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Articoli

Dalla letteratura all’attualità, dalla filosofia all’arte: a noi interessa tutto. Purché non ci si annoi.

CONFESSIONI DI UNA MASCHERA “MINIMA IMMORALIA”

L’italia, scritto volutamente minuscolo, è un territorio in cui per anni si è andati avanti celebrando i fasti di una delle più grandi culle della cultura mondiale. Sono però almeno tre decadi che tutto questo è andato a morire.

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Banchetto cuore delle bands

Oggi vi voglio parlare di una argomento che a me sta particolarmente a cuore facendo parte di quelli che la musica anche la fanno ( ci proviamo se non altro) .

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Alexander Gonzalez Delgado

Gonzalez Delgado (o più semplicemente Sasha), nonostante l’avversione di Zuckerberg per il corpo nudo e i capezzoli femminili in primis.

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THE FUZZTONES live a POGGIBONSI (Si)

THE FUZZTONES live: Sul palco i Fuzztones, gruppo storico garage rock statunitense, il cui nome è stato ispirato dall’effetto di distorsione fuzz tone appunto, inventato nel 1962 e che sentiamo sempre in Satisfaction dei Rolling Stones.

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Il suono del dolore, intervista a Stefano Cavanna

Finalmente è arrivato un giorno che aspettavo da tempo, ovvero il momento di intervistare Stefano per l’uscita del suo magnifico libro “ Il suono del dolore- Trent’anni di funeral doom”, edito da Tsunami Edizioni e recensito dal nostro Marco Valenti

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CONFESSIONI DI UNA MASCHERA – PRIMA_VERA MMXXIII

Continuo a pensare che il male assoluto sia da far coincidere con la sovraesposizione da social network. La rete ci ha reso ancor più schiavi di quanto non fossimo già. E lo ha fatto facendoci credere che stessimo conquistando quella “libertà” che da sempre cerchiamo.

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RSD 2023, ecco le uscite più interessanti

