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Interviste

Le nostre interviste spesso sono più delle chiacchierate per conoscere meglio chi ci sta davanti.

The Minis

Gas, Dan, Mick all’ epoca Supergrass, cantavano “We are Young , We run Green “, inno di piu’ generazioni che tuttora ci fanno (ri) vivere momenti spensierati. Il power Trio di Torino , cavalca questa benefica ed esuberante euforia facendo un notevole passo avanti ed entrando come pionieri nella storica Cramp Records. Un nuovo disco , il secondo ed il battesimo dalla scena rock contemporanea. In questo disegno divino, a coordinare il management, Alex Loggia, gia rampante chitarrista degli Statuto. Julian, Zak e Mattia, come e quando e’ nata l’ alchimia? Julian: Nel 2015 eravamo molto piccoli, io Mio fratello Zak abbiamo scoperto i The Strypes e ci sono piaciuti subito tantissimo, ed insieme un nostro amico Luca abbiamo deciso di formare un gruppo e con l’aiuto di nostro padre, Alex Loggia abbiamo iniziato a fare qualche cover dei nostri nuovi idoli. Nel 2017 Mattia ha preso il posto di Luca Torino rimane nel corso degli anni un palco nel quale nascono e si sviluppano costantemente generi musicali, in quale influenza vi sentite appartenere ? Zak: A Torino sono nati tanti gruppi che ci piacciono molto, Subsonica, Statuto, Willy Peyote sono alcuni di questi. Noi ascoltiamo molto brit rock (Oasis, the Strypes, The Jam etc.) e probabilmente le nostre canzoni possono essere associate a quel genere, ma non ci poniamo limiti facciamo quello che ci piace. E in veste di quali paladini sarete ricordati col passare del tempo ? ( strizzatina d’ occhio ad Alex, papa’ di Julian e Zak, e tutt’ oggi chitarrista degli Statuto nella scena mod torinese ) 3-Julian: siamo ancora molto giovani e non pensiamo ancora a come verremo ricordati, abbiamo appena iniziato, vedremo in futuro per adesso ci divertiamo a fare il rock and roll. Come nascono I vostri brani ? 4- Zak: solitamente partiamo dalla musica, un riff un giro di accordi sul qual inseriamo una melodia, poi abbiamo la fortuna di avere nostro padre che ci da una mano e per i testi ci aiuta il nostro amico, lo scrittore Fabio Geda. Settembre 2016 e’ una data che consacra il vostro debutto in occasione della ricorrenza di Piero Maccarino . Come ricordate tutt’ oggi questa rampa di lancio? 5- Julian: è stato molto emozionante e divertente condividere quel grosso palco con tutti quei grandi nomi della musica, Subsonica, Linea 77, Bluebeaters, ci siamo esibiti per primi e da subito abbiamo capito che ci sarebbe oiaciuto continuare così. Dopo quel concerto abbiamo avuto la fortuna di aprirne altri come quelli di Statuto, Caparezza, Baustelle e speriamo di continuare così. Attitudine da festival e registrazione in studio.. : in che modo la vivete ? 6- Mattia abbiamo partecipato ad alcuni grassi festiva come Apolide, Home festival e Siren festival e ci divertiamo molto a suonare dal vivo, anche in studio peró è molto bello, anche perchè siamo seguiti da persone come Alex Loggia e Rudy Di Monte che rendono il tutto più interessante e divertente. In attesa del vostro prossimo album ci avete regalato una boccata d’ aria fresca con il singolo ‘ Il fiato sul collo ‘ da questo fantastico spoiler, cos’ altro possiamo aspettarci ? 7-Zak: il fiato sul collo e stato il primo brano in italiano che abbiamo composto ed è stato bello avere fatto il video ed il singolo. Il 5 luglio uscirà il nostro nuovo singolo “sale nel caffè” di cui abbiamo anche girato un bellissimo video poi a settembre uscirà il nostro primo album per la storica etichetta Cramps record. Verreste a trovarci a Varazze ( Lungo mare di Savona ) e ‘ suonarcene un paio ‘ ? tra un festival e l’ altro siete davvero benvenuti , ed il lungomare si presterebbe per atmosfere in stile buskers.. 8- Mattia non vediamo l’ora si suonare dal vivo e se ci invitate veniamo molto volentieri. FB > https://www.facebook.com/theminisband/

