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Valis

La fantascienza è visione del futuro, controcultura, viaggi della mente, spazi sconfinati, costellazioni immense, replicanti umani, pianeti incredibili, capovolgimenti delle morali, filosofie divine, città post-atomiche, il cielo sopra il porto dal colore della televisione sintonizzato su un canale morto, navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e i raggi B che balenano nel buio vicino alle porte di Tannhäuser,
VALIS è il contenitore della letteratura di Fantascienza su In Your Eyes Ezine, dentro cui si recensiscono i grandi classici ma anche le nuove pubblicazioni, si discute dei grandi autori e delle ultime leve, si cerca di vivisezionare il mondo editoriale fantascientifico in tutte le sue forme, su tutti i pianeti.

Perso Nel Bosco, Di Dario Panzeri (progetto Stigma / Eris Edizioni)

È suggestiva, tenebrosa, drammatica, questa opera. Perso nel bosco di Dario Panzeri, fumetto targato Progetto Stigma e Eris Edizioni, è un saliscendi di impressioni cupe, fantasmagoria di umori crudi, visionarietà emozionale. La graphic novel di Dario Panzeri è vera esposizione di piccole gemme illustrative. Il bianco del foglio che spesso si imbeve completamente di nero sembra tridimensionalizzarsi nel connubio esfoliante dei due toni, producendo figure che sembrano affiorare in superficie come per magia, formando un incanto, celebrando il rito dell’immagine. Opera che travalica il fumetto squadernando una sequenza di vere e proprie opere pittoriche che sembrano attingere a tratti alla Silhouette e all’Impressionismo, imbrogliando in maniera straordinaria gli stili rendendosi opera unica e originale, emozionante. Protagonista è un uomo vestito da pipistrello, un super-eroe che assurge ad anti-eroe simbolo di una coscienza travagliata, oscura rappresentazione del senso di colpa, incubo sottocorticale di un’interiorità in lotta, battaglia arcaica col mito e la propria raffigurazione. Le tavole sono come macchie di Rorschach modulate ad arte e in figure che indagano sul disagio e la realtà percepita. Questo affascinante volume di qualità sorprendente è uno dei parti della giovane realtà che va sotto il nome di Progetto Stigma, idea di Gabriele di Benedetto in arte Akab, che abbiamo già conosciuto con il romanzo da lui illustrato Lucenti. Progetto Stigma è un marchio editoriale che vuole proporre idee nuove, fumetti dalla forte personalità radicale, inserendosi nel territorio della controcultura con qualità, dando un’impronta precisa di autorialità incisiva e il cui motto significativo è: “i matti finalmente gestiscono il manicomio (del fumetto).” Eris Edizioni si affianca a Progetto Stigma sia per il processo di distribuzione che per quello promozionale e, ne siamo sicuri, per unità d’intenti, cioè il valorizzare un altro tipo di cultura, di arte, che deve assolutamente trovare il suo spazio nell’amalgama spesso delirante, dispersivo e abbarcato delle pubblicazioni nostrane, mettendo in primo piano l’autore, la componente visionaria e corrosiva delle opere, le storie.

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Satyros, Di Giorgio Borroni (framax Audiolibri, 2018)