Il 22 aprile si celebra, a livello internazionale, il “Record Store Day“, che è la giornata mondiale della salvaguardia dei negozi di dischi indipendenti, quest’anno giunta alla sedicesima edizione. L’evento è stato concepito negli Stati Uniti, nel 2007, dall’iniziativa di un impiegato di un negozio indipendente di dischi, Chris Brown, e la peculiarità (nonché scopo principale) del “Record Store Day” è quella di celebrare gli oltre 700 negozi di dischi indipendenti esistenti (e resistenti alle logiche di consumismo esasperato e usa-e-getta proprie della mentalità mainstream dei grandi megastores e della musica liquida digitale) negli Stati Uniti d’America, ma anche le centinaia di migliaia di negozi di dischi indipendenti sparsi in tutto il mondo. La “tradizione” del Record Store Day (al netto di qualche contraddizione, a livello di sponsor ufficiali dell’evento) vuole che in questa giornata speciale (che suole sempre ricadere nel mese di aprile) siano pubblicati tanti prodotti musicali speciali, riedizioni e ristampe ormai introvabili, chicche particolari promozionali create per l’occasione (e valide per un solo giorno, cioè quello del “Record Store Day”) e che vi siano musicisti che promuovono la giornata dei negozi di dischi indipendenti (in veste di “ambasciatori ufficiali”) e anche artisti che partecipano attivamente all’evento, facendo apparizioni speciali, performance inedite e incontri con i fan e con gli appassionati di musica nei negozi. Ovviamente il consiglio che sentiamo di rivolgervi è proprio quello di invogliarvi a frequentare e supportare i negozi di dischi delle vostre città, meglio ancora se sono negozi di dischi indipendenti e aderiscono alla giornata del “Record Store Day”. Vi consigliamo di frequentare i piccoli negozi di dischi indipendenti (ovviamente anche negli altri 364 giorni dell’anno, quando vi capita di fare un salto) perché nelle piccole realtà non asservite alla mentalità consumistica da centro commerciale è possibile respirare ancora un ambiente genuino, perché nei piccoli negozi di dischi esiste ancora il calore del contatto umano, il negoziante spesso può diventare amico del cliente, vi consiglia sui dischi e sulle scelte musicali più opportune per voi, vi fa appassionare e scoprire nuovi mondi culturali, sia sonici che visivi. Nei piccoli negozi di dischi indipendenti sembra di essere in un mondo a parte, e chi è un vero appassionato di musica sa di cosa parliamo: lo spulciare tra i vinili, i cd, gli accessori musicali e il merchandising, le ore trascorse a passare in rassegna i dischi, quel bisogno, quasi feticistico, di stare a contatto con l’oggetto fisico, sentirne l’odore, ma anche l’opportunità di conoscere nuove persone appassionate di musica e iniziare interminabili discussioni sulle band, sui concerti, sui dischi ecc. ecc. ; far nascere nuove amicizie reali, e altre belle cose che si possono vivere solo in un vero negozio di dischi, che magari non sarà comodo come l’avere a disposizione milioni di canzoni in file mp3 da scaricare (su internet, ma volete mettere una bella collezione di vinili con una collezione di file audio sul computer di casa?) nella propria cameretta, ma a livello di fascino e vita sociale è imbattibile. Support your little local record store! E ora diamo insieme un’occhiata (in ordine alfabetico) alle uscite, a nostro parere, degne di essere segnalate in questa nuova edizione dell’RSD.   1) THE ADICTS – “FIFTH OVERTURE” Iniziamo con i veterani glam-punkers inglesi Adicts, dei quali verrà ristampato il quarto album ufficiale, “Fifth Overture“, uscito orginariamente nel 1986, oggi ristampato, in occasione del Record Store Day, su Fallout Records/Jungle Records, in edizione limitata a duemila copie in vinile giallo, corredata da nuova busta interna e inedite foto a colori. 2) AGNOSTIC FRONT – “UNITED BLOOD L.P. (THE EXTENDED SESSIONS)” Ristampa del fondamentale 7″ Ep d’esordio dei newyorchesi Agnostic Front, uno dei primi manifesti della scena NYC hardcore, uscito nel 1983, e oggi ampliato in un 12″ Lp con versioni inedite di classici e primissime registrazioni della band (disponibile in tremila copie registrate in 45 RPM) ed esce su Bridge Nine Records. 3) COME – “GENTLY DOWN THE STREAM” Ristampa dell’ultimo studio album ufficiale dei Come, band indie/alternative di Boston che si caratterizzava per la sua dissonante mescolanza di generi (blues e noise rock imperniati su un songwriting fatto di melodie e intricati passaggi di chitarre) e vedeva nella line up Thalia Zedek e Chris Brokaw dei Codeine. “Gently down the stream” è uscito originariamente nel 1998, e oggi la Fire Records lo ripubblica con il codice per il download e nuove note di copertina. 