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Cuori Partigiani Di Edoardo Molinelli

Qualche settimana fa mi arriva “Cuori partigiani di Edoardo Molinelli”, il tema di interessava molto. Grazie a qualche giorno di relax, ho letto in poco tempo tutte le sue pagine con molto interesse ecco una piccola chiacchierata con l’autore. IYE: l’importanza di un libro di questo tipo in questo periodo storico. Penso che sia una testimonianza importante e per molti aspetti necessaria, soprattutto in un momento in cui la Resistenza viene sminuita e talvolta oltraggiata da intere forze politiche, in alcuni casi perfino di governo. Nessuno vuole sostenere che i partigiani sconfissero da soli il nazifascismo, ma considerarli “numericamente e militarmente irrilevanti”, come tante volte mi è capitato di leggere, derubricando la lotta di Liberazione a un atto ininfluente, per quanto coraggioso, di pochissimi uomini, è un’operazione scorretta sotto tutti i punti di vista. Il libro mostra che la Resistenza coinvolse anche l’insospettabile categoria dei calciatori, e implicitamente ribadisce come la scelta di combattere i nazisti e i fascisti fu molto più condivisa di quanto sostengono i tanti revisionisti attuali. Si tratta poi di storie spesso poco note, i cui protagonisti a mio avviso meritano invece di essere conosciuti per la testimonianza viva che ci hanno lasciato col proprio esempio. Per concludere, vorrei sottolineare come lo sport fornisca una chiave di lettura originale dei fenomeni storici contemporanei, fondamentale soprattutto per coinvolgere i più giovani. Penso ad esempio al giocatore-deportato Fernando Valletti, che sopravvisse a Mauthausen-Gusen giocando a pallone con i propri aguzzini e negli ultimi anni della sua vita si dedicò a raccontare la propria storia agli studenti milanesi. IYE: “tanti revisionisti attuali” questo continuo confondere la storia con il “vissuto personale”. In questo periodo è terribile non trovi? La tendenza attuale, purtroppo, è quella di confondere storia e memoria. C’è uno spezzone di un intervento in cui il prof. Alessandro Barbero spiega in meno di due minuti la differenza tra questi due termini, demolendo coloro che confondono ricordi personali e storia propriamente detta. L’esempio che fa Barbero è semplice e immediato: la figlia di un gerarca fascista giustiziato dai partigiani dirà che suo padre era una brava persona, che non meritava di essere ucciso e così via; ovvio, è suo padre. Questa è memoria. Storia, invece, è leggere i documenti contenuti negli archivi, incrociare le testimonianze e ricostruire i motivi per cui quel gerarca fu ucciso (ad esempio, perché era stato responsabile della tortura e dell’esecuzione di decine di antifascisti). La memoria non può mai sostituirsi alla storia, anche se è chiaro perché le forze politiche (di destra ma non solo) puntano invece a operare questa sovrapposizione. IYE : in che modo hai effetuato le ricerche per scrivere questo libro? Da appassionato di storia ho cercato di essere il più possibile rigoroso nella ricostruzione delle vite dei protagonisti del libro. Per questo motivo mi sono avvalso di un grande numero di fonti bibliografiche e documentali, nonché dell’aiuto di enti e associazioni sparsi in mezza Italia. In generale il processo di ricerca partiva da una prima verifica dell’attività partigiana del giocatore in esame, superata la quale si apriva una lunga fase di approfondimento sulle fonti consultabili personalmente; in caso di difficoltà nel trovare i documenti o nel raggiungere archivi e biblioteche, scrivevo all ‘ANPI locale e agli Istituti storici della Resistenza più vicini al luogo di attività del partigiano-calciatore. Molto più semplice era la verifica delle informazioni sulle carriere sportive, facilmente reperibili in internet e altrettanto facilmente verificabili sugli almanacchi; solo in poche occasioni ho dovuto rivolgermi direttamente ai club dove un determinato calciatore aveva militato, trovando quasi sempre risposte positive. Per i deportati, infine, mi sono basato in gran parte sul “Libro dei deportati”, un’imponente ricerca sugli italiani che finirono nella galassia dei lager nazisti. IYE: secondo te al giorno d’oggi sarebbe possibile una presa di posizione di questo tipo, così forte ed intransigente? È una domanda difficile anche perché oggi, ovviamente, ci sono condizioni politiche e socio-economiche differenti rispetto agli anni ’40. Tuttavia, guardare a un passato mitico in cui gli uomini sarebbero stati diversi, più “puri” se mi passi il termine, per me è del tutto fuorviante: le scelte sono personali e in tempi difficili ci sarà sempre chi, anche all’interno di un gruppo sociale privilegiato come quello dei calciatori, sarà disposto a dare tutto, perfino la vita, per la causa della libertà. IYE: questo periodo buoi della democrazia può essere combattutto anche con un libro o un sito web di divulgazione? o siamo degli utopisti? Ogni contributo è importante per fermare la deriva fascistoide che è sotto gli occhi di tutti. Presi singolarmente, un libro o un sito web non cambiano certo le cose, ma è proprio in un momenti come questo, in cui il paradigma dominante prevede che il sapere sia una roba da radical chic, che assume ancor più rilievo il lavoro comune dal basso per una cultura veramente popolare. Quello che fa una pagina come Cannibali e Re, ad esempio, è veramente notevole e il successo che accompagna le loro storie di ribelli, oppositori ed eroi popolari dovrebbe far riflettere chi ritiene che l’unica forma di cultura possibile sia quella dei salotti buoni e dei circoli esclusivi. IYE: Grazie !

