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Arte

From My Windows – Giovedi 24 Aprile 2020

– Il noise può uccidere il virus? di Silvano – Nemico di Marco Valenti   Il nostro diario giorno per giorno. – Il noise può uccidere il virus? di Silvano Manhole – Stomp – Nemico di Marco Valenti nemico agg. e s. m. – Riferito a persona che nutre verso altri sentimenti di avversione, di ostilità e si comporta di conseguenza, cercandone il danno e desiderandone, e spesso anche cercando di procurarne, il male. Spesso mi sento a disagio. Soprattutto quando mi guardo intorno e non riesco a specchiarmi nei miei simili. Non che sia mai stato particolarmente a mio agio nella collettività, ma oggi davvero non capisco più niente. Soprattutto non capisco la necessità [parecchio diffusa] di dover avere sempre e comunque un nemico verso sui rivolgere i nostri strali. Non la capisco in genere, in condizioni differenti, in quella che eravamo soliti chiamare “normalità”, men che meno quindi riesco a comprenderla in una circostanza storica pericolosamente incendiaria come questa. Non so se ci sia una rivalsa sociale mai sopita che arde sottotraccia in cerca di un pretesto per esplodere o se sia soltanto incapacità di capire la portata del fenomeno ma soprattutto le sue conseguenze. Sta di fatto che i cretini si sono moltiplicati in modo esponenziale. E non mi riferisco a chi non rispetta le norme governative e si prende una boccata d’aria inseguito dalle forze dell’ordine. Il male non sono quelli che escono di casa pur sapendo che non è consentito. Sono quelli che vivono in perenne campagna elettorale accecati da un odio atavico, abbiamo tutti le nostre idiosincrasie, le nostre ideologie, le nostre certezze. È la nostra natura. Non possiamo modificarla. Possiamo però capire tutto questo in una situazione di relativa calma. Oggi Aprile duemilaventi tutto ciò è inaccettabile. Il rivale politico [ma anche sociale, perché il mio sospetto è che si usi la politica per sublimare un odio che è ben più allargato e si rivolge ad una platea ampia ed indistinta] è oggi più che mai il bersaglio di ogni nostra invettiva. Abbiamo necessità di un avversario da sconfiggere a qualsiasi costo. Anche approfittando delle debolezze di una fase storica di confusa transizione come quelle che stiamo attraversando. Ed è proprio per questa bassezza che non tiene conto del contesto nel quale ci muoviamo che il mio sdegno è ancora più grande. Mi sento di essere molto distante da tutto questo circo, non solo ideologicamente, ma anche e soprattutto eticamente. Ci tengo però a precisare che questa mia distanza non è frutto di una mia presunta [e tutta da dimostrare] “superiorità” intellettiva. Io faccio ragionamenti semplici, di buon senso. Niente di più. Se passo per “illuminista” è per la scarsa capacità intellettiva e di ragionamento di chi mi circonda. In altri tempi sarei stato invisibile [e anche giustamente], per cui se esisto oggi è solo grazie alla vostra incurabile idiozia, che mi permette di risplendere sotto il sole si questa sempre più incipiente primavera. Il circolo vizioso nel quale vorreste trascinarci è il male di vivere che vi portate dietro e che non vi permette di affrontare le giornate con la serenità. Per cui alla fine non potete farci che pena. E lo dico senza supponenza, con il cuore il mano, quel cuore che voi avete smarrito o che forse non avete nemmeno mai avuto. La virulenza del virus è nulla rispetto a quella che vi scorre nelle vene e che vi annebbia la vista. Non esistono nemici in un momento come questo. Bisogna saper guardare oltre l’ostacolo e non inciampare in ogni ciottolo che si manifesta davanti ai nostri piedi. Occorre sapere quando è il momento di tacere e capire finalmente il valore del “bene comune”, smettendo egoismi provinciali dettati da territorialità medievali. Abbiamo tutti come detto i nostri nemici ma oggi c’è un solo grosso nemico e non è il covid-19 ma l’imbecillità.

