia intenzione. Solo un attimo di debolezza, può succedere, nella solitudine della propria abitazione. – Infatti nessuno è giunto a portarla via, ma stia attento, la tengo d’Occhio. Il vidiwall si spense. Tornò la luce intermittente magenta e blu elettrico. Tornò la musichetta che faceva tanto zen. Ma il mal di testa non era mai andato via. Anzi una sensazione nuova cominciò a farsi spazio nella sua testa: era in trappola. La quotidianità della propria abitazione era una trappola devastante, molto meglio le sparatorie con gli sgherri di Big Boss Bungarumba XII e compagnia bella. Se ne tornò a letto e si sistemò sopra le coperte e senza cuscino, sperando che se non poteva il sonno, magari poteva farlo svenire il dolore. Fissando il soffitto e le striature colorate che le luci che provenivano da fuori lasciavano su di esso, si chiese se tutta quella tecnologia senza controllo non avesse finito per rendere tutti un po’ meno liberi. Si rispose che forse vedeva le cose da una prospettiva sbagliata, e che comunque neanche poteva sapere come era prima. Prima… Il prima più vicino che ricordava era quello in cui aveva chi si occupava di lui. E poi… E poi… E poi quel nanetto giallo di merda ma quanto cazzo russava? Ma neanche in camera sua poteva stare tranquillo? E ma porca puttana… Se non fosse stato costretto dal Capitano lo avrebbe già sfrattato quell’inorganico petulante e spione. Ma aveva tempo. – Svegliaaaaaa Curtisss. L’ometto monoculare era proprio davanti ai suoi occhi. Fece per colpirlo ma lo mancò. – È ora di andare al lavoro… Il crimine non aspetta e noi abbiamo una targa da identificare! Dopo un primo attimo di incertezza Curtis si alzò. Si tolse la maglietta che aveva indosso tirandola in un angolo della stanza e se ne mise una presa al volo da un mucchio che stava ai piedi del tavolo. Aprì il frigo e bevve una lunga sorsata di birra per buttar giù le due pasticche di Krystal (metamphetamina legale) che si era infilato fra i denti. Si sciacquò la faccia nel lavandino e sentenziò: – Detective Newton pronto all’azione. Fine terzo episodio
Che Fine Ha Fatto Hrolf?: di Bob Accio
“Nella seconda parte del racconto sui mondi alternativi, Bob trova una conclusione all’…
In fumi d’ Agosto fra echi di pioggia e tuoni Arrivederci. Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Altrimondi Editoriale – Settembre 2018: L’estate è finita, il sudore no. Eccovi infatti una fotografia della nostra redazione mentre invochiamo un piccolo antic…
Pioggia insistente ma siamo ancora d’estate Quale tristezza Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio
Appostamento (Un’avventura del Detective Newton) Di Pietro Rotelli – Non mi ricordo di aver preso parte a un appostamento più noioso di questo – disse Osm. In effetti non aveva tutti i torti, erano appostati sotto casa del corriere da almeno quattro ore e non era successo niente. E quando dico niente intendo niente. Neanche una zuffa fra cani. Ma neanche un litigio fra innamorati. Nulla. – Che ti devo dire, il Commissario Nemo avrà preso un abbaglio. Anche lui comincia ad avere un’età – fu il distratto commento di Curtis mentre sollevava lo sguardo dal suo olostreming in cui una donnetta si stava spogliando. In realtà a lui non importava niente se quell’appostamento si era rivelato un buco nell’acqua: tutto sommato esistevano mansioni più pesanti dello starsene seduti in macchina a non fare niente per ore. Aprì lo sportello del vano porta oggetti e ne estrasse una pipa elettronica. – Non ti azzardare ad appestarmi con quell’aggeggio – lo minacciò Osm dall’alto dei suoi 127 millimetri. In tutta risposta Curtis aprì lo sportello del passeggero e lo invitò a uscire. Osm decise che poteva farsi appestare con quell’aggeggio. Una botta enorme li riportò alla realtà e ci misero comunque un paio di minuti per vedere il buco sul cofano. Un buco… il cofano era praticamente schiacciato a terra. Uscirono per vedere meglio ed era come se un’elefante invisibile si fosse seduto sul cofano dell’auto. Curtis fece per avvicinarsi e urtò qualcosa. Qualcosa che non poteva vedere. Tirò quindi fuori il suo A.I.O.C. (Apparecchio Intelligente per Ogni Cosa) e ci disse dentro: – Traccia contorno. – NON-HO-CAPITO – fu la risposta della voce femminile dell’apparecchio. – TRACCIA-CONT… – non riuscì a finire la frase che una pioggia di traccianti laser gli si rovesciò addosso. Fecero in tempo a rifugiarsi dietro l’angolo di strada più vicino. – Nano, vai subito a vedere chi è che ci sta attaccando. VAI! – intimò Curtis al suo compagno. – MA col cazzo che ci vado! Non è il mio ruolo. Curtis gli diede una pedata e lo mandò oltre l’angolo. L’omuncolo giallo piagnucolò un poco per poi tornarsene indietro. – Non stanno sparando a noi – disse. – Stanno sparandosi fra loro: gli sgherri e il corriere della Famiglia Fustacchi su dal secondo piano del palazzo e tre o quattro sicari nel bar di fronte. Curtis gli fece ok con le dita. – Sei una persona orribile – gli rispose Oms. – Ok, adesso entra in azione il Detective Curtis e vedrai che risate. Arreggiti cyberpidocchio. – E