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Intervista A Passepartout Duo

Intervista A Passepartout Duo: 1  Come definite le frontiere della Vostra musica, a ridosso di arte e performance? Sembra infatti abbiate trova…

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Claudio Rocchetti

Claudio Rocchetti, musicista sperimentale, svolge da anni un lavoro di ricerca sul suono con strumenti analogici ed elettronici, basato sulla manipolazione dal vivo di hardware, giradischi, vari oggetti e fonti registrate. Lo abbiamo incontrato per voi! Come nasce il tuo interesse per la materia occulta e quale approccio hai nelle arti divinatorie? Mi interesso di libri curiosi e particolari diciamo, quindi in parte la mia connessione a certi testi occulti deriva da questa curiosità più allargata. Black Letter Press nasce dal connubio tra ( e di ) Alice Winkler and Claudio Rocchetti. In cosa vi stimolate per la realizzazione dei Vostri eleganti Grimoirs ? ( 4 ad oggi ) L’idea di iniziare una casa editrice (e di chiamarla Black Letter Press) è di Alice. All’inizio io dovevo darle una mano ma in maniera occasionale, poi lavorando insieme ci abbiamo preso gusto e ci siamo accorti che siamo complementari. In realtà con BLP abbiamo pubblicato un solo Grimorio (Il Drago Rosso), un libro di filosofia/alchimia (Natural Magick di Della Porta) e il Sidereus Nuncius di Galileo. A breve uscirà la traduzione inglese del Drago e Oh, Death! un libro di poesia inglese dell’800 curata da me e con le illustrazioni di Marcello Crescenzi. Torino , come vivi il suo influsso quando ti trovi fuori sede? La città è molto stimolante, particolarmente a livello editoriale ed underground. Oltre questo ha un sapore particolare, a partire dall’architettura. E’ stata sicuramente un punto importante per convincerci ad iniziare questa avventura. Come ti dicevo Alice aveva questa idea già da qualche anno, ma appunto il tutto si è concretizzato a Torino solo di recente. Poniamo un buffo esempio, tanto per eccellere di connotati e collegamenti. Come vedi al giorno d`oggi una persona carismatica come Paul Chain? Musicista eclettico che oggigiorno tende con I suoi `quadri Musicali ` una mano alle Arti Visive Non posso che vedere il tutto come una cosa positiva, rimanere in movimento e continuare a ricercare è fondamentale. Nel caso specifico poi credo che Paul Chain abbia avuto i suoi momenti, alti e bassi, ma che fanno parte appunto di un percorso unico e molto potente. Io sono innamorato degli inizi ma anche lavori come Satan’s Future/Dying Edition sono molto interessanti e da seguire. Quali ricordi hai oggigiorno di Kassel ( complimenti per la partecipazione a Manifesta ) In realtà per Manifesta 7 ho solo partecipato ad una tavola rotonda/incontro, il tutto è un po’ riassumibile con questo video: Uno sguardo al passato , si puo` collegare a progetti futuri in cantiere ? Intendo dire..il tuo modus operanda, vira verso un traguardo continuo e lineare.. o hai in mente di presentare diversi lavori organici? Sta uscendo in questi giorni il primo volume di Panorama, una serie di tre 7″ con una summa del mio lavoro per lo schermo e il teatro, il tutto in una bella edizione curata da Zen Hex. Sto lavorando intensamente con Lenz Fondazione e poi con Silvia Costa ad una serie di lavori attorno alla figura di Amelia Rosselli. Mentre con BLP abbiamo altre sorprese in arrivo in autunno, un volume di W.B. Yeats e Moon Lore, una sorta di compendio di tutto ciò che di bizzarro e assurdo si possa immaginare a proposito della luna; composto dal Rev. Harley alla fine dell”800 è una vera miniera d’oro immaginativa.