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Confessioni Di Una Maschera Aprile Fear, Emptiness, Despair

CONFESSIONI DI UNA MASCHERA APRILE DUEMILAVENTI “FEAR, EMPTINESS, DESPAIR”   Come tutto ciò che mi riguarda anche “Confessioni di una maschera” risente pesantemente di quello che stiamo vivendo. Sarebbe impensabile fare finta di niente e mettersi a scrivere in assoluta e distaccata tranquillità. Ogni mio gesto, ogni mio pensiero, ogni disco che decido di ascoltare porta con sé il peso di questa drammatica situazione. Mi riesce impossibile isolarmi al punto di riuscire a pensare in modo del tutto autonomo ma soprattutto sgombro da condizionamenti. E’ proprio in un momento come questo che credo che la musica acquisti ancora maggiore significato, certo come sono da sempre che nelle difficoltà siano proprio le menti più indipendenti, più sensibili, in un certo senso “più elevate” quelle che alla distanza emergono trascinandosi dietro il resto. E visto che sono anche convinto del fatto che la musica senza il suo elemento di rottura sia del tutto priva di ogni sua velleità [escluse le vanità da copertina patinata cui puntano i più deboli] mai come oggi mi sento di dover ribadire il mio “siate ciò che volete e non ciò che gli altri vogliono che siate e diventiate”. Quello che può sembrare una via di mezzo tra un versetto biblico e un mantra della peggior new age postmoderna è in realtà quello che spesso penso quando apro la mail di Toten Schwan per ascoltare gli album che mi mandano e quando apro i link che vedo postati online sui vari social network. Detto che ci metto del mio nel momento in cui inizio ad ascoltare un album con la speranza di trovarmi davanti alla “nex big thing” e che un pò me la cerco, mi sembra però che siamo in una fase di appiattimento da un punto di vista qualitativo. Una cosa ci tengo a precisare. Non voglio scoprire il disco dell’anno per poterlo produrre. Non è questo il senso del mio discorso. Io sono prima di tutto un amante della musica e di conseguenza un ascoltatore. Il piacere di godere di un album che ti tenga incollato al divano mentre ti suona il cellulare e ti maledici per non averlo spento prima di aver iniziato ad ascoltare il disco è un qualcosa che supera ed anniente qualunque velleità produttiva. Un disco coi controcazzi è prima di tutto un disco coi controcazzi e solo secondariamente mi interessa sapere chi lo ha prodotto. Prima ne godo e poi mi documento. Detto questo possiamo leggere il “mantra” di cui sopra in questo modo: “fate i dischi senza paura del giudizio altrui, anche a rischio di non piacere”. L’idea che un musicista lasci fluire la propria creatività, dando spazio e libertà alla propria personalità, alla propria spontaneità non deve intimorire e quindi frenare. Abbiate quindi il coraggio e l’ardore di fare dischi che abbiano una loro identità, anche scomoda, ma che siano mossi da quell’onestà intellettuale che riscontro sempre più di rado. Fate dischi che lascino intravedere la voglia di spogliarsi del superfluo, che vi permettano di uscire da quel circolo vizioso in cui ci diciamo a vicenda quanto siamo belli e bravi, in cui non ci si può permettere di criticare nessuno [e anche se lo pensiamo non lo diciamo perché non sta bene], in cui tutti quanti noi facciamo dischi bellissimi [che poi non ci compriamo a vicenda aspettando che qualcuno ce li regali]. Smettiamo di farci i pompini a vicenda come diceva mr. Wolf e prendiamoci lo spazio perchè ce lo meritiamo e non perché ce lo concedono di diritto nel momento in cui iniziamo a far parte di quell’elitè similmassonica che decide che cosa sia meritevole e che cosa non lo sia. In questi giorni in cui siete tutti impegnati a guardare “La casa di carta” e che discutete su “mascherine sì mascherine no” ricordatevi che prima o poi i nodi vengono al pettine e il tempo smaschera tutti, basta solo aspettare. Mai come oggi sono convinto che l’onesta paghi. Sempre. Alla lunga, ma paga. Basta saper aspettare. Per cui lasciate stare chi si crogiola nel facile consenso e andate oltre. Osate e sarete ricompensati. Non da me che non conto un cazzo ma dalla storia e dalla vostra coscienza. Il domani è vostro, prendetevelo. Consulta gli altri interventi  

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From My Windows – Martedì 7 Aprile 2020

-‘Crome, contralti e palchi’ di Bob Accio – Il noise può uccidere il virus? di Silvano Il nostro diario giorno per giorno.   -‘Crome, contralti e palchi’ di Bob Accio Appendo immagini Che giocano, passo Tempo a metter Le cose a posto. Decifro una poesia Come se scrivessi enigmi. Pasqua avrà un senso Di straniamento. Distrarmi da quanto vedo E faccio è il mio brogliaccio. Avverto il piacere Asintomatico, le tue radici. – Il noise può uccidere il virus? di Silvano

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