così dicendo se lo infilò nella tasca lato cuore del suo giubbotto d’ordinanza, voltò l’angolo e intimò: – Polizia di Omega City! Arrendetevi e nessuno si farà male! Per tutta risposta ricevette un colpo di blaster che mancò lui di un pelo ma vaporizzò tutto l’angolo di strada. Allora Curtis non ci vide più e si infilò di corsa nel portone del palazzo, arma in pugno e grande determinazione. – Che sta succ… – SWAWOOOHSHHH. Curtis seccò il droide-portiere. Osm tirò fuori la testa dalla tasca. Guardò prima il deceduto, poi Curtis: – Tu sei una persona orribile. – Non era organico! – fu la risposta che il Detective sentì di dare. E in effetti nessuno avrebbe potuto dire il contrario. Quella dell’esenzione di responsabilità a danni procurati dalla polizia ai non-organici era una gran legge. Per di più i non organici erano in continuo aumento, emarginati dalla popolazione organica e quindi tendevano ad occupare i ranghi più bassi della società. E a delinquere per poter trovare un sostentamento. Continuò la sua corsa salendo le rampe di scale a tre scalini alla volta, e arrivò al secondo piano davanti alla porta dell’appartamento occupato dalla Famiglia Fustacchi. La porta si spalancò e Curtis si trovò di fronte e una vecchia. La signora – sull’ottantina – era la classica nonna: alta un metro e cinquanta, gobba, capelli color argento raccolti in cima alla testa e tenuti fermi da uno spillone, occhiali piccoli e tondi, un vestito a fiori, scarpe ortopediche. – Polizia di Omega City, signora! La prego di lasciarci entrare! – Vaffanculo sbirro del cazzo! – urlò la vecchia, tirando fuori un cannone a impulsi che teneva nascosto chissà dove e scaricandolo nel corridoio. Il detective fece in tempo a sfondare di testa la porta dell’appartamento adiacente e a rifugiarcisi dentro. La famiglia che era dentro, nascosta sotto il tavolo della cucina lo guardò terrorizzata: madre, padre e bambina si erano rifugiati sotto il tavolo della cucina spaventati evidentemente dal suono degli spari. – Polizia di Om… si insomma state tranquilli che sono arrivati i buoni. – Sì, a patto che siate organici… – ironizzò Osm facendo uscire la testolina monoculare dal taschino del giubbotto. La bambina fece un timido sorriso e un cenno con la mano, ma la madre la tirò a se stringendola forte. Curtis vide la porta del terrazzo e si avviò in quella direzione, quando una deflagrazione a impulsi fece saltare tutto l’ingresso, scatenando le urla della famiglia sotto il tavolo. Dal nuvolone di cemento vaporizzato fece capolino la vecchietta, dai cui occhi ora senza occhiali uscivano raggi laser rossi, come due puntatori. Girò la testa in tutte le direzioni in cerca del poliziotto, che nel frattempo si era catapultato dietro un divano, nel soggiorno. – Vabbene. È arrivato il momento di passare alle vie di fatto. Tu, nano giallo, vai sul terrazzo e tieni d’occhio gli altri, io mi occupo di questa gerontostronza e poi arrivo, ma mi serve che tu tenga d’occhio la sparatoria. Osm si avviò non visto – complice la sua statura di 127 millimetri – spostandosi nell’aria come un drone-insetto. Appena fu fuori il Detective Newton tirò fuori le sue due plasmarevolver d’ordinanza, azionò la carica a ioni e tolse le sicure. Dal giubbotto, pigiando il distintivo lato cuore, uscirono casco a visiera di acrilico antiurto e copricollo di kevlar. La vecchia stava avanzando puntando in giro i suoi occhi con puntatore laser. – Ehyyyy, poliziottoooooo… Venga fuori che il mio gattino non riesce a scendere dall’albero! Gridolini dalla cucina, la bambina stava piangendo. Ok, plasmarevolver cariche, Curtis si tirò sù all’improvviso da dietro il divano sparando dritto davanti a sé. – Muori vecchiaia del cazzo, in nome della legge! Un colpo di plasma centrò la vecchia in fronte, procurandole un buco che la passò da una parte all’altra, lasciandole un’espressione stupita in faccia. Dal buco uscirono scintille e piccole scariche elettriche. – Sintetici del cazzo… – considerò Curtis. Passando dalla cucina fece cenno alla famiglia che era tutto a posto, sollevando il pollice, poi si catapultò nella stanza accanto da cui continuavano a provenire spari, esplosioni, rumore di vetri rotti ed imprecazioni. Entrò sparando a sua volta in tutte le direzioni, lanciando anche una mina a microonde, che esplose danneggiando ogni apparecchio elettronico, compresi droidi e replicanti eventuali. Alla fine quello che si trovò di fronte una volta diradata la polvere fu una specie di discarica di elettrodomestici con qualche cadavere qua e là. – OSM! Qui! Subito! – chiamò Newton, aggiungendo anche un fischio acuto. Il tappetto arrivò come un razzo. – Mamma mia che casino – disse guardandosi intorno. – I sicari sono scappati su uno sprinter NZ-14. Ho la targa. – Perfetto. Ci pensiamo dopo, allora. Entrarono alla centrale, presero l’ascensore ed entrarono in ufficio. Avevano una montagna di scartoffie da riempire. E una targa da rintracciare. Fine secondo episodio
Palla di fuoco senza queste nuvole Nel cielo ancora Archivio Haiku : Zen Garden / AnGolo Haiku di Claudio