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Hugo Race Fatalists Al Raindogs A Savona

Questa chiacchierata avviene tra il sottoscritto e Il Santo (per la “fazione” di iye) e Hugo, Giovanni Ferrario, Diego Sapignoli e Francesco Giampaoli (membri dei Sacri Cuori). Il tutto voleva essere un semplice incontro davanti ad un buon vino in un locale accogliente, Raindogs House di Savona (grazie Marco), ed è stato così si è parlato poco del disco, ahimè, e molto di quello che ci circonda. Vedrete che spesso si passa da un argomento all’altro come quando si parla fra amici… Godetevela. Hugo:  ….. una vecchio film del 1967 di Gainsuburg, praticamente c’e’ Jane Birkin che sono in giro per la francia per fare sesso anale, il pretesto? il gioco . Nel 2020 sembra una cosa abbastanza difficile da giustificare. GF: come giustifichi lo sbiancamento anale? sai cos’e’ quando me lo hanno detto me lo sono fatto ripetere 3 volte, 3 volte !! Hugo: dai incominciamo l’ intervista ! Simone: l’intervista è già iniziata 🙂 GF: non puoi paragonare Serge Gainsboug e la pornogafia. Hugo:  ma non è pornografia ………… GF: un film ha la sua essenza, una sua valenza ed è molto legato al momento in cui viene fatto. Hugo: certo ….. GF: Allora Frida Kalo? la pubblicità che gli hanno fatto è una cosa tremenda, sono andato a milano ad una mostra, anni fa, ingresso a 16 euro, fuori c’era una cartello  “questa non è una mostra delle opere”,  infatti di opere ce ne erano veramente poche era unauna mostra sul personaggio sulla persona.. ma vaffanculo. Io sono venuto per vedere le opere Hugo:  non c’erano opere? GF: c’erano 3 quadri, degli schizzi Hugo: è la nostra visione di lei, la nostra percezione. lei è stata usata come un simbolo. la nostra di Frida Kalo è molto weird. Simone e luca cercano a spiegare chi siamo…. Luca: chi non è capace a suonare come me gli scrive di musica, è un equazione che vale? Hugo: mi ricordo di Morrisey ha cominciato come giornalista (Fanzine sui New York Dolls) ha conosciuto molte persone e poi si è lanciato nel mondo della musica suonata.. Patty Smith… Fare fanzine, comunque, può essere un modo  per diventare musicista… Simone: per noi è un modo di resistere… GF: quello che voi fate è in contrapposizione al tipo di comunicazione che avviene oggi giorno sui social e non solo… Simone: abbiamo iniziano quando facevamo le fotocopie delle fanzine le scambiavamo nei centri sociali… GF: come vi chiamavate quando eravate su carta Simone: Uniduila.. Luca: è un modo di dire ligure… Simone: c’ era un allenatore a Varazze che diceva spesso triangola il pallone, fai uno due, passiva … Uniduila, ci piaceva la musicalità della parola… FG: te la devono anche ridare la palla però…. Uniduila 🙂 Simone: a noi piace ricevere musica e libri FG: vi piace essere coccolati Simone: e a chi non piace esserlo,che sia una bella donna o che sia….. Hugo:  la fortuna….   Luca: l’ indie australiano mi ha sempre affascinato dai Beats of Bourbon ai Radio Birdman… come hai vissuto quella scena… Hugo:  ma parliamo del anni ’80… nel momento in cui la cultura pop incontra la musica rock, i giovani hanno trovato il modo di fare concerti in posti, in  città che spesso erano considerati inadeguati… Una scena molto indipendente.. Per esempio ricordo un concerto a Melbourne nel 85 assieme a noi c’erano i Crime City Solution, Once Upon a Time, tutte band molto importanti nella mia vita, c’erano 500 persone in un magazzino al terzo piano di una palazzina, nel centro della città, una cosa che non puo’ più succedere ora. Era una rivoluzione la scelta del posto. Questi erano gli anni ottanta. Già negli anni novanta non era più possibile. A Berlino le case occupate con molte venue, appuntamenti sempre molto interessanti…. Piu’  andiamo avanti e meno spazi ci sono. Luca: scrivi canzoni, lavori per teatro e cinema ce ne puoi parlare Hugo:  penso in fondo che sono musicista.. se parliamo di scrivere canzoni, è un atto particolare, creare musica per i film o per il teatro è un altra cosa. Scrivendo musica senza parola si è molto più liberi, la canzone rimane un l’atto che preferisco anche se diventi più vulnerabile e devi pensare bene al messaggio che stai veicolando. Le canzoni ti rendono più libero e sono un forte atto politico.  