Tempo fa abbiamo parlato di Giorgio Borroni relativamente a un audioracconto cyberpunk dalle tinte fosche e crudeli. Oggi ritorniamo a fare il suo nome per quello che a mio parere è un gioiello della narrativa horror contemporanea della nostra penisola. Giorgio Borroni è un personaggio profondamente eclettico. Autore di racconti, sceneggiatore di fumetti, illustratore 2D e 3D, editor e traduttore. Ha conseguito il diploma di Fumetto e Scrittura Creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze ed è laureato in Lettere Moderne. Ha curato le edizioni dei due capisaldi della letteratura gotica, Dracula e Frankenstein, rispettivamente per Barbera e Feltrinelli, e ha lavorato come traduttore presso diverse case editrici. Alcuni dei suoi racconti horror sono poi diventati audiolibri, proprio come il romanzo breve di cui vi vado a parlare. Satyros narra le vicende di Bastiano, un uomo che torna nel suo paese natio dopo aver ricevuto la chiamata disperata di una sua compagna di infanzia, Teresa. Lungo la strada che riporta al paesino di mare Bastiano rivive con una certa vividezza il suo passato: gli amici, l’amore segreto e mai esternato per Teresa, e l’esperienza orrorifica che ha dovuto vivere inisieme ai suoi due compagni di scuola, che è la causa che lo porta a correre in aiuto della donna dopo così tanti anni. Non voglio svelare alcunché, ma mi limiterò a dirvi che si tratta di una delle più originali manifestazioni demoniache che mi sia mai capitato di leggere. Lo stile dell’autore è semplice, lineare, d’effetto. Trasporta il lettore all’interno della psiche di Bastiano, turbata nel profondo per quello che ha vissuto, e allo stesso tempo afflitta dalla nostalgia di un vissuto ridente che a un certo punto è disturbato da una presenza esecrabile. L’incipit del racconto è ammirevole: sembra davvero di essere lì, di rivivere insieme al protagonista il concerto di sensazioni, allo stesso tempo di gioia e di mestizia, che lo affannano, condito da flash lynchiani (ora si può dire) e sclaviani (questo non so, ma lo dico lo stesso). Lo svolgimento della storia non è da meno. Il pathos aumenta verso i due terzi del romanzo nella descrizione di una creatura posseduta (Nino, il figlio di Teresa e del suo migliore amico, Ferdinando), per raggiungere l’apice nella lotta contro il male che, come dicevo, è immaginata in un modo davvero surreale e innovativo. Satyros è stato pubblicato originariamente in ebook per la collana di racconti e romanzi ESCrivere, curata dalla community È Scrivere (tra l’altro, racconti e romanzi gratuiti, fossi in voi ci farei una capatina). Dopo un anno dalla sua pubblicazione la FraMax audiolibri ne realizza l’audiobook, per ilnarratore srl, scaricabile dal sito audibile.it. Ora, se il romanzo è di per sé intrigante e ben scritto, l’audiolibro ci aggiunge addirittura qualcosa in più. La voce narrante è di Massimo D’Onofrio, profonda, potente, espressiva, che risalta in maniera esemplare tutte le sfumature del testo, da quelle più emozionali a quelle più spaventevoli. La FraMax però non si è limitata alla mera incisione della lettura del testo. Il lavoro di sound design ripropone lo scenario descritto con una costellazione di suoni ambientali che rendono ancora più vivida la narrazione: campane a morto, risate malefiche, gorgoglii infernali; insomma, tutti gli ingredienti necessari per viversi una vera storia di paura. Se volete passare tre ore di gaudio ascoltando una bella storia dell’orrore, quindi, vi consiglio di scaricarvi immediatamente questa chicca. Vi garantisco che ne varrà la pena, tanto più che oggi è halloween!

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I Camminatori: Vol. 1 – I Pulldogs, Di Francesco Verso (future Fiction, 2018)