4) DENIZ TEK BAND – “THEN AND NOW” In occasione del Record Store Day verrà rilasciato un nuovo singolo dalla band di Deniz Tek, veterano chitarrista e membro fondatore dei Radio Birdman, che tramite Wild Honey Records darà alla luce il 7″ (disponibile in sole 500 copie) coi brani “Then and now” e “You cry”. Il quartetto vede anche la presenza alla batteria di Keith Streng dei Fleshtones e della moglie del frontman Deniz Tek, Anne alla chitarra.   5) THE DONNAS – “EARLY SINGLES 1995-1999” Raccolta realizzata dalla Real Gone Music (disponibile in sole 1500 copie) dedicata alla (ex) all female rock ‘n’ roll band californiana Donnas, e in collaborazione con essa, per una inedita retrospettiva che assembla il materiale del loro primissimo repertorio, con quattordici brani (tra cui diverse cover) non presenti sugli album ufficiali. Lp rimasterizzato da Mike Milchner disponibile in duemila copie (stampate su vinile color oro metallico) che conterranno foto rare, memorabilia e note di copertina curate dalle quattro musiciste. 6) FRANKIE AND THE WITCH FINGERS – “ZAM” Ritorno in stampa per il quinto (doppio) album ufficiale dei garage/psych rockers losangelini Frankie and the Witch Fingers, “ZAM“, originariamente uscito nel 2019 e andato subito fuori catalogo.  In occasione del “Record Store Day” sarà ristampato in doppio Lp con nuovo artwork, un poster a due lati a colori 24″” x 24″” e un 7″ bonus flexi disc contenente un demo inedito. La label che distribuirà il full length in 2700 copie è Greenway Records. 7) GENERATION X – “GENERATION X” Ristampa in edizione limitata dell’album di debutto omonimo dei Generation X, uno dei dischi più noti e iconici della prima ondata del punk inglese, uscito nel 1978 su Chrysalis Records, la stessa etichetta che oggi ne ripropone la pubblicazione. 8) GIANT SAND – “CENTER OF THE UNIVERSE” Importante reissue, da parte della Fire Records, per il classico “Center of the universe“, album pubblicato nel 1992 della alternative band statunitense Giant Sand, riproposto in doppio Lp, col secondo disco contenente una inedita performance registrata al festival Vermonstrous nel 1992. Nuove note di copertina curate da Howe Gelb.   9) HALF JAPANESE – “THE BAND THAT WOULD BE KING” Sempre la Fire Records curerà la ristampa di un altro seminale album indie/alternative rock, “The band that would be king” degli art punkers del Maryland Half Japanese. Disponibile in edizione limitata, in sole mille copie, in vinile color arancio, nuovo artwork e note di copertina curate da Jad Fair e dal produttore Kramer.   10) HEROIN – “DISCOGRAPHY” Raccolta completa dell’intera discografia dell’emo hardcore band californiana Heroin, attiva negli anni Novanta. La Southern Lord Recordings ha ristampato, in 1600 copie in doppio vinile, tutto il materiale registrato dal gruppo e il packaging contiene una fanzine con molte foto e note di copertina scritte da Sonny Kay. 11) PERE UBU – “RAYGUN SUITCASE” Ancora Fire Records protagonista di un’altra reissue, quella del disco “Raygun Suitcase” dei fondamentali post-punkers statunitensi Pere Ubu, qui omaggiati con la riedizione di un album originariamente uscito nel 1995, e in occasione dell’RSD, per la prima volta disponibile in formato vinilico, stampato in edizione limitata a mille copie in vinile bianco e con nuovo artwork. 12) PIXIES – “DEMOS” Riedizione, su Cooking Vinyl, delle canzoni registrate, sotto forma di demo, dalla seminale indie/alt. rock band americana Pixies nel marzo 1987 e sono state poi incluse in quelli che sono diventati noti come “Purple Tapes”. Oggi ritorna in formato Ep 10″ in edizione limitata stampato su vinile viola, con rivestimento interno decorato. 13) RAMONES – “PLEASANT DREAMS (THE NEW YORK MIXES)” I Ramones sono ormai un habitué del Record Store Day, e anche all’appuntamento di quest’anno saranno presenti con questa particolare riedizione di “Pleasant Dreams“, sesto studio album ufficiale della punk rock band newyorchese, uscito nel 1981, qui riproposto secondo la versione dei mix originari del produttore del disco, Graham Gouldman, più tre inediti provenienti dalle sessioni di registrazione e non inclusi all’epoca nell’album. Disponibile in 7500 copie vinile giallo e con nuovo artwork. 14) THE SISTERS OF MERCY – “THE REPTILE HOUSE E.P.” In occasione del quarantesimo anniversario della sua uscita, viene ristampato l’influente Ep “The Reptile House“, mini-album inciso dai paladini del gothic rock, i Sisters of Mercy, nel 1983 e da allora fuori dai cataloghi. Registrato dalla line up originale della band, guidata dal frontman Andrew Eldritch (e Craig Adams al basso, Gary Marx e Ben Gunn alle chitarre e Doktor Avalanche alle batterie) oggi viene riproposto in edizione limitata a 4500 copie in vinile color grigio fumo e un poster interno. 15) THE SLITS – “(ROUGH) CUT” Durante le ricerche per una versione