Quando suono con i DirtMusic riesco a mischiare bene le due cose anche se le canzoni trasmettono sempre qualcosa, qualcosa di importante. Luca:: è molto difficile esprimere comunque se stessi tramite le canzoni Hugo:  mai facile mai facile. Stare davanti a della persone come questa sera a raccontare le tue storie avendo solo un grado distanza, è magico. Folk music, the roots. I Fatalyst sono questo. Simone:Francesco hai un etichetta vero? FG: si, Brutture Moderne Luca: trovi che ci siano ancora cose interessanti da produrre? FG: penso che la musica sia molto importante, il mondo può cambiare ma avremo sempre bisogno della musica. Simone: quanto è dura portare avanti un etichetta nel 2019? FG: non posso parlare per tutti, io sono un musicista e ho il mio  studio di registrazione. L’etichetta ci permette di convogliare le energie, ogni tanto avere il piacere di trovare ragazzi giovani o non giovani che hanno delle idee artistiche valide. Alla fine facciamo un percorso assieme. GF: la regola che il mercato ti impone è quella: fai una cosa e sai quanto ci guadagnerai e quindi investi poco o tanto… chi fa il musicista lo fa e no pensa ai soldi, non tutti però eh…. il bello delle etichette indipendenti come la sua è non fossilizzarsi sui possibili guadagna e produrre solo dischi che valgono. … ma chi fa il musicista non sa fare bene i conti 🙂 Simone: c’e’ un filo che collega l’etichetta, il vs suonare e nel nostro piccolo iyezine…. il filo della passione.. Hugo: certamente, la necessità.. GF: penso che che sia un po di più di un filo rosso, un modo di resistere. E’ molto salvifica per te e per chi ti ascolta, ti legge. Altri compongono, scrivono sulla base di  quello che potranno vendere. Simone:  … beh come nel nostro ambito dove ci propongono recensioni a pagamento…. GF: davvero FG: cosi’ che sei comprato la macchina 🙂  tornando alla etichetta, ogni generazione ho il diritto di avere i propri eroi musicali, la musica pop in particolare è focalizzata sugli  adolescenti: E’ il loro momento e vogliono la loro musica non la tua 🙂 ho amici che fanno rap, che si sentono superati dalla trap, il bello di chi fa arte è questo rapporto trasversale con le generazioni. …. GF: una volta se non volevi la tv la spegnevi, adesso non è possibile spegnere niente. Ci deve essere maggiore consapevolezza di quello che fai.  Non voglio essere un reazionario che vuole chiudere facebook e tutti social ma stiamo vivendo un momento strano. Simone: bisogna sopravvivere quindi, attaccati a quello che abbiamo: figli, famiglia, musica perché no. forse sono ottimista GF: anche io lo sono un eterno ottimista Hugo: per essere ottimista devi riconoscere le cose vere. A me piace fare il musicista, passiamo molto tempo nelle strade, aeroporti, night club. siamo degli osservatori. noi portiamo la nostra musica per fare piacere e alleviare l’ oggi, per dare good vibes, ed energia questo è l’obiettivo. in questo processo noi vediamo le cose come esistono. non siamo dentro una bolla, viviamo tra le persone. Questo fa bene per l’anima e la creatività. Ci anche altri modi di fare arte, vivere da sequestrato senza avere contatti con il mondo.  Ho sempre creduto che per fare dell’arte devi vivere il mondo, girarlo., anche se ti confronti con situazioni cose assolutamente brutte. Simone: lo viviamo tutti in questi anni…. Hugo: ma stiamo parlando della follia? della follia umana? noi siamo spettatori della follia umana. Simone: essere ottimista al giorno d’oggi è difficile pero’ Hugo:  siamo circondati dal fascismo, bugie ed ipocrisie.. la cosa incredibile è che non è ovvio alle persone GF: dobbiamo anche uscire dall’ idea che tu devi essere protagonista per cambiarlo, cioè devi essere potente devi avere potere…. i Luca: hai vissuto molto in sicilia. il modo di vivere è molto duro difficile Hugo:  la sicilia è un mondo crudele. Simone: per quello che ti piace? Hugo:  cruel world! quello che mi ispira è come resistono le persone e come sono ancora liberi Simone:non abbiamo ancora parlato del disco… Hugo:  è un disco soft. Luca: solare? Hugo:  ah si FG: dovresti dire sexy n senso più propedeutico alla vita. Hugo:  grande francesco! GF: è una sintesi. prima hai detto che voi non suonate, voi probabilmente suonate. quello che fa Hugo e cerchiamo di fare anche noi è di arrivare ad una sintesi . Ogni disco è una sintesi di un periodo. Hugo fa questo sul disco. Abbiamo sviluppato molto materiale particolarmente a fuoco.  Non riesco a giudicare i dischi, riesco a capire pero’ se un disco è finto, anche tra quelli che ho fatto io, ad esempio quando ho lavorato molto, ma sintesi non l’ho trovata… Hugo:  sono d’accordo il nostro disco