Francesco Verso scrive uno dei romanzi più interessanti nel panorama della fantascienza made in Italy. Se non fosse che, per oscure ragioni, la moda del fantastico italiano tarda ancora a decollare, come invece fece il giallo una decina d’anni or sono, questo sarebbe uno dei testi centrali di una ideale Storia del fantastico italiano. Diamo in estrema sintesi la trama, che non è certo l’oggetto principale che interessa allo scrittore. E infatti la si può sintetizzare in poche righe: intorno a tre eroi cardine, e a un gruppetto di comprimari, scorre la vita di una Roma futuristica degli anni Tremila. I protagonisti, assieme al gruppo dei Camminatori, daranno avvio a una rivoluzione pratica e spirituale, per contrastare la deriva dei valori occidentali , che ha portato il mondo a una crisi perenne, senza vie d’uscita. Ci sono, in questo romanzo scarno ed essenziale, parecchi livelli di lettura. A cominciare dall’aspetto fantascientifico puro e semplice. Questa Roma non sembra molto diversa da quella che conosciamo tutti. Ma poi, lentamente, Verso ci fa vedere ogni anfratto, ogni piazza e via, rinominate coi nuovi gusti, targhe dei negozi, prodotti e usi di un futuro lontano ma molto prossimo a noi. Niente effetti roboanti in questo scenario minimal di ottima resa. E da qui lo stacco fino a farci capire i veri cambiamenti, quelli sociali, la nuova mentalità mondiale, è breve. Anzi, il tutto avviene intrecciato magnificamente tra una descrizione e l’altra. Sempre sul pezzo, Verso, che gestisce una casa editrice dedicata interamente alle nuove tendenze della fantascienza, e sa quali sono le problematiche più attuali. Due in particolare, l’ambiente e il cibo, ricordano un po’ Stanley Robinson di 2140 e più in generale la narrativa cosiddetta ecologica. Il cibo assume qui un ruolo da protagonista. O meglio, l’assenza dello scopo che esso ha avuto per noi nella storia. Grazie alla tecnologia dei naniti e alle stampanti 3D, si può produrre tutto all’infinito, compreso il cibo. Esso dunque viene oramai solo ingerito come funzione automatica, senza più passione e gusto estetico. Anche il lavoro, altro tema “caldo” contemporaneo, sembra non assurgere più a mito. L’umanità ha capito che esso non soddisfa i bisogni spirituali dell’uomo, eccezion fatta per quelli primari. Anche da questo punto di vista i naniti, su cui non mi dilungo, ma che lo scrittore padroneggia splendidamente, tecnico ma mai stucchevole, sono fondamentali. Essi infatti sono in grado di fare miracoli per l’uomo: rigenerazione di organi, tessuti, rinforzamento muscolare e altro. E, per chiudere il cerchio, chi li assume non ha più bisogno del cibo. Il collegamento cibo-lavoro viene spiegato chiaramente: siamo costretti da sempre a essere schiavi del lavoro per procurarci il cibo in una catena eterna. Che ora verrà spezzata. Non si pensi però ad un libro pesante e tedioso. Verso ha ben chiaro anche il divertimento del lettore. In questa cornice così impegnativa riesce a parlarci di una storia d’amore complessa tra Alan, Silvia Ruiz e Nicolas Tomei. Sono tre personaggi delineati molto bene, che restano subito impressi nella mente del lettore. Sia perché ci vengono descritti i rapporti tra di loro e con altri comprimari. Sia perché questo è anche un grande romanzo di scavo interiore, nella psiche, che riflette in patologie, il fallimento della società. Nicolas, per tutti, è emblematico: per lui il cibo è diventato ossessione, droga, che lo sta portando alla morte. Lui, più di tutti, affronta un duro percorso interiore, alla ricerca di se stesso e di uno scopo più vero per vivere. La sua trasformazione, fisica e spirituale, è quella che più mi ha colpito. E infatti Verso, giocando su vari cambi di prospettive, ci fa vedere il tutto attraverso i suoi occhi per molti capitoli da metà libro in su. Ancora una volta il tema del superuomo tanto caro alla fantascienza viene rivisitato e potenziato. Un bel romanzo corale, questo, da leggere e rileggere, con calma. Mi taccio.