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WILD BILLY CHILDISH & CTMF – FAILURE NOT SUCCESS

Puntuale e preciso, come ogni anno, torna a timbrare il cartellino (discografico) il nostro poliedrico menestrello del Kent, “Wild” Billy Childish con una delle sue numerose incarnazioni, i CTMF (Chatham Forts) giunti al loro nono album complessivo, questo “Failure not success“, uscito su Damaged Good Records e arrivato a quasi due anni di distanza dal precedente “Where the wild purple iris grows“. Il trio, che vede Billy (accantonata, per ora, la serie di release col moniker William Loveday Intention, di marcata ispirazione BobDylaniana) coadiuvato, come sempre, dalla moglie Julie “Juju” Hamper al basso/backing vocals e da Wolf Howard alla batteria, ritorna a deliziare i palati degli amanti del garage rock con un altro disco ruvido e ruspante, in cui l’attitudine punk degli Headcoats, dei Milkshakes e dei Mighty Caesars si mischia coi vecchi amori Fifties-Sixties di Childish (musica strumentale, Link Wray, Who e Kinks). Una riuscita cover di “Love comes in spurts” di Richard Hell and the Voidoids (tra l’altro già presente nel set degli Headcoats da fine Nineties) apre l’Lp, che poi prosegue sciorinando subito la title track, che forma un trittico (insieme a “Hanging By a Tenuous Thread” e “Becoming unbecoming me“) già proposto da Billy nei suoi esorcismi Dylaniani del William Loveday Intention, e viene qui risuonato in chiave garage rock. Echi degli Who si odono fragranti in “Beneath the flowers serprents” (che di fatto è l’unico brano originale e inedito dei dodici presi in rassegna) il twang di Link Wray rivive nella strumentale “Walk of the Sasquatch” (già incisa dal Guy Hamper Trio) per tre minuti resuscita anche Jimi Hendrix nel rifacimento di “Fire“, seconda cover del full length (registrata anche l’anno scorso, in versione strumentale, ancora dal Guy Hamper Trio). “The old long bar“, terza riproposizione del lotto, è un singolo folk – prodotto da Childish coi Singing Loins – rielaborato in chiave garage blues. “Come into my life” è un brano dei Mighty Caesars (e coverizzato pure dalle Headcotatees) riadattato a nuova vita, così come le strumentali “Skinwalker” (decisamente LinkWrayana) e l’altra “Moon of the popping trees” facevano già parte del repertorio di un altro degli innumerevoli side projects del nostro (di nuovo The Guy Hamper trio) e la conclusiva “Bob Dylan’s got a lot to answer for” (con tanto di attacco à la “Louie Louie”) è una canzone già edita come singolo nel 2021, qui riarrangiata in una take più breve e decisamente più coinvolgente e in-your-face (quasi un ibrido noise proto-grunge che richiama i Pixies) rispetto a quella del 45 giri. “Failure not success“, oltre a essere la filosofia vita di chi suona un certo tipo di rock ‘n’ roll senza ambizioni da classifica (e gonfiare il conto in banca) e solo per il gusto di farlo, è una variegata raccolta di materiale del recente passato e presente di mister Steven John Hamper, riassemblato per dare un nuovo senso a un percorso musicale e artistico (anche se lui si definisce un amatore/dilettante, benché sia anche scrittore, poeta, pittore e film maker) che va avanti da oltre quaranta anni e non vuole saperne di terminare. Restare fedeli alle proprie origini DIY e radici indipendenti, orgogliosamente “sfigati”, senza svendersi all’orco capitalista. Ma se anche in un giorno non lontano il buon Billy Childish (che va per le 64 primavere) decidesse di appendere gli strumenti al chiodo, saremmo dispiaciuti, ma avremo per sempre le orecchie e il cuore carichi di meraviglia, data l’incredibile messe di materiale sonoro pubblicato, sia da solista sia nelle numerose formazioni in cui ha militato e continua a suonare, sia nella lista di collaborazioni, che elencare tutto è quasi impossibile (probabilmente neanche lui conserverà una copia di tutto ciò che ha creato) e ci resterà per sempre la sterminata produzione di uno dei migliori figli partoriti dal ciclone del punk settantasettino inglese, sempre celebrato meno di quanto meriterebbe, ma che rimane un solido punto di riferimento per la scena rock ‘n’ roll mondiale e un esempio di integrità e coerenza, sempre fedele al verbo dell’indie (quello vero) e un suo credibile praticante. Non ne nascono più di rockers così.  

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