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Torba / Musica Convenzionale

 Gran Torino faceva parte di “soothing drones for rabid harshdorks”, primo CDr rilasciato a nome Torba ormai più di dieci anni fa. Quella particolare traccia credo abbia girato tanto per via del nome accattivante, naturalmente ispirato all’omonimo film di Eastwood, che strizzava allo stesso tempo l’occhio a quell’immaginario automobilistico feticizzato dagli Earth nei ‘90s.

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Enrico Mazzone

Enrico Mazzone:

Oggi vi voglio parlare del lavoro di Enrico, di cui ero all’oscuro pure io fino a poco tempo fa.

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Il Fluido Vitale Di Dj Luciano

In tutto questo, ecco il Deus ex machina, DJ Luciano. Allora, grazie intanto per l`intervista e pur non essendo seduti comodi in Petra a berci due birre,

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Audio Hacklab

Intervista Audio HackLab – Risposte di Tito Castelli ed Andrea Reali

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Sula Venterbianco

Del 2014 cosa ricordate? Galeotta la data al Velvet di Torino assieme ai Sica, in cui venni ad ascoltarvi, dopo aver ascoltato per puro caso “Run UP!”  Ciao! In quel periodo eravamo alle ultime date del tour di “Via la faccia”. Tra 2013 e 2014 ci distruggemmo: abbiamo fatto 120 date in un anno e tre mesi e lì ricordo arrivammo molto carichi, perché sapevamo che il Velvet era un locale molto “caldo”. Il concerto fu molto aggressivo e molto “punk” nell’approccio: la gente a pochi centimetri da noi è qualcosa che ci ha sempre caricato molto e quel “sottoscala” ha sicuramente segnato un punto molto alto di quel tour. Andando a ritroso, come definite la progressione della Vostra musica? in cosa vi sentite qualitativamente cresciuti e a quali risultati vorreste arrivare?  Ci sentiamo sicuramente diversi, non tanto evoluti o cresciuti. Ci sono stati tanti cambiamenti nelle nostre vite in questi 12 anni di attività, che inevitabilmente hanno influenzato il nostro approccio alla musica. Col tempo il nostro sound è mutato, con l’inserimento di strumenti elettronici e l’approccio a strutture più lineari dei brani. 25 anni dalla morte di Cobain, un evento che a posteriori, ha influenzato la nostra generazione. In cosa vi sentite attitudinalmente legati (dalle influenze sonore all’attitudine da palco?)  Credo che il periodo del grunge, negli anni ’90, abbia influenzato pesantemente tutto ciò che riguarda il mondo SVB. E continua a farlo, anche se in modo forse più “attualizzato”, passaci il termine. Di quell’epoca ci è rimasta la sporca voglia di suonare forte, il più possibile, con più potenza possibile. Crediamo che questo rimanga sempre l’elemento portante dei SVB, finchè esisteranno. Line up che vede un cambio di bassista dopo l’uscita di “Più niente”. Cosa vi piace ricordare del periodo più verace, vista l’introduzione di suoni più evoluti (più elettronica e rock e meno stoner o heavy)?  