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Il Sergente Inesistente (un’avventura Del Detective Newton – Ep.04)

Il sergente insesistente (Un’avventura del Detective Newton) Di Pietro Rotelli     Curtis entrò in ufficio seguito dal suo personale Organismo Senziente di Monitoraggio, andò dritto al bancone del sergente che fungeva da coordinatore e gli chiese se ci fossero novità per lui. Probabilmente era nuovo, perché non lo aveva mai visto. Non che ultimamente passasse molto tempo al distretto. – Detective Newton: ecco per lei – gli disse consegnandogli un piccolo pacco delle dimensioni di un cubo di Rubik. – È arrivato stamani, mittente e provenienza anonimi. Passato allo scan: inerte. – Grazie Sergente. Curtis prese il pacco e se ne andò alla sua scrivania. Si sedette di fronte al terminale (già acceso, chissà da chi, chissà da quanto) e si mise la scatoletta davanti. – Che fai, non la apri? – gli chiese Osm, che nel frattempo si era messo a sedere sul tavolo alla sinistra del pacco. – Poi lo apro, che fretta c’è? Rimase in silenzio qualche minuto e premette l’auricolare e una voce preregistrata chiese – Che posso fare per lei, Detective Newton? – Mi passi l’ufficio ricerche. Un attimo di sospensione della linea a poi: – Seeee, qui l’ufficio ricerche risponde Agente Rebecca Tyson. – Ciao Rebecca, sono io, Newton… – Ah. Mi dica. – Come stai? – Mi dica. – E dai, possiamo metterci una pietra sopra? – Sopra lei, la metto, la pietra: MI DICA. – … – Detective Newton, la prego di non farmi perdere altro tempo e di formulare una richiesta oppure terminare la conversazione. – …Ok… Hai rintracciato il numero di targa che il mio Osm ha inoltrato al tuo ufficio? – Attenda in linea un attimo. – … – Stiamo inoltrando le informazioni al suo Terminale, la ringrazio e se non c’è altro terminerei qui la conversazione. – Grazie… Non… Non c’è altro. No. La linea si bloccò. – Vedo che avete mantenuto OTTIMI rapporti. – Senti, insetto giallo del cazzo, fatti gli affari tuoi e magari festeggi l’anno di servizio. Hai visto mai che ho culo e ti danno una promozione affidandoti a qualche pezzo grosso della narcotici. – Non registro solo perché hai dormito male – rispose il piccolo ciclope riferendosi alla disavventura col frigorifero della sera prima. Newton aprì il messaggio e lesse il rapporto dell’ufficio ricerche. – Cazzo… – Che succede? – chiese Osm. – Hai presente la targa della macchina che hai registrato durante la sparatoria con gli sgherri della Famiglia Fustacchi (episodio 2) con cui sono scappati gli sgherri che stavano nel bar? – È una domanda retorica, giusto? – Il mezzo era intestato a una vecchia badante semiorganica originaria delle Regioni Periferiche. Morta. Da dodici anni. Ma il problema vero è che è stata trovata nei pressi di un Cordone di smistamento per l’orlo esterno. Ci fu un attimo di silenzio. – Cazzo – mormorò Osm. – E quale? – Quello del settore E25: il Vicariato di Bot. – Cazzo… – ripeté Osm. Il Vicariato di Bot: un coacervo di tecnologia, superstizione e malavita organizzata che aveva tentacoli fin dentro la politica e gli organi di controllo. – Dobbiamo richiedere un mandato. – E richiediamo un mandato: inoltra la richiesta. La scatola era piccola e se la stava girando in mano da un po’, ma lo stava facendo sovrappensiero. I polpastrelli toccavano la superficie liscia della scatola ruotandola in ogni direzione. Non c’era scritto mittente, né Regione di partenza e neanche un codice genetico identificativo. Solo il suo nome e il codice del Distretto di Polizia. Nient’altro. Curtis non capiva come avesse fatto ad arrivare fino a lui, visto l’ammanco di informazioni basilari per la sicurezza. Avevano aggirato il sistema, oppure era uno scherzo. Si sentì, inaspettatamente, un piccolo click. Curtis lanciò istintivamente la scatola in terra. Ma questa, invece di esplodere fece un sobbalzo e aprì uno sportello sul lato superiore. Ne uscì un piccolo aggeggio, simile a un insetto, ma meccanico, che gli si piantò davanti e accese un minaccioso puntino luminoso rosso che aveva tutto del puntatore laser. Ci fu un attimo di incertezza, mentre intorno nessuno parve accorgersi di quello che stava accadendo (in effetti non c’era stato né un rumore né altro che allertasse l’intera stazione di polizia). Il Detective Newton prese al volo Osm e lo scaraventò contro l’insetto, che balzò in avanti tirando fuori una specie di pungiglione che aveva sulla pancia. Osm non ebbe neanche il tempo di gridare, ma fortunatamente corresse il lancio aggiustandosi in volo ed evitando l’impatto per un pelo. Curtis dal canto suo scaraventò il video del suo terminale sopra l’insetto che emise uno sfrigolio e si disattivo, disarticolato e ormai inutile al suo scopo, che era stato – presumibilmente – quello di uccidere Curtis. – Osm, prendi quella cazzo di cyberpiattola e portalo all’ufficio analisi e ricerca e digli che voglio sapere tutto quello che c’è da sapere e che lo voglio entro stasera sul mio cloud criptato. – Ok, volo. Inerte un cazzo. Ma che cazzo di controlli facevano in quel posto? La situazione era precipitata molto velocemente, e comunque da dove verso dove restava un mistreo. Non solo non sapeva chi gli aveva mandato quella scatola, ma neanche perché né quale era il suo scopo finale: ucciderlo, addormentarlo, imbalsamarlo, criogenizzarlo? Doveva parlare col sergente all’ingresso. Arrivò alla postazione ma era sparito. Al suo posto il solito sergente Bulbo con il mento unto e lo sguardo vacuo. – Dove cazzo è il sergente di prima? – Chi? È tutta l mattina che ci sono io. – Non diciamo puttanate, prima c’era uno altro stempiato coi capelli rossi. Quello nuovo. – Detective, qui non assumono nessuno da due anni. È sicuro di stare bene? Curtis si girò e tornò alla scrivania, attese con calma il ritorno di Osm. Appena tornò si misero l’uno di fronte all’altro, e Curtis gli si fece molto vicino col viso e disse, sottovoce, in tono cospiratorio: – Qui c’è qualcosa di strano. La sparatoria in cui pareva ci aspettassero (episodio 2), la macchina intestata a una morta e parcheggiata dove è stata parcheggiata, il problema con l’appartamento e la visita del Grande Occhio Disciplinante (episodio 2) e ora la blatta-killer e il sergente inesistente. – Chi? Cosa? Sergente inesistente? – Ti spiego dopo – continuò sempre sussurrando il Detective Newton. – Ora dobbiamo uscire di qui e seguire l’unica traccia che abbiamo. – Il Vicariato di Bot? – Il Vicariato di Bot. Uscirono in silenzio, e nessuno sembrò notarli, montarono in macchina e andarono verso l’appartamento di Curtis. Avevano una pista da seguire. Fine quarto episodio

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Gli Eterni Di Jack Kirby

Gli Eterni Di Jack Kirby: Jack Kirby è stato senza dubbio uno degli illustratori più influenti del fumetto internazionale, nonché…

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