Il ritorno di Marco Torrese al basso (è tra i fondatori dei SVB, ha suonato nel primo album “Cosa?!”) ha chiuso un cerchio. Con lui siamo ritornati ad un suono di basso più crudo, molto efficace all’interno del mix degli altri strumenti. L’elettronica è stata inserita gradualmente nel nostro sound ed oggi giorno è rappresenta un elemento portante almeno quanto lo siano gli strumenti che di solito suoniamo. Brani come “Speed” o come “Mani nostre”   che appartengono al nostro attuale modo di lavorare (un singolo al mese, senza album) danno l’idea di quali siano gli orizzonti sonori verso i quali ci stiamo muovendo. Come componete? in cosa consiste l’alchimia creativa? Solitamente è Sasio (Salvatore Carannante) che porta una bozza in sala. Partiamo da lì e lavoriamo tutti assieme al risultato finale. Non c’è un copione preciso che seguiamo per comporre. Fondamentalmente ci esibiamo in lunghe sessioni di prove, composte sia improvvisazioni (a volte anche spezzettate, per capire bene l’enfasi delle varie parti del brano a cui stiamo lavorando), che da riproduzioni più schematiche delle varianti proposte. Tutto sempre fatto a servizio della canzone. Poniamo un tour fuori Italia, portando la scena oltr’alpe, dove vi vedete suonare? e soprattutto in cosa siete legati d/alla scena italiana, oggigiorno? Ci piacerebbe fare un tour europeo. Finora non abbiamo mai varcato i confini italiani, ci piacerebbe molto fare un tour europeo. Non conosciamo molto bene la scena estera, ma abbiamo amici in giro per L’Europa che ci parlano molto bene dei festival e dei locali delle loro zone. Sarebbe un’esperienza molto eccitante e stimolante proporre il nostro sound oltr’alpe. Vedremo 😉 Oggi nulla ci lega al mainstream italiano. Siamo legati all’innovazione sonora, ma come approccio siamo più vecchio stampo. E quindi siamo vicini tutte quelle band che rappresentano le nicchie, più che la notorietà. Una cover se mai capitasse?  Una cover in realtà l’abbiamo già fatta, in occasione di un live a RadioRock (Roma): è “Ballo in FA# minore”, ascoltabile su YouTube   Il miglior sottoscala di Napoli dove andare ad ascoltare concerti 😀(e in cosa vi stimola dopo questi anni il rapporto con l’etichetta Ikebana) Due “sottoscala” che, in questo periodo, sono molto attivi dal punto di vista live sono il Kestè Abbash, nel cuore del centro di Napoli ed il First Floor di Pomigliano D’Arco. Ci abbiamo suonato nell’ultimo anno e sono posti veramente fantastici, in cui si esibisce praticamente tutta la scena alternativa del momento. Gli anni con Ikebana sono stati importanti per il nostro percorso discografico e ci hanno fatto capire molte cose del mare in cui navighiamo. Attualmente non stiamo collaborando con nessuna etichetta. Questo ci sta dando la percezione di cosa significhi essere (nel nostro caso “tornare”) totalmente indipendenti. Ci sta dando una forte spinta dal punto di vista della dedizione nei confronti di tutti gli aspetti che girano attorno alla nostra arte.        

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King Mastino

King Mastino: Già spuntata sulle riviste di mezzo mondo, la notizia boom dell’uscita del quinto album dei King Mastino ha scatenato la…

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